CHAPTER FOURTEEN

428 32 8
                                    

Credo siano passati ben cinque minuti da quando i miei occhi erano fissi sul loro obbiettivo; l'obbiettivo più doloroso che sia mai esistito.
Sapete quella sensazione dove vi sentiti pugnalati al cuore da quelle persone che, credevi, sarebbero state pronte a mettere in gioco la propria vita pur di farvi sentire, almeno un pò, felici?
Bene, proprio in quel momento io mi sentivo cosí, mi rispecchiavo perfettamente in quelle parole, proprio per il fatto che anche io sarei stata pronta a tutto per vederla star bene.
Mi sentivo tradita e delusa e sapete perchè la persona accanto a quell'odioso mostro umano era proprio mia sorella; mia sorella Kylie.
Stavano ridendo, nel loro volto c'erano dei sorrisi veri, la complicità era agghiacciante, almeno per me.
Entrambe sembravano a loro agio, come se mai niente fosse successo, come se fossero amiche dalla nascita.
Hailey aveva una camicia abbastanza larga a scacchi, con nulla di sotto e i capelli legati con uno chignon; sembrava una barbona di strada.
Mentre mia sorella era impeccabile come al solito, del resto; i suoi lunghi capelli le cadevano lateralmente, aveva un top nero che lasciava scoprire l'ombelico e dei jeans a vita alta con qualche strappo a destra e sinistra.
Si guardavano in giro come per assicurarsi di non essere viste e questo mi fa supporre che stiano avendo un incontro segreto.
Non potevo credere ai miei occhi, non capivo neanche il perchè di tutto questo.
Ero esterrefatta ed a pezzi: completamente.
Avevo sentito il mio cuore spezzarsi un sacco di volte, ma stavolta il suono è stato il più romoroso in assoluto.
"Kendall.." Cara ha trovato il coraggio di essere la prima a dir qualcosa in questione.
Io sembro assente: il mio corpo è lí, ma il resto di me è altrove.
"Kendall, stai bene?" mi mette una mano sopra la spalla scuotendomi.
Sono immobile; se non respirassi penserei di essere morta.
"Kendall, dí qualcosa! Urla, piangi, sfogati! Che ne so, ma parla!" Cara molla la sua presa nella mia spalla, afferando il mio viso tra le mani in modo che mi girassi completamente a guardarla.
"Andiamo a casa" dico tenendo lo sguardo lontano dal suo.
"Certo. Ti porto da me e ci-" Cara s'interrompe per un attimo, "aspetta, perchè dovrei stare qui a vedere la mia migliore amica piangere per quella troia? Io vado da lei, lo giuro, vado a parlarle" dice aumentando l'aggressività nel suo tono di voce mentre si slacciava la cintura.
"Cara, cosa vuoi fare?" le poso una mano sopra il ginocchio guardandola.
"Voglio fare quello che Hitler ha fatto con gli ebrei!" dice strizzandosi la sua coda di cavallo in testa.
"Cara, non ne vale la pena!" le dico sforzando un leggero sorriso in modo da essere convincente.
"Hai ragione, però fammi prendere una cosa nel cofano e andiamo immediatamente a casa per una cioccolata calda" mi sorride dolcemente, il che mi fá rassenerare.
Cara estrae le chiavi dal cruscotto, tenendole in mano, apre lentamente la portiera della macchina, scivolando giù dal sedile aggraziatamente e chiudendosi lo sportello alle spalle, va verso il cofano inserendo le sue chiavi ed aprendolo.
Distolgo lo sguardo posandolo sullo specchietto che riflette il mio volto triste, cercai di non deprimermi ancora di più e di pensare che avranno avuto entrambe le loro motivazioni per incontrarsi, ma non avrei dovuto giustificarle.
Dopo pochi secondi, il mio sguardo si riposa su Cara: la vedo chiudere il cofano mentre tiene in mano qualcosa di legno dalle proporzioni abbastanza lunghe: mi chiedo perchè tenga una mazza da baseball in mano e, soprattutto, cosa debba farci.
Vorrà prendere a mazzate Hailey? Lo darei un aiuto con piacere.
Alla sola idea mi scappa un sorriso e, alzando gli occhi al cielo, noto che Cara, non stava mica tornando dentro la macchina, ma stava proprio andando in direzione di Hailey con quell'enorme aggeggio.
Scatto immediatamente fuori dalla macchina rincorrendo Cara che stava urlando verso Hailey.
"CARA! Ma che stai facendo?" urlo cercando di raggiungere il suo passo svelto.
In questo momento sto chiedendo al signore il perchè di tutto questo: perchè devo vivere in un posto di matti? E perchè, tutti i matti, sono amici miei?
"Per ora nulla, ma il mio intento è un omicidio!" urla sperando che Hailey si girasse, ma per mia grande fortuna è troppo lontana da sentire ciò che sta succedendo.
"Tu sei pazza!" quasi urlo riuscendo finalmente ad afferrare il suo braccio tirandola indietro.
"No, Kendall, io quella la faccio fuori!" dice cercando di liberarsi dalla mia presa che, con successo, tiene duro.
"Okay okay, ma non ora, ti prego" le dico quasi implorandola, continuando a tirarla dal braccio, raggiungendo la macchina.
Sono un misto tra una madre che rimprovera la figlia capricciosa e un polizziotto svitato che cerca di ammanettare un pazzo che indossa una camicia di forza.

Il viaggio in macchina non era stato uno dei migliori: Cara non faceva altro che urlare le peggiori parole esistenti contro Hailey e io cercavo di mostrarmi indifferente, quando l'unica cosa che avrei voluto fare era fermare la macchina buttandomi a piangere tra le braccia di Cara.
Kylie era mia sorella, come aveva potuto farmi questo? Come aveva potuto fare un'uscita tranquilla e, magari, divertente, con una persona che disprezzava, o per lo meno, fingeva di farlo? Non avevo parole, non potevo fidarmi neppure della mia famiglia? Che situazione.
Il fatto che la mia vita somigliasse di più ad una telenovela argentina rendeva il tutto più ironico.
Mi chiedevo come Cara abbia potuto avere quell'esaurimento nervoso da arrivare a picchiare Hailey con una mazza; un giorno o l'altro la rinchiuderó in un ospizio.
"Scusami per prima, comunque. Kendall, tu hai sofferto tanto per lei. Fai un salto nel passato: pensa a tutte quelle volte che ti ha deriso, sfruttato e il resto? Devo prendermi cura di te, perchè non voglio che riaccada di nuovo. Diventerò la tua body-guard per far sí che non si avvicini più a te. Insomma, prima Justin, poi tua sorella, questa ragazza non ha veramente limiti!" dice dopo aver fermato la macchina davanti casa mia per aspettare che scendessi.
"Cara, non voglio che tu sia il mio body-guard" le dico mentre mi slacciavo la cintura.
"So che tu sai prenderti cura di te ma-" dice sciogliendosi la coda di cavallo.
"No, non per quello!" dico interrompendola, "è che ti voglio troppo bene per vederti finire in galera!" le dico ridendo per sdrammatizzare.
"Vai a riposare. Senti, domani andiamo al cinema? Stanno facendo il nuovo film con Johnny Depp!" dice esaltandosi.
"Verrei, ma Justin si è preso un appuntamento nella mia agenda!" dico aprendo lo sportello.
"Allora quando torni raccontami tutto! Ti voglio bene, per qualsiasi cosa chiamami!" mi stringe tra le sue braccia prima di farmi scendere dalla macchina.

Entrando in casa, notai subito l'assenza di mio padre e mia madre; Melissa mi aveva detto che erano andati a casa mia sorella Kourtney a farle visita e controllare che il suo raffreddore fosse passato.
Mi aveva anche fatto l'interrogatorio su come fossero andate le cose e io le avevo raccontato ogni minimo particolare e, data la sua espressione, sembrava più delusa di Kylie di quanto lo fossi io.
"Ma come ha potuto farti questo? Io non la capisco!" continuava a ripetermi.
Mi aveva preparato un thè per farmi calmare e mi aveva anche fatto diverse ipotesi su come sarebbe cambiato radicalmente il mio rapporto con mia sorella d'ora in poi.
Ma non volevo stare a pensare su cosa sarebbe successo quando Kylie avrebbe varcato la soglia della nostra casa: probabilmente si sarebbe negata tutto o, magari, si sarebbe inventata una delle sue scuse pessime per discolparsi, quindi senza neanche pensarci due volte, avevo già mandato un messaggio alla persona che di più volevo vedere in quel momento, dicendogli di voler andare a fare un giro.
Forse avevo fatto un errore essendo cosí sfacciata, ma m'importava poco e nulla, avevo bisogno di svagarmi e sapevo per certo che questo sarebbe stato il modo migliore di farlo.
Avevo anche già finito di farmi la terza doccia in quel giorno e devo ammettere che è la terapia migliore per non pensare ai propri problemi ma, a volte, ti si rivolta totalmente contro facendoti pensare il doppio.
Con l'accappatoio addosso, stavo perlustrando il mio armadio per trovare qualcosa di adatto.
Alla fine scelsi un vestitino aderente che arrivava a metà coscia, color argento, era pur sempre sabato sera, potevo permettermi di azzardare di più sul look e dei tacchi neri non troppo alti, i capelli sciolti alle spalle, poco trucco in viso e una linea sottile di eyeliner per mettere in risalto il mio particolare taglio d'occhi, anche se avessi voluto truccarmi di più non ci sarei riuscita: tra un quarto d'ora sarei dovuta essere pronta.
Sto ammirando il lavoro finale allo specchio e, devo ammettere, che non sto neanche tanto male; prendendo il telefono e infilandolo nella microscopica borsetta esco dalla mia camera passando da quella di Kylie e noto che non è ancora rientrata a casa e pensare che sia con Hailey a divertirsi mi fa venire l'emicrania.
Mi appoggio al passamano delle scale scendendole lentamente e stando attenta a non scivolare come di solito faccio con questi trampoli ai piedi.
Al penultimo scalino sento un fischio verso la mia direzione e alzando gli occhi vedo John, l'autista della nostra famiglia, guardarmi con uno scintillio negli occhi.
"Signorinella, dove stiamo andando vestite cosí?" dice John che aveva in mano un panino.
Era molto protettivo nei miei confronti: era come uno zio molto attento a qualsiasi mosca mi si avvicinasse.
Ricordo ancora ora quando, all'età di 12 anni, dovevo uscire con un ragazzino della mia stessa scuola per il mio primo vero e proprio appuntamento e lui ci accompagnò al cinema, dove si sedette cinque o sei posti dietro di noi, fino in pizzeria, stando attendo a qualsiasi comportamento sospetto da parte del ragazzo.
"Sto uscendo con-" rispondo con un lieve sorriso.
"Con me!" d'un tratto esce una figura familiare dalla cucina di casa mia con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
"Sei entrato scassinando la porta? Non ho sentito nessun campanello suonare!" dico sorridendo scendendo gli ultimi due scalini.
"Veramente mi ha aperto Melissa, ma se non l'avesse fatto credo proprio che avrei seguito il tuo suggerimento!" dice Justin sorridendomi.

Gold and diamonds.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora