CHAPTER TWENTY-THREE

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Ero uscita a tutta birra dalla sala di proiezione solo ed esclusivamente per allontanarmi da Justin e Hailey e per far sí che non mi vedessero in questo stato: piangendo o, peggio, dando di matto com'era mio solito fare in occasioni del genere.
Grazie a Dio, alle mie spalle c'era Gigi che mi stava alle costole solo per venirmi a consolare, cosa momentaneamente impossibile dato il mio caratteraccio scostante.
Il mio passo era simile ad una corsa: una corsa per scappare da tutti quei casini che mi stavano soffocando, letteralmente.
La mia vita era cosí serena fin quando Justin non è rientrato nuovamente a creare scompiglio, e non quel tale 'scompiglio' chiamato cosí per confusione nei propri sentimenti, ma lo scompiglio nel quale tutti, prima o poi, capitavano almeno una volta nella vita.
Non potevo neanche dire che in tutto questo ci fosse un lato positivo, perchè la veritá é che non vi è, assolutamente, qualcosa di positivo.
Tutto è andato storto a cominciare dall'arrivo della bionda, da lí si potrebbe fare una lista di tutti gli accaduti negativi che mi sono capitati.
A dire il vero, la cosa sorprendente è che ci fosse anche Cody a rincorrermi e che non fosse rimasto insieme a Justin, magari a sgridarlo per il suo comportameto da ipocrita, ma sempre e comunque accanto al suo migliore amico.
E invece no, stava cercando di fermarmi e di farmi dare una calmata tanto quanto lo stava facendo Gigi; in questo momento, non saprei dire se fosse perchè è davvero cotto di quest'ultima e voleva semplicemente fare bella figura, comportandosi da ragazzo onesto al contrario del suo fedele amico oppure perchè il comportamento di Justin aveva scioccato anche lui e voleva solo dimostrarmi il suo supporto per la troppa pena, ma la compassione era l'ultima cosa che volevo in quell'istante.
Per mettere una ciliegina sulla disastrosa torta vi era il fatto che, a causa della mia sbadatezza e anche per la perdita di controllo, passando per il bagno, girando l'angolo che anticipava il bar, andai a scontrarmi contro qualcuno, o, per meglio dire, contro qualcuna.
La magrolina figura davanti ai miei occhi, mi aveva versato un bicchiere di taglia grande, ripieno di aranciata, addosso al vestito rosso di mia madre.
Non volevo immaginare cosa sarebbe successo alla mia povera vita se ai miei infiniti problemi si fosse aggiunto pure quello; mia madre ama questo vestito e se lo avesse visto ricoperto dal liquido che, al momento, stavo maledicendo, mi avrebbe rinchiusa nella prigione di Azkaban, altro che Harry Potter e Sirius Black.
Alzai gli occhi per cercare di intravedere chi fosse, ma risultò un tentativo inutile data la sua postura curva e la sua testa, con sopra un capellino di una nota squadra di baseball, chinata verso il basso come se quello scontro l'avesse imbarazzata parecchio.
Aveva dei jeans strappati e una magliettina che sembrava di un tessuto estremamente leggero, le sue scarpe erano delle converse verde scure e da sotto il capello, le spuntava una treccia laterale con dei fili di capelli che le fuoriuscivano.
"Che cazzo fai? Guarda dove cammini, idiota" le dico guardando con netta disperazione il vestito che non mi apparteneva.
Dovrei contare fino a 500 prima di aprire bocca, come ho fatto a dimenticarmi di essere un personaggio conosciuto in tutto il mondo? E che, se questa ragazzina avesse raccontato tutto ai giornali, avrei dovuto accettare il fatto di essermi auto-calpestata.
La sua testa era ancora rivolta verso il basso e il che mi fa ricorre ad una profonda riflessione sui miei modi sgarbati di rivolgermi alle persone nei miei momenti no; certo, avrei dovuto, quanto meno, evitare di alzare la voce e di sfogare la mia rabbia repressa contro di lei, ma come potevo restare calma e ben composta con un vestito di Chanel, costato un occhio della testa, macchiato di fottuta aranciata?
"Scusami" la ragazza finalmente prende  parola, ma continua a guardare verso in basso, nascondendo il suo viso.
Quella voce era familiare, l'avevo già sentita e risentita un miliardo di volte, avrei voluto che si levasse quel cappello.
"Conosco questa voce" dico abbassandomi leggermente e prendendo il cappellino dalla visiera per toglierlo dalla testa della ragazza.
"CARA!" Gigi urla dietro di me, non appena il volto della ragazza viene scoperto e quest'ultima sfodera un sorriso intimorito.
"Hai rovinato il vestito di mia madre" dico quasi lanciandole il cappello sul torace.
"Che ti è preso?" dice Cara portando le sue mani sulla treccia per scioglierla e far ricadere i suoi capelli morbidi sopra le spalle.
"Non importa. Tu, piuttosto, che ci fai qui vestita come una di film sui secchioni vergini del liceo?" dico incrociando le mie braccia al petto, con tono seccato e sbilanciando di poco il mio corpo, portando tutto il peso di quest'ultimo sulla gamba destra per reggermi.
"Una storia lunga" dice Cara guardandosi le mani per poi avvicinare la mano e mangiucchiare le unghia.
"Abbiamo tempo" dico annuendo per farla parlare in modo da riassumere tutto e farci tornare presto a casa.
"È iniziato tutto quando te ne sei andata da casa di Gigi, oggi pomeriggio, dovevi andare a studiare e lei mi aveva chiesto di rimanere per truccarla e farle i capelli per stasera e nel mentre, Cody le aveva mandato un messaggio dove le chiedeva se potevate venire anche tu e Justin, cogliendo l'occasione per un fatidico appuntamento a 4 e io sono venuta qui per vedere come si sarebbe comportato il tuo ragazzo, dato che non mi convince più di tanto, una specie di agente segreto" dice facendo diverse mosse facciali che la rendevano ridicola e bambina, ma era la cosa che di più amavo del suo essere.
"Non convince più neanche me, tranquilla" dico facendo un sorriso amaro, con uno sguardo di fuoco puntato verso il bidone della spazzatura accanto al bancone dei pop corn.
"Eh? Vi siete già lasciati? Prima del previsto, buon per me!" dice battendo le mani con un espressione felice sul suo volto.
"Non siamo mai stati insieme" dico scandendo bene le parole della frase, scuotendo la testa in modo da far capire tutto il mio disprezzo nei confronti di quel ragazzo.
"Seriamente, che ha combinato?" dice avvicinandosi ancora di più a me, quasi sussurrando, come se fosse qualcosa di segreto che nessuno, all'infuori di noi due, potesse sapere.
"Stamattina, al posto di venire a scuola, è uscito con Hailey e nessuno sapeva niente" dico mordendomi l'interno della guancia per contenere la rabbia che stava per esplodere da un momento all'altro.
"COSA? TU NON M- Hai pianto? Dimmi, HAI PIANTO?" dice Cara strizzando i suoi occhi per vedere meglio.
"Cara ce ne pos-" dico a bassa voce, indicando l'uscita del cinema con il dito.
"DIMMI DOV'È! DEVI DIRMI DOV'È, NESSUNO DEVE FARTI PIANGERE. DIMMI DOVE CAZZO È, TU VAI A CASA! Gigi, assicurati che stia bene e lasciala davanti il portone di casa, io devo sbrigare delle cose!" dice guardandosi intorno mentre si mordeva con forza il labbro inferiore, con occhi che facevano trapelare rabbia, ma non una rabbia che le era venuta per qualcosa andato male, ma rabbia rivolta a coloro che facevano soffrire le persone a lei care e non c'è niente di più bello nel vedere qualcuno che scalerebbe montagne per proteggerti e farti sentire al sicuro.
"NO! Cara, smettila di progettare omicidi!" dico prendendola per il braccio evitando di farla muovere da quell'esatto punto.
"Lui non ti merita! Quante cazzo ti volte te l'ho detto?" dice Cara urlandomi contro, mollando la mia presa.
"Hai ragione. Ma evitiamo il 'te l'avevo detto' per adesso, andiamo a casa" dico mettendole due mani sopra le spalle per parlarle da più vicino e con più cautela.
"Scusami, non dovevo. Vuoi fare due passi?" dice cercando di farmi sorridere.
"Voglio solo andare a casa" dico guardando il vuoto davanti ai miei occhi.
"Subito" dice Gigi passandomi una mano dietro la schiena.
"Aspettatemi qui, non voglio che facciate strada a piedi a quest'orario" dice Cody camminando verso gli scalini, voltandosi nella nostra direzione con un dito puntato sui nostri corpicini per indicarci di non muoverci da lí, mentre teneva le chiavi della macchina e il suo telefono nella dita restanti.

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