CHAPTER SEVENTEEN

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"Che ci fai sveglio a quest'ora?" chiedo a John che era spuntato silenziosamente dal suo regno: la cucina.
"No no, TU che ci fai sveglia a quest'ora?" John mette le sue mani ai fianchi esigendo delle degne spiegazioni.
"Sto andando a fare jogging, lo faccio ogni mattina. Mi sveglio presto e poi vado a fare esercizio fisico!" dico appogiandomi alla porta.
"Jogging alle otto di mattina vestita come se dovessi andare al matrimonio di Tom Cruise?" dice avvicinandosi a me tenendo sollevato il suo sopracciglio.
"Mi piace essere elegante, lo sai. E tu che ci fai a quest'ora?" dico incrociando le mie braccia al petto.
"Kendall, io mi sveglio sempre a quest'ora e tu dovresti saperlo se è vero che sei cosí mattiniera come dici" dice scuotendo la testa, facendomi capire di aver intuito la mia bugia.
'Scappare di casa alle otto di mattina per andare a fare colazione con Justin: come bere un bicchier d'acqua' dicevo.
Dovrei parlare di meno.
"Non ti vedo mai perchè di solito esco dalla finestra, sai, anche per fare un pò di bungee-jumping!" dico cercando di essere convincente, ma credo sia abbastanza difficile, data la mia creativà per le bugie.
"Kendall, te lo ripeto un'altra volta: dove stai andando?" dice quasi sussurrando.
"Da Justin. Ma ti prego, John, non dire niente a nessuno! Non hai sentito cosa hanno detto Kim e mia madre a proposito?" dico facendo roteare gli occhi ripensando alla banale discussione della sera prima.
"Ho sentito tutto, per questo sono ad un passo dal svegliare i tuoi genitori per non farti uscire" dice sospirando come uno di quei genitori che decidevano tra loro stessi, se far uscire, o meno, la figlia dopo un lungo periodo di punizione.
"Non puoi! Non puoi farmi questo!" dico rimandendo incredula dinnanzi alle sue parole.
"Stà attenta" dice dopo una pausa di qualche secondo, muovendo il suo mento verso la porta per indicarmi di andare fuori.
"TI VOGLIO BENE!" dico saltellando come una bambina alla quale viene data il suo regalo di Natale tanto atteso, prima di buttarmi addosso a John per la felicità.
Non riuscivo a credere ai miei occhi di cosa stavo per fare: stavo per compiere un gesto che non avevo mai compiuto e che non mi sarei mai aspettata di compiere, stavo compromettendo il mio autista facendogli giurare di non aprire bocca per avere il via libera ad un'uscita segreta con un ragazzo che la mia famiglia non approvava o tollerava assolutamente.
"Ssh, non svegliarli. Vai e divertiti!" dice guardandomi con sguardo di raccomandazione.
Annuendogli, mi volto immediatamente verso la porta per andarla ad aprire e sperare di non trovare un Justin su tutte le furie per il mio ritardo.
Mi giro verso lo specchio posto all'angolo dell'ingresso per darmi una sistemata ai capelli prima di girare il pomello in senso orario per aprire la porta e uscire fuori, trovando Justin appoggiato alla sua macchina con gli occhi fissi sul telefono per scrivere un messaggio.
Allo scatto della chiusura della porta alza gli occhi nella mia direzione, scostando la sua spalla appoggiata alla macchina per venire verso di me.
"Sembri un palo della luce la notte" dice con sarcasmo appoggiando le sue labbra alla mia guancia destra per stamparvi un bacio.
"Perchè?" dico chinando la mia testa verso il corpo per vedere cos'è che non va nel mio abbigliamento.
"Sei tutta di bianco" dice girandosi per dirigersi alla sua macchina.
"Allora sono un angelo, non un palo della luce!" dico seguendolo con tono da finta offesa.
"Gli angeli sanno cantare" dice dall'altra parte della macchina per aprire la sua portiera.
"E io no?" dico aprendo la mia portiera per salire dentro la macchina e sedervi sul sedile.
"Ignoro la domanda per essere gentile" dice alzando le mani in aria dopo aver chiuso la sua portiera ed essersi accomodato sul suo sedile.
"Hai smesso di essere gentile nel momento in cui hai iniziato a parlare" dico sorridendo mentre allungo la cintura di sicurezza per agganciarla.
"Certo, ho preso dalla migliore!" dice facendo lo stesso, lanciandomi un'occhiatina.
"È cosí che cerchi di fare colpo sulle ragazze?" dico aggrottando la mia fronte.
"No, ho le mie doti per quello!" dice girando le chiavi nel cruscotto della macchina e schiacciando l'accelleratore per partire e uscire dal vialetto di casa mia.

Nel tragitto avevo riferito a Justin ciò che mia madre e mia sorella mi avevano detto ieri sulle nostre uscite, tralasciando particolari come, ad esempio, i tanti nomignoli dispreggiativi che avevano usato per offenderlo o le tante raccomandazioni sul non frequentare lui o gente del suo calibro; avevo detto che la mia famiglia era semplicemente preoccupata nel vedermi uscire cosí frequentemente con un ragazzo e che volevo nascondermi dai paparazzi fino a quando le acque in casa mia non si sarebbero placate e i miei genitori avrebbero accettato la mia evidente cotta nei confronti di Justin.
Anche se, conoscendo i miei genitori, l'unica cosa in grado di far calmare le acque sarebbe il miracolo che Mosè fece nel Mar Rosso per dividerle, ma nemmeno questo tentativo sarebbe stato un granchè per fargli cambiare idea.
Justin, invece, mi era parso molto comprensivo nell'affrontare questo argomento, dicendomi che per lui non ci sarebbe stato nessun problema ad oscurare queste uscite e che sarà lui stesso ad aiutarmi a sfuggire dalle grinfie di quei mangia-foto.
"Quindi se incontriamo qualche paparazzo, cambiamo strada?" dice alzandosi le maniche della sua camicia per il caldo, lasciando scoperte le sue braccia riempite da mille tatuaggi.
"Già! Non sarà facile per me come non lo sarà per te, quei tipi sono ovunque!" dico coprendomi il viso con la mani, scuotendo la mia testa più volte per eliminare la frustazione.
"Oggi non ne vedrai neanche uno, ti sto portando in un posto dove è impossibile trovarci!" dice sorridendo compiaciuto.
"Mi stai portando in un sottomarino diretto a Narnia?" dico girandomi verso di lui con occhi sgranati come se mi aspettassi di ricevere un 'sí' alla mia domanda.
"No, ti sto portando alla stazione per prendere un treno ed arrivarci, sai i sottomarini non esistono ancora in quelle zone lí!" dice facendo spallucce.
"Proposta davvero allettante alla quale mi viene davvero difficile rispondere di no, ma vorrei sapere dove stiamo andando sul serio!" dico ridendo mentre abbasso il finestrino per far entrare dell'aria fresca in macchina.
"Ti sto portando in un posto davvero carino" dice continuando a guidare con attenzione.
"'Carino'?" dico citando le sue stesse parole, "Justin, la parola 'carino' assocciata a qualsiasi cosa che non sia un ragazzo, viene detta solamente dalle undicenni sclerotiche che hanno ancora una cotta per Zac Efron in High School Musical!" dico ridendo mettendomi una mano davanti gli occhi come per fingere di non assistere a quella scena.
"Undicenni sclerotiche? Kendall, l'adolescenza ti ha fatto male!" dice ridendo.
Io, alzando gli occhi al cielo, accendo la radio per ascoltare della musica.
"Allora figo ti va bene?" dice voltandosi verso di me aspettando una mia risposta.
"Figo. Sí, va bene" dico sorridendogli appoggiando la mia nuca al sedile.

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