6- Fiamma del Drago

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"La bellezza non è che una promessa di felicità"

~ Stendhal

Kira's Pov:

La solitudine. È un concetto troppo sottovalutato e odiato. La solitudine non è solo una cosa brutta. Se è un essere soli gradito, è bello. Diventa brutto quando si passa dall'essere soli al sentirsi soli.

Io? Io l'ho sempre odiata la solitudine.
Mio fratello mi ha sempre ripetuto la frase "La solitudine è un concetto sottovalutato e odiato, ma può essere bella se è gradita", il fatto, è che io non l'ho mai gradita.
Forse perché è diventata la mia quotidianità e dopo che fai le stesse cose tutti i giorni da diciotto anni, inizi a odiarle. O meglio, l'ho sempre odiata la solitudine, da quando ero piccola. Mentre a cinque anni io tiravo pugni e calci al sacco da boxe, sentivo mio fratello ridere con i suoi amici. A sette anni mentre tiravo le frecce su un bersaglio sentivo mia sorella cantare a squarciagola le canzoni disney. A dieci anni quando io facevo duecentocinquanta addominali sentivo Manuel e Riven giocare ai video giochi. A tredici anni mentre Lizzy mi chiedeva di uscire io ero già con la mente all'allenamento di quella sera. A quindici anni, quando gli altri adolescenti uscivano a divertirsi, io alle undici di sera ero ancora nel seminterrato insonorizzato a sparare una sagoma. E ora, a diciotto anni, mi ritrovai a non veder l'ora che arrivasse il momento dell'allenamento. Perché oggi non sarei stata sola, per la prima volta dopo quattordici anni che mi allenavo, ci sarebbe stato con me mio fratello.

Oggi per la prima volta, non avevo paura della solitudine.

«Ao Kira, ti alzi?» vidi una mano schioccarmi le dita in faccia. Era suonata la campanella dell'ultima ora. Mi ero persa in un monologo interiore sull'allenamento di quella sera.

Non vedevo l'ora. Mi sarei allenata con Riven per la prima volta.

Vi starete chiedendo perché è la prima volta.
I nostri genitori avevano paura che io non sarei stata pronta ad affrontare i miei fratelli, visto che loro avevano i poteri, a differenza mia. Ma dopo milioni di suppliche, quella settimana riuscimmo a convincerli di farci allenare insieme. Corpo a corpo, con armi, con qualsiasi cosa. Spero che Riven non mi bruci i capelli.

«Arrivo scusa» sistemai i libri nello zaino e io e la mia migliore amica uscimmo dall'aula.

«Che hai ora?» chiesi mentre camminavamo verso gli armadietti, «Fisica» sbuffò, mi venne da ridere perché sapevo quanto odiasse questa materia, e dire che io la amavo, «te?» mi ridomandò «Filosofia» risposi. Ero felice di avere quella materia, adoravo il professore. Sapeva come prendere noi ragazzi, senza esagerare con i compiti ma neanche non facendoci fare nulla. Era bravo, a differenza di quella di letteratura.

«Ma beata te» sbattè la porta dell'armadietto richiudendolo, creando un tonfo che fece girare molte persone verso la nostra direzione.

Tra cui Jackson, che mi sorrise.

«Che cazzo ha da sorridere?» domandò Lizzy, odiava Jackson, per come mi aveva trattato soltanto due mesi prima.

Io e Jackson eravamo fidanzati, la coppia migliore, così dicevano tutti. Ci amavamo, o almeno lo pensavo. Ci eravamo fidanzati il secondo anno di scuola. Era luglio, quando mi chiamò incazzato per non so quale motivo e decise di lasciarmi.

E sta mattina prese le mie difese contro Keelan. Bah, i ragazzi sono strani.

Quello che prima mi odiava ora mi sorrideva, e quello che prima era gentile ora mi trattava di merda.

Non riuscirò mai a capirli.

«Non ne ho idea, oggi è strano» risposi a Lizzy, anche se era una domanda retorica.

L'altro lato della normalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora