"Non chiediamo nemmeno la felicità, solo un po' meno dolore."
~ Charles Bukowski.
Kira's pov:
Sono passati cinque giorni dall'inizio della scuola. E sono stati giorni di rotture di coglioni.
In questo momento mi trovavo al centro commerciale con Lizzy e Carly per trovare dei vestiti per la festa che si terrà sta sera.
Eravamo passate in due negozi diversi e per ora avevamo solo qualche trucco e degli accessori, ma ancora zero vestiti.
E io stavo iniziando a stufarmi. Non è che non mi piacesse fare shopping, ma oggi avevo voglia di stare a casa a finirmi il libro che stavo leggendo.
Però almeno ero in compagnia delle due donne più importanti della mia vita.
Ora ci stavamo dirigendo verso il terzo, e spero ultimo, negozio.
«Voi avete qualche idea per il vestito?» chiese Carly.
«Io in realtà non avrei neanche tutta sta voglia di andare alla festa» ammise Lizzy.«Eddai Lizzy. Non voglio che rimani chiusa in casa tutta il giorno. Per favoooore» le feci il musetto e unii le mani a mo' di preghiera.
E lei alla fine cedette.
Evvai.
Entrammo nel negozio e iniziammo a fare un giro, separandoci. Fin quando io non mi trovai seduta su una poltroncina a giudicare i vestiti della mia migliore amica e di mia sorella. Aspettando poi il mio turno di prova camerino.
«Kira è il quinto vestito che mi fai provare, se non ti va bene neanche questo ti strozzo!» mi minacciò mia sorella uscendo.
E io spalancai la bocca. Era un vestito semplice, azzurro pastello, con due bretelline e una scollatura a cuore non troppo evidente. Cadeva morbido sulle sue forme ancora un po' infantili.
«Sei bellissima.» riuscii a dire e lei sorrise sorniona.
«Dai Lizzy, tocca a te» la richiamammo io e mia sorella.
Lizzy uscì e fece un giro su se stessa. Era un tubino rosso, non troppo corto e con la scollatura al punto giusto. Aveva dei brillantini argento lungo la scollatura. Si abbinava alle ciocche. Era semplicemente stupenda.
«Sei favolosa» disse Carly, «Meravigliosa» continuai io.
«Non so, non mi fa grassa?» mormorò invece Lizzy. Io le lanciai uno sguardo infuocato.
«Non dirlo mai più. Sei bellissima così come sei.» le presi una mano e le feci fare una giravolta.
«Ora tocca a me» annunciai entrando nel camerino con il mio bottino.
Uscii la prima volta. Indossavo un vestito madre perla, la gonna larga e la scollatura a cuore. Ma né a me né alle mia accompagnatrici piaceva.
Così rientrai uscendo una seconda volta con addosso un vestito blu, sta volta arrivava fino al ginocchio, e sulla parte sinistra aveva uno spacco.
Carino, ma non mi convinceva.
Così optai per il mio ultimo asso nella manica.
Un vestito verde, stretto in vita, con la schiena scoperta, la gonna fino a metà coscia davanti, mentre dietro c'era un velo che si allungava dal cinturino della vita, fino al ginocchio. Morbido.
Uscii sfoggiando il mio fisico scolpito da anni e anni di allenamento.
«Wow» dissero insieme le mie donne.
«Com'è?» chiesi facendo una giravolta sui tacchi, anch'essi verdi.
«Semplicemente stupendo» rispose mia sorella.
«Andata per questo.»
Andammo a pagare e poi ci dirigemmo al Mc del centro commerciale. «I ragazzi vengono?» chiese Carly.
«Si» rispose un'altra voce, e ci voltammo sobbalzando.
«Riven ma sei scemo? Mi hai fatto prendere ottantasette infarti in un secondo» gli feci il dito medio.
Manuel e Riven ci avevano raggiunte e andammo tutti a ordinare il cibo.
♪♪♪
Entrata nella super villa iniziò a girarmi la testa. Troppo fumo, troppe luci ma allo stesso tempo troppo buio.
Non si capiva niente. Mi sentii prendere la mano e socchiusi gli occhi per capire chi fosse. Mio fratello.
Mi portò al centro della pista e iniziammo a ballare come due matti. Più che ballerini sembravamo aquile soffocate per come ci muovevamo. Ma l'importante è divertirsi no?
Ballammo ancora per un po', quando i piedi mi dissero addio e decisi di andare al reparto drink e sedermi. Presi un Sex on the beach, almeno penso, e mi sedetti su uno sgabello sorseggiando il drink.
Avevo perso di vista tutti quando una chioma corvina mi si avvicinò.
«Anche tu qua?» Keelan si sedette di fianco a me.
«Si. Come ti trovi per ora?» chiesi dopo aver ingurgitato un bel sorso del drink.
«Bene dai. Sono un po' strani, ma mi abituerò» scrollò le spalle.
«Ah giusto. Il signorino con discendenza dalla Grecia non può stare con noi comuni mortali» scherzai e lui rise.
Ma non sembrava una vera risata. Cioè, mi spiego meglio, aveva un gran bel sorriso, e una fossetta a sinistra, a primo impatto sembrava divertito sinceramente. Ma io avevo imparato a osservare tutto nei minimi dettagli, e avevo anche imparato che un sorriso non si mostra con la bocca, ma con gli occhi.
Com'è che si dice? Ah si, gli occhi sono lo specchio dell'anima.
E in questo momento, Keelan aveva gli occhi vuoti, spenti, indifferenti, come vi pare. Ma di certo non erano gli occhi di una persona divertita.
Keelan, ti conosco da soli cinque giorni e hai già catturato la mia attenzione.
Keelan's pov:
Il dolore è un concetto estremamente soggettivo e mutabile da persona a persona.
Non c'è un vero e proprio significato per la parola Dolore. Può variare. Nessuno sa come l'altro lo affronta.
Nessuno sa cosa si cela dietro al sorriso di una persona. Il mio ormai da anni era un sorriso finto. Uno di quelli che si fanno per le circostanze.
Mi ripetevo costantemente che sarei riuscito a superare il mio demone in questa corsa infinita.
Perché si. Avevo una gara interiore continua, tra me e il demone. Ma da anni, lui era quello in testa.
A volte riuscivo a raggiungerlo, correvamo testa a testa, ma io poi ricadevo nel baratro dell'indifferenza, e il demone mi superava di nuovo.
Era un loop continuo. Da ormai quattordici, fottuti e lunghissimi, anni.
Io scappavo da me stesso cercando di essere migliore. E quando riuscivo ad aprire uno spiraglio di luce, la bestia in me mi richiudeva la porta in faccia.
Angolo autrice:
Ciao fiammeee.
Scusate per il ritardo, ma io vi avevo avvisate del fatto che non ci sarebbero stati dei giorni di aggiornamento precisi.✋🏼😫Se riesco aggiorno anche domani.
Non mi odiate so che il capitolo è stra corto, ma in compenso abbiamo due pov!! No ok, non si può giustificare. Dai giuro (no scherzo) che domani aggiorno (se riesco)
Vi amo. A domani (forse.)😽
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L'altro lato della normalità
FantasyKira viene da una famiglia un po' strana. Sono discendenti di due grandi divinità maligne, ognuno possiede un dono, un potere, tranne la nostra protagonista. L'unica da generazioni ad essere una semplice umana. In tutto il mondo ci sono infinte cre...