27- Debolezze e umanità.

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“L'obiettivo non è restare vivi,
ma restare umani”

~George Orwell

Andrew's Pov:

Ero sul letto, con una testa piena di capelli azzurri poggiata sul petto.
Mi stavo rilassando, mentre la mano di Luke mi dedicava dolci carezze sul petto coperto da una felpa.

«Hai un po' di ricrescita amore.» Mormorai passandogli una mano tra i capelli.
Il suo colore naturale, un castano chiaro, iniziava a intravedersi.
Luke alzò il volto e puntò le sue iridi calde su di me.
Fece vagare lo sguardo sul mio volto, prima di donarmi un sorriso dolce.
«Anche tu. Ci facciamo la tinta insieme appena riusciamo?»
Annuii.

Gli stavo per posare un dolce bacio sulla fronte, ma la porta della camera si spalancò.

I miei occhi si posarono su Kira. Che si guardava in giro con occhi ansiosi.
«Kira? Che succede? Dovresti riposare.» Mi alzai dal letto, discostandomi dalla mia fonte di calore preferita e avvicinandomi alla mia amica.

Le sue iridi ambra piene di preoccupazione si soffermarono su di me.
«Keelan.»

Corrucciai le sopracciglia.
«Che è successo a Keelan?»

«È scomparso.»

Bastarono queste due parole per farmi scendere di corsa le scale, seguito dalla ragazza dai capelli argento e il ragazzo dai capelli azzurri.

«In che cazzo di senso Keelan è scomparso?» Sbottai, raggiungendo gli altri che erano già in salone.

Jackson stava parlando al telefono con qualcuno, anche Klara.
Sarah, Cara, Tyron, Lizzy, Manuel, Riven e Carly stavano parlottando tra loro, visibilmente agitati e preoccupati. Persino Riven sembrava spaventato all'idea che fosse accaduto qualcosa a Keelan.

Fu Manuel a rispondermi, quello che sembrava il meno agitato all'apparenza.
«Non è in casa e il suo telefono è ancora qua.» Mi spiegò la situazione.

«Non potrebbe semplicemente essere uscito e aver dimenticato il telefono?» Mi domandò Luke, avvicinandosi a me.

Scossi la testa violentemente.
«Keelan non dimentica mai il telefono perché ha paura che possa succedere qualcosa e non saperlo in tempo.» Spiegai, iniziando a sentire le mie mani tremare.

Qualcosa mi sfioro le dita e poi un'altra mano si intrecciò con la mia destra.
Feci un piccolo sorriso rivolto al mio ragazzo.

Kira non aveva ancora parlato, stava osservando in silenzio ciò che la circondava come se non avesse ancora realizzato.
Ero preoccupato per lei, per cosa stava formulando la sua mente, ma chi mi spaventava di più era Tyron.

Stava camminando avanti e indietro, le mani chiuse a pugno che tremavano, una la fece passare tra i riccioli biondi tirando qualche ciocca. Chiuse gli occhi sospirando, poi riprese a muoversi irruentemente.

Non dubitavo del bene che Keelan e Tyron provavano verso me e Jackson. Eravamo legati tutti e quattro e ci volevamo bene come fratelli.
Ma ero consapevole che il legame tra Tyron e Keelan era irraggiungibile per chiunque.

Erano più che fratelli, erano come un'anima sola separata in due corpi.
Se uno stava male, soffriva anche l'altro.
Se uno era in pericolo, l'altro impazziva.
Erano accomunati anche dallo stesso dolore. Tyron aveva perso il fratello, Keelan la sorella. Ciò li aveva avvicinati ancora di più.

Quando Kira e Keelan erano stati rapiti, Tyron si era spento. Non riusciva a calmarsi, non si era dato pace un attimo finché non aveva riabbracciato il suo migliore amico.

L'altro lato della normalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora