14- Una rimpatriata breve.

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"Chiunque voglia sinceramente la verità
è sempre spaventosamente forte."

~Fëdor Dostoevskij

Tyron's Pov:

Era palese che sarebbe andato tutto una merda una volta usciti dalla barriera, ma fino a sto punto? Seriamente? Chiunque ci sia lassù doveva volerci proprio male.

Avevamo lasciato passare Jax davanti, così che potessimo seguirlo fino alla casa della piccola peste. Non eravamo certi che si sarebbe trovata là, ma dovevamo provare.

Poteva essere in pericolo.

Però c'era da dire, che sotto la protezione di Keelan, potevo stare tranquillo. Pensandoci bene però, potevo stare tranquillo fino ad un certo punto, perché Keelan era capace di buttarsi nel fuoco pur di salvare le persone, ed era ciò che mi faceva paura più di tutto.

Ci si poteva aspettare di tutto da Keelan. Era imprevedibile in tutto e per tutto. Indossava una maschera di indifferenza assoluta, e molte volte questa indifferenza la provava veramente, ma tante altre si sentiva solo schiacciato dal mondo, e questa cosa la odiavo dal profondo. Conoscevo Keelan da quando era arrivato a Keurety cioè da circa dieci anni e avevo imparato a riconoscere ogni suo aspetto, sia negativo che positivo. Non ero una mamma che gli stava appresso, ma sapevo come farlo tornare in sé quando si chiudeva al di fuori della realtà che lo circondava, sapevo come fargli provare qualche emozione o cosa potesse ferirlo. E cercavo di proteggerlo da tutto ciò che poteva fargli del male, ma se non sapevo dove fosse non ci sarei riuscito.

Lui odiava questo mio lato protettivo, ma non ne potevo fare a meno, non da quando non ero riuscito a proteggere la persona più importante della mia vita.

Tornando a noi e smettendo di comportarmi come una mamma chioccia, era successo un grande casino.

Cosa? Basta che dico che Andrew ha rischiato di perdere una gamba e Sarah di finire con un proiettile in testa.

Qualche ora prima...

«Sarah porca troia riesci a stare ferma? Ci fai sbandare!» urlai da sotto il casco per farmi sentire da quella specie di anguilla che mi arpionava i fianchi ogni qualvolta facevamo una curva.

«E tu riesci a guidare bene?! Cazzo sembri un goblin che cerca di guidare un camion!» urlò lei di rimando.

«Ma i goblin non sanno guidare i camion!» risposi io ovvio.

«Appunto!»

Gli feci il verso per poi continuare a guidare. Quando cazzo arriviamo? Pensai, già spazientito da sto viaggio.

Ci trovavamo in una strada circondata in entrambi i lati da alberi e qualche casa sparsa, era praticamente deserto.

Stavo per insultare nuovamente il passeggero della mia moto quando un urlo mi fece frenare all'improvviso.

Mi voltai dietro e vidi la moto di Andrew a terra e lui sotto di essa, mentre Cara era stata sparata a qualche metro dal veicolo.

Un oscuro era sopra di lei e senza pensarci mi tolsi il casco e caricai la pistola con il silenziatore che mi portavo sempre dietro.

Non potevo rischiare di usare i miei poteri ora, qualcuno mi poteva vedere, era più normale una persona che sparava, più o meno.

L'altro lato della normalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora