23- Un passo alla volta.

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"La felicità è un profumo che non puoi versare sugli altri senza che qualche goccia cada su di te."

~Ralph Waldo Emerson

Tyron's Pov:

Senza Thomas la mia vita era diventata improvvisamente di una sfumatura più scura, ogni cosa aveva perso la sua magia.
Avevo iniziato a mangiare poco e ad allenarmi sempre di più, avevo iniziato a trascurarmi completamente, troppo concentrato a non cedere al dolore.

Il colpo di grazia fu la perdita di Maya, della mia migliore amica.

Avere due macigni del genere che ti pesavano addosso era devastante.

Non c'era giorno in cui non pensassi a mio fratello, avevo passato gli ultimi anni ad essere divorato dai sensi di colpa, avevo smesso di essere il solito Tyron, solo ora, dopo un anno dalla perdita della mia migliore amica, stavo tornando quello di prima.

Di quando passavo ancora le ore con mio fratello a ridere, di quando ancora trovavo foto di Maya sul mio cellulare le volte in cui lo lasciavo incustodito, di quando ancora trovavo Keelan e Thomas parlare in terrazza, o Andrew mentre provava ad insegnare a cucinare al mio fratellino, o di quando Jackson e Maya lo portavano al cinema.

Ero una persona diversa, ero veramente felice.
Ora quell'emozione era stata spazzata via, come uno tsunami che rade al suolo tutto ciò che ostacola il suo corso.

«Tyron.» mi richiamò dolcemente Kira, scuotendomi leggermente il braccio.
Aprii gli occhi sbadigliando, sentii la mia mano sudata e abbassando lo sguardo la vidi ancora incatenata a quella della ragazza dai capelli argento.

Dopo averle raccontato della persona più importante della mia vita, mi ero appisolato, con Kira al mio fianco che mi teneva stretta la mano, e Keelan seduto davanti a me che mi vegliava, come sempre.

D'altronde lui, della squadra, era il più piccolo, aveva solo diciannove anni, mentre io e Jax ne avevamo ventidue e Andrew ventuno, ma comunque era colui che si piazzava davanti a noi per prendersi i colpi al posto nostro, era colui che se avevi un incubo non se ne andava dalla stanza finché non aveva la certezza che stessi dormendo, era colui che non voleva che fumassimo, anche se era il primo che lo faceva.

Era un adolescente che era dovuto crescere veramente troppo in fretta.

«Non volevo svegliarti, ma Sarah un'ora fa mi ha detto che aveva bisogno di parlarti.» continuò Kira da dove si era interrotta prima quando mi aveva svegliato.

Appena udii il nome della vampira sussultai.
«Oh okay grazie. Dov'è?» domandai guardandomi attorno cercandola con lo sguardo.

Kira scrollò le spalle.
«Un po' di tempo fa è uscita, penso che dovesse prendere un po' d'aria.»

Ringraziai ancora Kira, staccando la mia mano dalla sua e sentendo un vuoto che però ignorai, troppo preso a pensare a cosa fosse successo. Sarah mi odiava. Non voleva parlarmi, doveva essere successo qualcosa di molto importante.

Corsi fuori, guardai in giro, non vedendo nessuno. La preoccupazione mi si attaccò alla pelle, dov'era? Stava bene?

«Ehi biondino.»

Mi voltai di scatto, osservandola nella sua giacca di pelle nera.

Ci guardammo negli occhi e nello stesso momento sorridemmo.

«Kira mi ha detto che volevi parlarmi.»

Lei annuì, avvicinandosi leggermente.

«Sai, penso di odiarti, profondamente eh.
Mi hai fatta sentire una merda e mi hai distrutta, e non lo nascondo perché so che tu ne sei consapevole. Ma mi manchi Tyron Blackwood, mi manchi come manca l'aria quando ci si immerge sott'acqua.» Ora, che era più vicina, notai che aveva gli occhi lucidi.

L'altro lato della normalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora