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Immortalare oggetti, paesaggi, nonostante tutto e tutti, era il passatempo preferito di Can. Molto spesso viveva situazioni che provocavano terrore, ma lui non si arrendeva e contInuava a fare ciò che più lo rendeva felice. Era da sempre uno spirito libero, non aveva mai scelto la strada più facile, perché preferiva godersi quella più difficile e piena di ostacoli, pur di arrivare al risultato finale dopo aver scavalcato più e più fosse.

Non dava importanza alla vita semplice, non amava giocare facile, preferiva vincere sudando. Preferiva sudarsi quella vittoria, piuttosto che vincere senza aver fatto qualche sacrificio. Le sue foto erano le più vendute, ma da quando aveva cambiato città, Can non riusciva più a fotografare qualsiasi cosa.

Poco tempo prima viveva ad Ankara con i suoi genitori. Dopo la rottura con la sua ex fidanzata, aveva deciso di trasferirsi insieme a sua mamma e suo padre, che aiutavano molto i suoi sentimenti. Era molto legato alla donna che poco tempo prima aveva preso parte del suo cuore e si malediceva per averla trattata male, difatti sfogava la sua rabbia con le fotografie, nonostante avesse qualcun altro al suo fianco.

Appena trasferiti di nuovo ad Istanbul, Can aveva paura di poterla rivedere. I due si erano lasciati lì, e non avevano avuto più modo di parlare o anche solo di chiarirsi. Quando lei aveva scoperto tutto, l'aveva lasciato senza pensarci due volte, ed era stato complicato accettare quella nuova situazione.

«Can... Questa casa mi va benissimo, possiamo acquistarla» Aveva confermato Polen. I due vedevano case da giorni ormai, e non avevano trovato nessuna di particolare, ad eccezione di quella che avevano visto per ultima. Vivevano in un palazzo con vista mare. Il profumo si avvertiva e ciò non poteva che rendere felice Can.

«Si, va bene anche a me. Siamo d'accordo allora, possiamo acquistarla» Confermò lui. Appoggiò la mano sulla spalla di Polen, mentre con l'altra sigillò l'accordo. Avrebbero vissuto in quel posto fino a quando non si sarebbero stancati l'uno dell'altra, e ciò era improbabile, a detta loro.

Mentre sistemavano il tutto, Can e Polen continuavano a dormire nell'hotel più vicino, nonostante la forte voglia di andare in quella casa. Sapevano che sarebbe trascorso poco tempo prima di poter finalmente mettere piede nella loro abitazione, e difatti, contavano i secondi ogni volta che potevano.

«Can»

«Dimmi» Avendolo visto con la macchina fotografica in mano, Polen si domandò cosa ci fosse di così interessante da fotografare in un hotel. Ma non sapeva che Can adorava le cose semplici, di piccolo valore.

«Cosa stai facendo?»

«Scatto foto, Polen»

«Ad un quadro?»

«Esatto, ad un quadro. Che c'è di sbagliato in questo?»

«Ma nulla... Solo che pensavo ad una cosa» Sussurrò, mentre pian piano camminava verso Can, che all'istante girò il volto verso la sua ragazza. Polen, con due dita, sfiorò il lobo dell'orecchio, e man mano si avvicinò con le labbra per poterlo toccare.

«Polen...»

«Basta fotografie, facciamo altro»

E Can ascoltò quella voce. Lasciò ogni cosa per gettarsi addosso alla sua donna, che attendeva impaziente il momento esatto in cui Can sarebbe stato dentro di lei. Polen non avrebbe mai dimenticato quel momento, ne tantomeno avrebbe dimenticato come Can la guardava e come i suoi occhi erano dritti verso di lei.

Poco tempo dopo, i due vennero chiamati per avere l'accesso alla loro abitazione e fecero immediatamente i salti di gioia. Avevano desiderato da sempre un posto di quel tipo e finalmente, l'avevano ottenuto. Can e Polen però, fecero caso ad un piccolo dettaglio, situato sulla porta del vicino, che però ancora non conoscevano: un fiocco blu.

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora