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C'era qualcosa che Can desiderasse più di quanto desiderava raccontare la realtà delle cose, ed era toccare quella labbra vellutate della donna che tanto diceva di amare. Era troppo tempo che il suo sapore non era impresso sulla sua bocca, ma non l'aveva dimenticato, nonostante il tempo trascorso e la distanza infinita fra i due.

Mentre tornavano a casa, Sanem aveva puntato gli occhi sulla sua abitazione, li dove aveva vissuto una vita che avrebbe voluto dimenticare al più presto. Li però, aveva superato l'ostacolo più grande che le aveva portato Ali e non se ne sarebbe mai pentita.

«Can»

Quella voce, riportò Sanem alla normalità e si trovò davanti Polen, che uscì dal luogo in cui viveva fino a poco prima, con le valige fra le mani.

«Polen»

«Ciao Sanem» Aveva detto poi.

«Ciao»

«Stai bene?»

«Si, grazie per quello che hai fatto ieri»

«Vedo che Can ti ha già aggiornato»

«Ovviamente»

«Stai andando via Polen?» Troncò la conversazione fra le due, osservando la sua seconda ex fidanzata.

«Ma si, non posso rimanere qui»

«Dove andrai?»

«Via... Intendo, da qualche parte, nelle vicinanze. Magari ritorno nell'hotel nella quale siamo stati prima di acquistare questa casa»

«Ho capito»

Sanem aveva dei pensieri: nonostante le facesse un certo effetto osservare Can e Polen parlare dinnanzi a lei, aveva paura che Can avesse bloccato Polen per non mandarla via. Non riusciva a fidarsi di lui così come faceva una volta e quello, era un tasto dolente da risolvere.

«Allora ci vediamo»

«Ciao Polen» La salutò Can, mentre Sanem osservava Ali senza pronunciare nessuna parola. Piuttosto sospirò, e strinse le dita più forte che poteva.

«Sanem» La richiamò Can.

«Dimmi»

«Stai bene? Vogliamo entrare in casa?»

«Sto bene, ma non riesco a mettere piede nella casa in cui ci siete tu e Polen»

«Sanem è questione di pochi giorni»

«E poi chi ti ha detto che vivremo insieme?»

«Non ne hai intenzione?»

«No, certo che no» Non aveva affatto torto. Non erano tornati assieme e ne tantomeno avevano parlato di quello che c'era da risolvere, perciò tutto era ancora in sospeso.

«Sanem io voglio parlarti»

«Parliamo, ma non in quella casa. Piuttosto andiamo a farci un giro»

«Siamo arrivati fin qui...»

«Lasciamo i miei cambi nel appartamento, mi faccio una doccia e dopodiché prendiamo il passeggino per Ali per andare in giro. Non chiedermi di non comportarmi in questo modo, è il minimo che possa fare, dopo tutto quello che ho vissuto a causa tua»

Can pensava che aver salvato il piccolo, avrebbe cambiato di poco la situazione, ma tutto era ancora uguale a prima, se non il segno di gratitudine che Sanem aveva nei confronti di Can.

Fecero come aveva richiesto Sanem senza controbattere. I minuti passavano, e mentre Sanem era sotto l'acqua, immersa fra i pensieri, Can dondolava il piccolo Ali, immaginandosi suo padre.

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora