DUE GIORNI DOPO.
Nonostante fossero trascorse molte ore da quella forte conversazione, sia Can che Sanem, erano rimasti traumatizzati, chi in un modo e chi in un altro. Ma l'amore era proprio quello, avvertire il dolore dell'altro sulla propria pelle, in contrasto a quello che provavi tu.
Il dolore non cessava, la voglia di andare avanti non mancava, ma il desiderio di mettere la parola fine era ciò che superava tutto e tutti. Entrambi avevano richiesto di poter vivere un'esistenza senza più problemi addosso, senza più lacrime da versare e senza più cicatrici sulla pelle.
Erano quarantotto ore che Sanem esigeva di rimanere da sola, per tutto il giorno, ma Can non l'aveva mai lasciata. Le aveva dato dei momenti per riflettere solo dopo averle raccontato la verità, ma dal giorno dopo aveva passato ogni piccolo momento con lei, aiutandola con il piccolo. Facevano colazione insieme, nonostante Sanem non gli rivolgesse la parola. Andavano fuori a pranzo insieme, nonostante Sanem non lo guardasse in faccia. Cenavano insieme, nonostante Sanem non volesse averlo vicino.
«Che dici? Ti va bene andare a mangiare una pizza?» Le aveva domandato Can, poche ore prima di cena. Sanem cambiava Ali, ma non segnava Can di uno sguardo. Lui ormai aveva fatto l'abitudine a quei comportamenti, ma faticava ad accettarlo, e soprattutto, non amava non sentirla parlare, neanche per il buongiorno.
«Oppure la ordiniamo? Restiamo qui, soli, tutti e due»
Sanem cominciò a giocare col piccolo. Avendo meno di un mese, era raro vederlo ridere, ma lei tentava il tutto e per tutto, pur di farlo tranquillizzare. In pochi giorni della sua vita, aveva vissuto il minimo immaginabile.
«Sanem, almeno rispondimi, ti prego. Sono due giorni che cerco di avere un contatto con te, e tu, ad eccezione di un sì o un no, non mi rivolgi parola. Lo merito, ne sono consapevole, ma per favore aiutami a capire come devo comportarmi con te»
«Possiamo uscire stasera» Rispose semplicemente, continuando a non guardarlo. Aveva bisogno di prendere aria, poichè ignorare Can, non era il massimo. Quella casa ormai, sapeva di fuoco e fiamme. Un incendio che divampava, ma che non si riusciva a spegnere. Quella nube nera aveva girato in tutta l'abitazione, fino ad avvolgere ogni singola camera.
«Sei sicura?»
«Si»
«Sanem» Quando lei continuò ad ignorarlo, lui decise di muoversi. Le bloccò un polso, facendola quindi girare verso di lui.
«Possiamo parlare?»
«Anche se non voglio, tu mi obbligherai. Quindi, parliamo pure»
«Ti sbagli, non ti obbligherò affatto»
«Allora lasciami andare, non ho voglia di parlare. E per favore, tornatene a casa. Lasciami in pace»
«Come vuoi» Annuì sconfitto, lasciandola. I suoi occhi erano rivolti ad Ali, così come quelli del piccolo, che ricambiavano il suo sguardo. Sanem era immobile, immersa in un mare di ricordi e dal profumo del suo amato.
«Allora vai?»
«Devo?»
«Devi. Ci rivediamo stasera»
«Sanem io non ho voglia di lasciarti»
«Come pensavo. Io dico una cosa, e tu fai l'esatto opposto. Come pretendi che possa avere una conversazione normale con te, se nemmeno mi ascolti quando ti chiedo qualcosa?»
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𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.
Fanfiction«Non avere paura» Il terrore di sopravvivere, non potendo vivere. La sofferenza che ti porta a non saper respirare, chiudendoti nel tuo posto, senza alcuna via d'uscita. Il suo arrivo cambierà letteralmente ogni minuscola situazione, attuando miglio...