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A volte, le cose più belle, capitavano per puro caso. Nessuno dei due aveva fatto caso a ciò che era successo, ma probabilmente, anche in quel preciso istante, il destino aveva dato una mano.

Can e Sanem avevano dormito vicini, sentendo il battito del cuore dell'altro, battere in maniere incondizionata. Specie Ali, aveva avvertito una doppia protezione, un calore che si era moltiplicato e la sensazione di essere a casa propria, al sicuro.

Sanem aprì gli occhi, e la prima cosa che trovò davanti, erano le braccia di Can, situate in due posti differenti: una dietro la spalla di Ali, mentre l'altra, sul suo ventre. Aveva dormito col viso poggiato sulle sue gambe e Sanem non immaginava neanche, la posizione scomoda in cui si trovava.

Credeva però che avrebbe discusso con Polen. Non avrebbe dovuto lasciare che il suo ragazzo dormisse insieme alla sua ex fidanzata, in ospedale, poiché lei non l'avrebbe mai fatto, ma Sanem non aveva idea di ciò che Polen aveva confidato a Can.

Passò delicatamente, per quello che riuscì, una mano dietro la nuca del suo amore più grande, prima di solleversi a malapena e portare una mano sulla fronte che batteva: Can aveva aperto gli occhi di scatto, spaventato da una possibile reazione negativa da parte di Sanem.

«Stai bene?»

«Ehi, sto bene, tranquillo. Cercavo di sistemarmi»

«Scusami, dormire sulle tue gambe non era il massimo»

«Al contrario, eri tu che probabilmente non stavi comodo»

«In effetti, ho un dolore al collo micidiale. Ma piuttosto, ragazzina, lo sai che oggi si torna a casa?»

«Si ritorna alla vita di tutti i giorni...» Sbuffò.

«Non è così»

«Che dici?»

«Beh, se ti dicessi che Kemal non sarà più un problema per noi?»

«Non capisco. Can mi hai sempre detto che non ti piacciono i giri di parole, quindi sii diretto ed evita di mettermi ansia» Aveva detto, e Can scoppiò a ridere. Sapeva che non aveva torto.

«Polen ha chiamato la polizia ieri sera... Kemal è stato arrestato per tentato omicidio e violenza domestica»

«T-tentato omicidio? Non ha mai tentato di uccidermi»

Can non sapeva come dirglielo, nonostante la situazione fosse ormai risolta. Si trattava comunque di un bambino, del suo stesso sangue, e sentirlo avrebbe fatto un male cane.

«Sanem... Ha tentato di uccidere tuo figlio»

«Che cosa? Stai scherzando?» I suoi occhi si erano inumiditi e delle lacrime avevano varcato l'ingresso delle sue guance, scorrendo rapide.

«Non scherzo. Sono arrivato in tempo, e Polen ha chiamato la polizia al momento giusto, o altrimenti...»

«Can non dirlo, ti prego»

«Yigit è rimasto fermo, Sanem, non ha fatto nulla. Soltanto dopo ha preso il bambino per calmarlo, mi sembra giusto dirtelo»

Il silenzio regnava in quel momento nella camera. Sanem stava contemplando ogni singola parola che aveva pronunciato Can, cercando di memorizzare quello che era successo, o se avesse capito male.

«Hai salvato la vita di mio figlio»

«E lo rifarei ancora. Sanem, te lo avevo promesso, che sarei morto pur di rivederti felice»

«No, Can, non hai capito che intendo. Hai davvero salvato la vita di mio figlio prima dell'inevitabile»

«L'ho fatto. Kemal cercava di soffocarlo con un cuscino, e neanche Polen ci ha visto più dalla rabbia»

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora