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Il ricordo di quello che aveva vissuto le provocò nuovamente un giramento di testa. Quella volta però, riuscì a non farsi vedere da nessuno, poiché chiusa nella sua stanza. Aveva persino rinunciato all'uscita con la sua migliore amica, sconvolta da ogni minuscola sensazione che aveva preso possesso del suo corpo.

Tutto era capitato davanti ai suoi genitori e credeva che fosse successo per via del destino: la mamma e il papà avevano cercato di far riavvicinare Can e Sanem, esattamente nel posto dove meno se lo sarebbero aspettato.

I due però, non ne vollero sapere di risolvere, specie Sanem, che era l'unica a decidere per due. Non voleva averlo vicino, e mai lo avrebbe avuto vicino, nonostante Can non l'avesse lasciata da sola neanche per un istante, mentre i medici la visitavano per capire cosa fosse successo.

Era semplicemente il troppo stress, ad aver provocato quello svenimento. Avrebbe dovuto controllarsi e non prendere troppi spaventi, ma nulla di irrisolvibile. All'udire quelle parole, sia Yigit che Can, furono sollevati nel sapere che fosse tutto nella norma, ma Sanem non aveva cambiato espressione neanche di poco.

«Possiamo tornare a casa insieme?» Si azzardò a chiedere Can, osservandola con iridi scure, che puntavano solo lei. In fin dei conti, avrebbero dovuto andare nello stesso posto.

«No...»

«Sanem ti prego»

«Ho detto no»

«Signora Sanem...» Continuò Yigit. «Credo sia meglio che vada con lui a prendere suo figlio, ed io vi vengo dietro» Concluse il discorso. Yigit avrebbe fatto di tutto pur di far rimanere i due da soli, ma tutto dipendeva da Sanem.

«E perché questo scusami? Mio figlio posso benissimo prenderlo con te»

«Io lo so questo, signora Sanem, ma penso sia meglio per voi rimanere da soli per un po'. Non si preoccupi, non farò parola con nessuno» Quelle parole fecero sorridere Can, che cominciò a dedicare la sua fiducia a quell'uomo. Sanem inizialmente non fu molto convinta, ma quando Can le accarezzò il dorso della mano con un polpastrello, accettò.

Una volta in auto, Sanem cercò di non parlare per nessuna ragione: riuscì a non far sentire neanche il suo respiro accellerato. La realtà era che avere a poca distanza l'amore della sua vita, e allo stesso tempo averlo così lontano, accendeva in lei un fuoco che ardeva continuamente, senza mai spegnersi.

«Sanem» L'aveva richiamata Can, ma lei non aveva ascoltato. I suoi occhi erano fissi oltre il finestrino, persa nei pensieri. Yigit era nella macchina dietro la loro, che seguiva entrambi, dovunque sarebbero andati.

«Sanem» Tentò ancora.

«Eh»

«La strada... Dove abita Zeynep?» Anni prima, sia Can che Sanem, facevano parte di una comitiva dov'era inserita anche Zeynep, li dove l'avevano conosciuta entrambi. Quella ragazza era da sempre al primo posto per i due, avrebbe dato la vita sia per uno che per l'altro, ma non ebbe la stessa opinione di Can dal momento in cui lasciò la sua migliore amica per un'altra ragazza.

Sanem a voce bassa, indicò la strada, senza mai perdere di vista il tratto che facevano, ma poi si rese conto che parlare non serviva a nulla, se a quel tempo esisteva il navigatore, che prontamente utilizzò. Avrebbe fatto l'impossibile pur di non far sentire il tono della sua voce al suo ex ragazzo, distrutta com'era.

«Sai che non mi fido molto delle cose tecnologiche Sanem, specie questa»

«Beh, oggi ti fiderai... Perché se sbaglierà strada sarò la prima a dirtelo, oppure dietro di noi c'è Yigit che può lampeggiarci o suonarci il clacson» Fu Can a non emettere più nessun suono. Girò il volante a seconda della strada che avrebbe dovuto percorrere e mantenne bassa la voglia che aveva di parlare con Sanem di tutto quello che aveva dentro.

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora