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Era difficile per lui accettare di condividere casa insieme ad una donna che amava per finta, ma non avrebbe potuto comportarsi in altro modo. Il suo desiderio era raccontare ogni cosa, affinché non riuscisse più a prenderla in giro, ma sapeva che Sanem si sarebbe fatta due domande e lui non poteva permetterlo. Semplicemente avrebbe dovuto impedire le nozze, che si avvicinavano sempre di più.

«Quale vestito metto? Questo o quest'altro?» Domandò Polen, mostrando due vestiti di due colori diversi. Uno appariva rosa chiaro, ed era corto, mentre l'altro era nero, ma abbastanza lungo.

«Quello nero» Polen credette che Can avesse scelto quello nero perché col rosa avrebbe messo in mostra parecchio, e lui non voleva. Non sapeva che Can avesse scelto completamente a caso. Scelse quindi l'abito deciso da Can, posandolo a letto, per poi avvicinarsi al suo ragazzo e sistemargli le braccia intorno al collo, oltre agli occhi puntati sulla bocca.

«Non ti piaceva quello rosa?»

«Anche, ma ho preferito quello nero» Lui senza peli sulla lingua, confermò quello che erano i suoi pensieri. Da sempre, preferiva il nero ad ogni tipo di colore, non soltanto perché la sua vita era contornata da quel colore, ma perché il rosa era più per ragazzine, secondo il suo punto di vista.

«O forse sei geloso?» Can ringraziò mentalmente chiunque avesse interrotto quel momento, suonando alla porta. Sorrise, fingendo di non avere altra scelta che andare ad accogliere chiunque ci fosse fuori, e Polen aveva annuito.

«Ne riparleremo però» Aveva detto lei.

«Certo»

Quando aprì la porta, davanti ai suoi occhi apparì la sua mamma, vestita elegantemente. Can era la sua copia, in molti a primo impatto, avevano scambiato i due per madre e figlio.

«Mamma»

«Amore mio» Polen sorrise, quando vide i due abbracciarsi. La donna era in lacrime, contenta di vedere suo figlio ridotto bene, dopo quello che aveva passato. Aveva da sempre creduto che il cancro sarebbe potuto tornare a far visita, ma sperato il contrario ogni singola volta che ci pensava. Più che creduto, aveva paura, quasi come una persona che una volta ogni tanto torna a farsi viva.

«Ciao Polen»

«Signora, è un piacere rivederla» Questo perché le due si erano già viste, raramente, ma l'avevano fatto. I loro incontri non erano programmati, ma capitati per caso.

«Le preparo qualcosa da bere»

«Ti ringrazio» La donna ne approfittò per parlare segretamente con Can, una volta rimasti da soli. Si sedettero sul divano, e le loro mani si incrociarono.

«Allora? Come va?»

«Io non lo so come va. L'ho rivista, mamma» Sussurrò.

«Sanem?»

«Si, Sanem. È la mia vicina di casa»

«Cielo... Allora il destino vuole rimettervi sulla stessa strada» Sorrise, ignorando completamente la situazione che girava attorno a loro.

«Mamma, Sanem è diventata mamma e sta per sposarsi con Kemal»

«Questo Kemal chi è?»

«Kemal Alemdaroğlu»

«Mai sentito»

«Ed è meglio... Quell'uomo è un violento, ed io non sopporto che alzi le mani su Sanem»

«Can, io te l'avevo detto, figlio... Hai distrutto il vostro destino, la vostra relazione... È vero che ha chiuso lei, dicendoti che non avrebbe voluto più vederti, ma come potevi biasimarla Can?»

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora