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Era chiara la situazione: Sanem non poteva fuggire perché aveva un sacco di seguaci attorno, che le andavano dietro persino quando era diretta verso il bagno. Cercava di fare il primo bagnetto a suo figlio, cercando di non dare importanza a quei maledetti occhi che le ronzavano attorno. Erano otto, perché secondo Kemal, due occhi soli non bastavano.

«Ma che bello sei» Mormorò in un silenzio agghiacciante, provando a farsi sentire soltanto da suo figlio. Era difficile, ma non impossibile. Il piccolo si rilassava sotto l'acqua e Sanem ne aprofittava per rilassarsi a sua volta, godendosi a pieno quei minuti col suo bambino. A contatto con l'acqua, Sanem era sempre tranquilla. Ci andava sotto e ci rimaneva per ore, lasciando annegare i suoi pensieri e riemergere il suo sorriso.

Più volte aveva pensato di sprofondare giù e di non risalire più, ma da quando Ali era nato, lei non aveva intenzione di lasciarlo nelle mani del padre. Piuttosto si sarebbe fatta uccidere in altro modo.

«Signora Sanem, ha terminato? Al capo serve il bagno» Sanem ignorò ancora quelle parole. Non poteva più nemmeno avere il suo tempo.

«Signora Sanem...»

«Dio, si... Ho terminato» Sbuffò, sollevando il piccolo dopo averlo avvolto in un asciugamano. Le sue labbra si posarono sulla fronte, e a stento riuscì a mantenere quelle lacrime che tanto avrebbero voluto scendere.

«Ti giuro che presto usciremo da qui»

Varcò l'uscita del bagno, per poi camminare dritta verso la sua stanza e chiudersi all'interno, nonostante le tre guardie l'avessero seguita. Difatti, bussarono alla porta con prepotenza.

«Signora Sanem... Apra la porta»

«Sto cambiando mio figlio» La sua voce tremava. Aveva paura, ma doveva armarsi di forza.

«Signora Sanem, la prego... Apra la porta e non ce lo faccia ripetere»

Sanem eseguì, nonostante la voglia di sprofondare. Girò la serratura, aprendo poi la porta, minacciando con gli occhi quei tre ragazzi. Non ne poteva più, quello non era il suo modo di vivere serena, come aveva predetto.

«Essendo anche io la padrona di questo posto, posso darvi ordini e voi dovete eseguirli. Lo sapete?» Tentò di dire lei.

«Signora Sanem, noi eseguiamo solo ed esclusivamente gli ordini del suo ragazzo»

«Non è neanche mio marito e si permette di trattarmi in questo modo. Dov'è lui? Lo voglio vedere»

Quella voce gelida però, non se l'aspettava nessuno. Tantomeno Sanem, che osservava Kemal in preda ad una crisi di nervi.

«Piccola mia, presto diventeremo marito e moglie»

«Che cosa stai dicendo?»

«Beh, ora siamo diventati una famiglia. Quindi, è scontato che ci sposeremo» Rideva. E Sanem ebbe i brividi.

«Io non voglio sposarti»

«A me non interessa, io voglio semplicemente che tu diventi mia moglie cosicché possa tenerti sotto osservazione»

«Più di così?»

«Si, Sanem, più di cosi. Prossimamente non ci sarà nessuno a sorvegliarti, ad eccezione di me»

«Tu sei un pazzo» Fece quello che si sentiva di fare. Rientrò nella camera, per riprendersi il suo bambino. Non se la sentì neanche di vestirlo, semplicemente lo coprì con l'asciugamano. Prese anche il borsone del piccolo, prima di allontanarsi da tutto e tutti, ma Kemal la bloccò.

«Cos'hai intenzione di fare? Eh?»

«Portare via me e mio figlio da questa trappola. Basta, sono davvero stanca Kemal»

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora