22.

757 82 18
                                    

Avere davanti agli occhi un solo colore, ma non riuscire a vederlo, significava che fossi in punto di morte. Provare a respirare, senza riuscirci, si rivelò per Sanem un'impresa impossibile, sentendo allo stesso tempo, il battito del suo cuore rallentare sempre di più, ogni secondo che passava.

Ogni singolo decimo che trascorreva, il panico si diffuse nel corpo di Can, aumentando la velocità. Il suo volto era bianco come un cadavere, i suoi occhi erano offuscati per via del pianto che mai aveva smesso di esserci, e il suo respiro mozzato in gola, che impediva la giusta respirazione e la circolazione del sangue.

«Can, figlio, ti prego di calmarti, la stanno aiutando» Provò a tranquillizzarlo Huma, ma con scarsi risultati.

Avevano deciso di ritrovarsi da poco, di ricominciare a vivere partendo da dove tutto era cominciato, ripetendo la loro strada da zero. Can si domandava come fosse possibile che il destino avesse giocato contro di loro più di una volta, dividendoli. Come poteva succedere, ogni volta che i due si ritrovavano, la vita metteva bastoni fra le ruote, impedendo loro il giusto cammino.

Sanem era da qualche ora in sala operatoria e non si avevano più notizie di lei. Il proiettile aveva quasi perforato un polmone ed erano pochissime le probabilità di sopravvivenza, ma si credeva che Sanem poteva farcela, per quante volte aveva combattuto in quella vita.

Non avrebbe mollato per lei, per Ali, e per Can, che tanto desiderava e che mai avrebbe lasciato di sua spontanea volontà. Sanem avrebbe dovuto reagire, per impedire, non solo a Can di sentirsi uno schifo, ma anche per non dichiarare fallimento.

«È colpa mia» Quelle tre parole, Burcu e Deniz le avevano già sentite, quando Sanem era insieme a Can, poco prima di rivedere la signora Huma. In quella sala d'attesa, c'era Yigit in compagnia di Zeynep, oltre i veri amici della coppia.

Il giorno della vigilia di Natale era partito in modo impeccabile e si era concluso uno schifo: Ali era fra le braccia di Zeynep, che richiedeva la presenza della sua mamma. Molto spesso piangeva, non smetteva di muoversi e non riusciva a chiudere occhio.

«È colpa mia. Quel proiettile avrebbe dovuto colpire me, non lei. AVREI DOVUTO ESSERCI IO AL SUO POSTO MALEDIZIONE»

«Can, ti prego, calmati» Aveva mormorato Zeynep. Dopo quella sfuriata di Can, il piccolo aveva ricominciato a singhiozzare, spaventato. Aveva vissuto molte situazioni che un neonato mai avrebbe dovuto vivere, e fu proprio per questo che Can, decise di allungare le braccia verso Ali per poterlo prendere, e tenerlo quindi fra le sue braccia.

«La mamma torna, te lo prometto Ali. Lei tornerà, perché io non sarò abbastanza forte dal portare questo peso sul petto» Can si odiava, odiava quel proiettile che l'aveva colpita in pieno, odiava Polen per la sua scenata, odiava Kemal per essere entrato nella sua vita, e odiava l'istante in cui Sanem si fiondò davanti a lui, per impedire a quel proiettile di scavare a fondo nel polmone di Can.

«Sanem ha voluto salvarti la vita, Can. Sapendo dei tuoi problemi, sapeva che con un proiettile nel petto non avresti resistito» Confessò la donna, prendendo la manina di Ali per poterla stringere nella sua.

«Perfetto. E sarei morto sapendo di essere riuscito a salvarla, in qualche modo»

«Tu l'hai già salvata, Can. Cosa credi? Solo ed esclusivamente perché voi due, non vi siete ritrovati subito, il vostro non è vero amore?»

«Non ho detto questo. Io sono innamorato di lei, mamma, e lei è innamorata di me. Proprio stasera ne stavamo parlando, noi... Avevamo deciso di ripartire da zero, di darci una possibilità»

«E questa possibilità riuscirete ad averla non appena lei uscirà da lì, Can»

«Cosa dirò ad Ali se Sanem non dovesse farcela?» Avevano considerato raramente quella opzione, nonostante fossero troppo alte le probabilità che quella domanda fosse vera. Aveva perso troppo sangue, e tutto si era fatto più complicato.

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora