Epilogo.

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DUE ANNI DOPO.

«Quello che questa storia vuole insegnare, è che non bisogna mai avere paura, in ogni occasione. Bisogna saper parlare, riuscire ad affrontare la realtà, nonostante il livello di difficoltà. Can e Sanem avevano molto da imparare, ma col passare del tempo, e con la distanza di mezzo, erano riusciti ad insegnare l'uno all'altra come dover affrontare la vita, come dover sopravvivere nonostante la voglia di farla finita. Molte storie non si concludono col vissero felici e contenti, ma la storia di quei due innamorati, non si poteva concludere meglio di così» Chiunque applaudì, contenti di quelle parole e della storia che avevano letto, segnata ormai su carta.

Perché "Non Avere Paura" era diventata cartaceo. Sanem aveva deciso di raccontare la sua vita soltanto per uno sfogo personale, ma quando si era resa conto di quello che era riuscita a buttare fuori, aveva deciso di pubblicare quel libro e di provare a far forza, a chiunque avesse vissuto o stesse vivendo, la stessa storia che aveva vissuto Sanem con Kemal.

Quel libro aveva venduto migliaia di copie, e Sanem era tornata a New York per il suo primo firmacopie, della quale era orgogliosa. Incontrare così tanta gente che adorava il suo libro, o le sue parole, o la sua stessa storia, l'aveva resa entusiasta di aver pubblicato quel libro, che probabilmente non avrebbe avuto un seguito.

Mentre rispondeva alle tante domande, i pensieri di Sanem si allontanavano, andando diretti dalla sua famiglia. Can aveva riconosciuto Ali come suo figlio, quindi il piccolo portava il suo cognome, mentre i due avevano avuto due gemelle: Dilara e Hulya.

Il parto era stato travagliato, Sanem aveva rischiato di non farcela viste le tante ore. Dilara era nata una quindicina di minuti prima, mentre Hulya, essendo stata l'ultima, fu più complicato metterla al mondo.

Sanem era devastata, ma ce l'aveva fatta, con Can al suo fianco. E con questo pensiero, tornò a casa sua, dove ad attenderla c'erano i suoi amori. Ali corse verso Sanem, ridacchiando per la felicità di vedere tornare la sua mamma.

«Ehi, ti stavamo aspettando signora Sanem. Com'è andata il tuo primissimo firmacopie?»

«È andata. C'erano un sacco di persone» Aveva confessato, continuando a baciarsi il figlio.

«Ho capito. E i baci solo a mio figlio? A tuo marito no?»

«Appena finisco»

«Ah giusto, io vengo dopo»

Sanem dopo essere scoppiata a ridere, aveva sistemato Ali per terra, che camminava verso i suoi giochi, mentre la sua mamma andò diretta dal suo uomo. Attaccò la bocca alla sua, senza aspettare altro tempo.

«Non sai attendere?»

«No, è che vede... Mi è mancata molto, signora Sanem»

«E adesso sono qui, pronta per mangiarti»

«Ahia, qui ci sono i bambini Sanem. Sai cosa mi ha detto Ali prima?»

«Cosa?»

«Che vuole un fratellino. Sai, non li va giù il fatto che ha soltanto due sorelle. Lui vuole divertirsi con qualcuno del suo stesso sesso»

«Lui ti ha detto questo?»

«Eh già, era molto disperato sai? Me lo ha confessato in lacrime»

«Certo, ho capito»

L'ironia che aveva preso quella conversazione li fece ridere ancora una volta. Entrambi desideravano giocare a parole, stuzzicarsi, senza mai essere diretti. Il gioco pericoloso aveva cominciato a piacere soprattutto a Can, che per prendersela, sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa.

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora