Pezzi di puzzle rimasti per terra, sparsi ovunque. Alcuni mancavano, non si trovavano. Altri non riuscivano ad incatenarsi, o se lo facevano, non erano al completo.
Una volta scoperto quel nome, Kemal aveva provato a forzare la serratura dell'abitazione di fronte alla loro, riscuotendo successo. Inizialmente aveva cercato Can suonando al campanello, credendo che le parole di Yigit fossero vane, ma una volta visto il risultato, era riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
«Signore, cosa ci facciamo qui? È il signor Can che ha portato via Sanem, non siamo noi a dover entrare di soppiatto in casa sua, senza una motivazione»
«Yigit, taci. Voglio vedere se nasconde qualcosa»
«Intende con Sanem?»
«Intendo lui e basta, Yigit» Cercando fra vari documenti, Kemal e Yigit non si accorsero del ritorno di Polen, che spaventata, osservò i due.
«Scusatemi? Voi chi siete e che ci fate in casa mia?» Aveva detto, attirando la loro attenzione. Polen si girò intorno, alla ricerca del suo uomo, ma con scarsi risultati.
«Cerchi il tuo bellissimo fidanzato? Mi dispiace dirti che non è in casa, visto e considerato che è uscito con la mia, di ragazza» Sbottò Kemal, sedendosi sul primo divano che aveva davanti agli occhi.
«È impossibile»
«Invece tanto reale... Lui non è qui, e se controlli, in casa mia non c'è neanche Sanem»
«Quei due non ce l'hanno una relazione»
«Non hanno una relazione, accidenti! Ma il tuo carissimo fidanzato, ha portato via la mia fidanzata, dopo una nostra piccola, minuscola, insignificante, discussione... Che diritto aveva? Eh?»
«Non ce l'aveva...»
«Eh no. Ora prova a chiamarlo, su, e guai a te se dici che sono in casa vostra»
«A proposito di questo, ne riparleremo»
«Io sono qui. Quando vuoi»
Polen contattò il suo fidanzato, in preda all'ansia. Credeva che Kemal stesse blaterando, ma l'altro suo lato, sapeva che potesse avere ragione, e aveva una paura micidiale.
«Can non risponde...»
«Visto?»
D'altro canto, Can era realmente con Sanem, e il cellulare non lo considerava minimamente. L'auto non era stata fermata, e cercava di raggiungere la stazione di polizia prima dell'inevitabile.
«Spiegami cosa ti cambia se denuncio o meno Kemal»
«Cosa mi cambia? Sanem ti rendi conto che quell'uomo ti ha messo le mani addosso? Hai una vaga idea di quello che passerà tuo figlio quando crescerà? Sei mamma, accidenti a te, pensa a lui, prima di pensare agli altri»
«È quello che sto facendo»
«Non mi pare sai?» La sua era una provocazione. Sapeva benissimo che Sanem aveva una sola priorità nella vita ed era suo figlio: la conosceva benissimo per poter pensare anche solo per un secondo, l'esatto contrario. Ma cercava i suoi punti deboli per spronarla a mettere fine alla sofferenza che provava, alla delusione di vivere rinchiusa, segregata in casa con un uomo che non l'amava davvero.
«Tu che cosa ne sai? Sei fuggito con me, nonostante la tua fidanzata possa arrivare in casa tua da un momento all'altro»
«Non cambiare discorso. In questo momento non m'interessa di cosa può succedere, mi importa solo ed esclusivamente che tu viva la vita che vuoi vivere. Denunciando Kemal, hai una cazzo di possibilità di ricominciare a vivere, e di far vivere tuo figlio, lo capisci Sanem? È normale avere paura, ma fai uscire quella dannata forza, perché so benissimo che ne hai da vendere» Non ci furono altre risposte e Can approfittò per aumentare la velocità. Non voleva che Sanem vivesse ciò che mai avrebbe voluto vivere, ma voleva che continuasse la sua vita come meglio desiderava, felice e spensierata. Non importava se poi avrebbe peggiorato il loro rapporto, lei veniva prima.
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𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.
Fanfiction«Non avere paura» Il terrore di sopravvivere, non potendo vivere. La sofferenza che ti porta a non saper respirare, chiudendoti nel tuo posto, senza alcuna via d'uscita. Il suo arrivo cambierà letteralmente ogni minuscola situazione, attuando miglio...