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UN GIORNO DOPO.

Un bigliettino bianco riuscì a passare al di sotto di quella porta bianca, senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, all'inizio. Ma il tempo volava, e chi da una parte, e chi dall'altra, aveva trovato qualcosa da fare. Polen aveva dato inizio alle pulizie, girandosi l'intera casa con una pezza in mano, mentre Can era sul punto di uscire da casa sua, per scattare qualche fotografia.

Arrivati entrambi davanti alla porta per due ragioni diverse, Polen si accorse di quella carta sistemata per terra e si stranì, indicando al suo ragazzo ciò che aveva in mano.

«Che roba è?»

«Io non lo so... Ora vediamo» Polen aprì la busta, sotto lo sguardo incuriosito di Can, che non appena lesse il contenuto, quasi non rimase strozzato dalla suo stesso respiro.

Kemal Alemdaroğlu e Sanem Aydın convoleranno a nozze.
Siete invitati.

Quasi non riuscì a credere a quello che i suoi occhi avevano letto e alle Parole che Polen aveva pronunciato. I suoi occhi si chiusero, restando fermi.

«Si sposano... Buon per loro» Polen era estasiata. Aveva finalmente ricevuto l'opportunità che le mancava per dividere ufficialmente Sanem da Can.

«Buon per loro? Ti rendi conto che quell'uomo è un bastardo senza cuore? Sanem non può aver cambiato idea da un momento all'altro»

«Cosa t'importa? A quanto pare, Kemal è riuscito a convincerla e ha fatto la cosa migliore che avrebbe potuto fare... Poi, mi spieghi perché te la sei presa così tanto? Alla fine, Sanem non ti appartiene più»

«Cosa stai blaterando? È vero, io e Sanem non stiamo più insieme, ma Polen... Kemal è violento con lei, e nessuna donna meriterebbe di vivere accanto ad un uomo che le picchia... Com'è riuscito a convincerla?»

«Cosa ti interessa? L'importante è che si sposino e che vivino la loro vita felici e contenti»

«Da donna... Come puoi sopportare di vedere un uomo che alza le mani su un'altra donna? Se ci fossi stata tu, al posto di Sanem, che avresti fatto?»

«Ma perché stiamo parlando di questo? Siamo stati invitati al suo matrimonio, fine»

Can tacque. Non volle peggiorare la situazione, ma lui era consapevole che non avrebbe potuto sistemare in altro modo, specie perché Sanem non si faceva aiutare.

E non poteva biasimarla. Lui però, doveva continuare la sua vita come se nulla fosse successo, come se Sanem non stesse implorando con gli occhi di uscire da quell'inferno in cui l'aveva fatta entrare lui stesso. Ma la realtà era soltanto una, e non si poteva negare. Non essendosi visti per anni, Can non aveva nessun diritto di entrare nuovamente nella sua vita e di stravolgere i suoi piani.

Avrebbe dovuto vederla fingere, davanti a tutti. Avrebbe dovuto vederla sorridere, quando avrebbe voluto soltanto piangere. Avrebbe dovuto vederla scambiarsi gli anelli col bastardo, quando avrebbe voluto soltanto scappare.

E per un secondo solo, immaginò come sarebbe andata se quella sera, fossero scappati loro due, insieme al bambino. Sarebbero stati felici? Sarebbero riusciti a vivere la loro vita? Probabilmente Kemal avrebbe cercato entrambi fino al momento in cui non li avrebbe trovati, e gliel'avrebbe fatta pagare.

Poi continuò a pensare: Sanem lo voleva davvero? Era realmente disposta a sposarsi con Kemal poiché lui si era pentito di tutte le azioni che aveva commesso contro di lei? Il suo cuore batteva per quell'uomo?

«Can»

«Eh»

«Devo lavare a terra, se devi uscire fallo ora»

𝑁𝑜𝑛 𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑃𝑎𝑢𝑟𝑎.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora