[2° Parte]
Crescere a volte fa paura, ma è inevitabile e, sotto alcuni punti di vista, meraviglioso.
Due ragazzi, collegati dal destino, finiranno sempre per ritrovarsi, in un mondo che ancora non è pronto.
In un mondo nel quale il passato tornerà s...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Il ragazzo mascherato, di fronte agli occhi decisamente confusi e sbalorditi di Katsuki, continuava a ridere. O meglio, era ciò che credeva il biondo, ma quello era decisamente il suono di una risata... Le spalle molleggiavano e la postura si rilassò leggermente.
Errore...
Con uno scatto felino Katsuki balzò nella direzione dell'altro, provando ad afferrarlo, ma come una biscia gli sgusciò dalle mani, dando il via a quella che da fuori poteva sembrare quasi una danza.
Si muovevano, perfettamente coordinati. L'avversario del grande Katsuki schivava in punta dei piedi, con eleganza e grazia, mentre il biondo sembrava una furia, ogni minimo spiraglio di ragione si era fottuto, creando solo rabbia e frustrazione. L'altro aveva riposto perfino il suo coltello, continuando a prenderlo in giro in ogni suo passo e azione.
Ma rimaneva comunque un ottimo combattente, era pur sempre il grande Dynamight, così, con una finta e un'ottima collaborazione di gambe e braccia, la sua mano si andò a schiantare sul collo dell'altro, premendolo con forza ad uno degli alberi che li circondava.
Aveva il fiatone, le labbra schiuse e gli occhi piantati dentro alle fessure che sbucavano da quel teschio. Non vedeva assolutamente niente... Solo oscurità in quelle orbite vuote.
"Ora... Bastardo... Vedi di rispondere, o giuro che ti faccio-".
"Esplodere la testa...?".
Silenzio.
Un lungo silenzio diventò quasi soffocante, mentre Katsuki spalancava gli occhi e il respiro gli moriva in gola. Abbassò lo sguardo, osservando come la lama del coltello dell'altro era appoggiata al suo ventre, poteva percepire la pressione della punta che provava a farsi spazio tra gli spessi tessuti dei suoi capi invernali.
La mano che aveva al collo dell'altro ragazzo iniziò ad allentare la presa, rilassandò i muscoli e lasciando scendere il palmo aperto, sfiorando le clavicole ed il petto. L'aria sembrava rarefatta nei suoi polmoni, mentre una morsa dolorosa allo stomaco lo attanagliò, facendogli contrarre l'addome. Seguì ogni centimetro che percorreva, osservando quella pelliccia scura che teneva coperto l'intero corpo, guardando il cappuccio che non era un semplice tessuto... Ma era la testa di un animale scuoiata...
Lui...
Avvicinò entrambe le mani su quel teschio, lentamente, afferrando la mandibola scheletrica e passando le dita negli incavi vuoti. Li afferrò, quasi con timore, mentre gli occhi rimanevano sgranati non sapendo cosa aspettarsi.
Sentiva l'arma ancora ben premuta sul proprio corpo, ma rimaneva lì, immobilizzata, mentre lui iniziava a sollevare quella maschera. Osservò come il mento fece capolino, lasciando sbucare le labbra che, nonostante fossero screpolate dal freddo, sembravano due cuscinetti morbidi... Osservò le lentiggini che decoravano le guance, qualche cicatrice che risplendeva, chiara. Continuava il suo percorso, scoprendo degli zigomi morbidi, non troppo pronunciati e poi... Eccoli.
Gli occhi.
Il rubino dentro lo smeraldo.
Rabbia contro speranza.
Fece un passo indietro... Due... Tre. Sollevò una mano, indicandolo, con la mano tremante, mentre iniziò a boccheggiare senza riuscire a trovare la forza per poter parlare. Era di fronte a lui... Sei mesi. Sei mesi in cui ogni notte, il buio faceva risplendere nella sua mente solamente due iridi verdi, meravigliose. Notti in cui sognava quel corpo mingherlino, ma in ogni caso tonico... Quel viso, quel sorriso, quei riccioli perennemente disordinati.
"T-tu... Tu... Non... No... Non... Sei tu... Sto sognando... È un fottuto... Scherzi?!". Gli faceva male la gola a parlare, mentre dei rantoli gli graffiavano l'ugola. Aveva paura... Paura che quell'immagine di fronte ai suoi occhi si sarebbe rotta, spezzata, incenerita... Come ogni notte.
E quel ragazzo, dagli occhi verdi ed un sorrisetto compiaciuto stampato sul volto, si appoggiò più comodamente all'albero, divaricando le gambe e girandosi tra le mani il coltello, sfiorando la lama con le dita coperte da dei guanti in pelle. "Che fai, balbetti?".
Quella dannata voce... Una smorfia confusa e quasi dolorosa occupo' la faccia del più grande, che continuava ad indietreggiare, sempre più sofferente.
"Oh, andiamo, scappi pure? Abbiamo passato ore dove eri tu che rincorrevi me, ed adesso...? Scappi?".
Scosse la testa, non riuscendo ancora a parlare, mentre altre fitte gli afferrarono il petto.
"D-Deku...".
"Oh sì, sono proprio io... - Sorrise, aprendo le braccia e iniziando a camminare verso di lui, quasi teatralmente - Kacchan".
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
**
È breve, decisamente breve, perdonatemi! Ma mi piaceva così, coinciso, diretto. -Apple.