Capitolo 5

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"Pensi di muovere quelle gambe, o devo trascinarti fino a staccarti la pelle?"

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"Pensi di muovere quelle gambe, o devo trascinarti fino a staccarti la pelle?". Sibilò Izuku, mentre teneva una corda ben stretta alla mano, spronando Kacchan a camminare. Stava portando verso la riva del lago il suo prigioniero, Shoto Todoroki, che ancora totalmente confuso dalla situazione non aveva possibilità di ribellarsi.

Il suo rapitore, ai suoi occhi, era un folle... uno psicopatico. Non aveva idea del motivo per cui era lì, per cui veniva trascinato da una parte all'altra dello Stato e non aveva idea del motivo per cui venisse picchiato ogni giorno.
Lo aveva sentito borbottare qualcosa sulla vendetta, sul ripagare un debito... Ma non era a conoscenza di niente.

Gli erano state poste domande su domande, sulla propria famiglia, sul loro impero commerciale... Aveva risposto, perché lui, della famiglia Todoroki, condivideva solo il cognome.

La grossa ustione che aveva sul volto era guarita, ma una brutta cicatrice lo avrebbe segnato per tutta la vita. Quel ragazzo riccioluto, preso da un moto di rabbia gli aveva lanciato tutto il contenuto di una teiera bollente in faccia.
Il perché? Perché non aveva idea di quali mansioni eseguisse suo fratello maggiore Touya, conosciuto come il temibile Dabi.

"Ho i piedi distrutti... Come-".

"Non mi importa, cammina e basta - Sbuffò il verdino, avvicinandosi alla riva del grande lago che si estendeva di fronte a loro, calmo e cristallino - Siamo arrivati".

"Che vuoi fare ora? Provare ad affogarmi...? - Il ragazzo bicolore, si guardò intorno, stanco quasi di respirare mentre le corde che aveva legate ai polsi gli stavano facendo decisamente male - Non mi dispiacerebbe affatto".

Di fronte a loro la visuale era meravigliosa, nonostante il freddo invernale e quella brezza pungente che si andava a schiantare sui loro volti. La spiaggia era vastissima, con la morbida sabbia terrosa che decorava la cornice dell'enorme lago.
Il Lago Flat Iron, rendeva navigabili quelle acque dalle navi a vapore che dovevano spostarsi da una sponda all'altra degli stati. Era vasto ed imponente, meta molto prediletta da parte di molti pescatori.

"Nah, mi servi ancora un per un po'. Oggi peschiamo". Scese dal cavallo, accarezzandogli il collo e lasciando qualche pacca su di esso, per poi voltarsi verso il ragazzo eterocromatico, osservando come le sue gambe tremavano e i suoi piedi, nudi, erano ricoperti di calli e vesciche, perfino del sangue decorava i passi che percorreva.

L'umanità repressa in fondo all'anima del verdino bussò alla porta, provando a smuoverlo per provare un po' di compassione. Avranno avuto sì e no la medesima età... Come si sarebbe sentito lui, se fosse stato rapito e torturato da un ragazzino con manie di grandezza?

Slegò la corda dalla sella, tirando un flebile sospiro, mentre riprese a camminare verso la riva continuando a trascinarlo.
Sfiorò l'acqua calma con le dita, facendogli poi un cenno con il capo: "Forza, datti una rinfrescata. Senza piedi non potresti più camminare e mi toccherebbe portarti in sella, non è allettante come soluzione".

𝙶𝚞𝚗𝚜 & 𝙻𝚘𝚟𝚎 - 𝚁𝚎𝚟𝚎𝚗𝚐𝚎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora