𝟏𝟑.

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𝐒'𝐄𝐍𝐓𝐄𝐍𝐃𝐑𝐄
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌

san's pov

Doveva essere mezzogiorno ormai, a giudicare dal sole alto nel cielo. I ragazzi erano al fiume, mentre Ye Won e Namra tentavano di arrostire i persici pescati quella mattina, ravvivando il falò di tanto in tanto.

Sembrava che le condizioni metereologiche non potessero impazzire più di così, eppure da qualche ora la temperatura era salita a livelli quasi insopportabili. Per questo il gruppo continuava ad intercambiarsi tra l'accampamento e il torrente, in cerca di un po' di tregua dal sole infernale.

Ragion per cui, dopo un tuffo nel fiume, il rosso si era tolto giacca e maglietta.

Mon dieu! avrebbe detto Areya, davanti a quella vista. Gli altri due avevano seguito Wooyoung a ruota, minacciati dall'idea di bollire vivi nei propri indumenti. Si gettarono anch'essi nelle acque gelide, mentre Chanyeol prorompeva con il suo monologo su come fosse scientificamente impossibile che un ruscello fosse di quelle temperature nonostante la temperatura esterna.

«Ci hanno fatto un favore, Chan. Non fargli cambiare idea.» tagliò corto il rosso, lanciando un occhiata sopra di sè.
San annuì. «Saremmo già morti disidratati, se questo posto seguisse le leggi della natura.»
«Visto? Anche il falegname la pensa così.»

Il biondo roteò gli occhi. Avevano iniziato ad utilizzare quel soprannome da quando, un paio di giorni prima, li aveva aiutati a fabbricare un ascia rudimentale con della legna di frassino. Da quel momento erano rimasti convinti che fosse quella la sua occupazione, al distretto.

Un boato li fece scattare sull'attenti, dimenticando nell'immediato le battute di poco prima. Ye Won e Namra fecero capolino da dietro gli alberi, mostrando lo stesso sguardo teso dei ragazzi.

«Un tuono?» Wooyoung si voltò d'istinto verso Chanyeol, come per chiedere conferma delle sue parole. Eppure, il cielo era limpido. L'altro scosse la testa, raccogliendo in fretta il suo distillatore. «No. Una mina.»

«Una . . .che?» tuonò Ye Won, osservandoli spiazzata da lontano. Si guardò intorno, come spaventata di fare anche un solo passo in più.

San ed il rosso si scambiarono uno sguardo confuso, per poi seguire l'esempio di Chanyeol e raggiungere in fretta le ragazze. «Ce ne andiamo. Subito.» ordinò Chan, finendo appena in tempo la frase. Un altro scoppio, più forte del primo, scosse il terreno sotto di loro.

«Ci vogliono arrostire come pesci?» Namra prese il suo arco, mentre il fratello spegneva il fuoco in fretta e furia.

Senza tempo per discuterne, si misero a correre verso il lato opposto del fiume. Dagli sguardi di ognuno era facile capire come si stessero interrogando su quanto appena successo: i tributi del tre, gli unici in grado di mettere in atto qualcosa del genere, erano entrambi morti. Avevano forse disseminato quell'area di congegni dal primo giorno?

Ad un paio di chilometri di distanza, quando finalmente Chan diede il via libera, rallentarono. Avrebbero dovuto trovare un nuovo punto in cui accamparsi, allestirlo e controllare di nuovo i dintorni, e niente sarebbe stato meglio della radura accanto al fiume, ma d'altronde erano già fortunati ad essere vivi.

Proprio mentre si addentravano nella fitta foresta, osservando l'uno le spalle dell'altro, San fu costretto a fermarsi di scatto. Non volontariamente. Le sue gambe si erano paralizzate senza preavviso. Namra quasi gli inciampò addosso.

Stesa sulla terra fangosa, con uno squarcio che la percorreva dalla spalla sinistra alla costola, una giovane dalla chioma bruna guardava il cielo ad occhi socchiusi. Aveva qualcosa tra le mani, un'arma il cui luccichio era opacizzato dal fango.

₊ ⊹ rend the dollDove le storie prendono vita. Scoprilo ora