𝐓𝐎𝐔𝐓 𝐍'𝐄𝐒𝐓 𝐐𝐔'𝐔𝐍 𝐉𝐄𝐔
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌san's pov
Il nuovo arrivato teneva un braccio attorno al collo di Namra, mentre il respiro affannato di lei suggeriva che non sarebbe resistita ancora per molto. Wooyoung era già scattato in piedi.
«Sehoon.»
Non ci fu tempo di pensare. Nè per San, nè per il diretto interessato. Il rosso gli fu addosso in uno scatto impercettibile, iniziando a colpirlo senza sosta nè pietà. Ma non appena lasciò andare la ragazza, quel frastuono cessò. Il diamante prese tra le braccia la sorella, che si trovava nella sottile linea tra la lucidità e la perdita di coscienza.
Sehoon si fece avanti. Non verso di loro, ma verso San, che era rimasto ad osservarli immobile, a pugni stretti. Risvegliatosi dalla trance, il biondo raccolse la katana a terra e si gettò a sua volta all'attacco. Il clangore metallico delle armi rieccheggiò nella radura, coprendo le parole preoccupate che i due fratelli si stavano scambiando. O, almeno, i futili tentativi del maggiore di evitare che la ragazza perdesse i sensi.
Il biondo non necessitò dell'aiuto di nessuno: Sehoon era debole, quasi moribondo, e gli occhi vitrei coi quali nemmeno riusciva a centrare il suo viso ne davano la conferma. Dopo un paio di affondi, infatti, dal suo petto si espanse una macchia rossastra. Imbrattò la giacca, gli indumenti, l'erba. Cadde sulle proprie ginocchia.
Quello che vide sul suo viso, però, non fu dolore. Nemmeno rimorso. Gli esseri umani sul punto di morte tendono a pentirsi persino della pià vana punta d'odio. Sehoon, invece, rideva.
«Vi ho visti. Tu e il diamante.» con la testa tremante fece un cenno al rosso, ad un centinaio di metri da loro. Era ancora chino sulla sorella, che aveva trascinato sotto l'ombra dell'albero più vicino.
«Credi davvero che provi qualcosa per te?» il tono con cui pronunciò l'ultima parola era pieno di disgusto, tanto che lo fece inorridire. «Credi che sia qui, nell'arena, per trovare un amichetto con cui passare le serate?»
Lo stava provocando. E lui non doveva reagire. Sarebbe morto di lì a breve, San doveva solo ignorarlo.Fece per allontanarsi per raggiungere gli altri, ma fu interrotto ancora una volta.
«Ti sta manipolando, come sa fare lui. Presto giungerà anche la tua fine. Questi sono i suoi giochi, lo sono sempre stati.»
«Basta.» lo interruppe, furibondo. Non riusciva più a sopportare quelle parole. O, forse, non sopportava che lo colpissero come dardi roventi. San sapeva che Wooyoung non poteva sentirli; eppure, continuava a sperare che si alzasse e negasse tutto.Con il coltello sguainato dalla federa, si inginocchiò accanto a lui. Sehoon ne sembrò soddisfatto.
«Uccidimi, forza.» poi sollevò lo sguardo, facendogli segno di avvicinarsi ancor di più, come fosse un segreto.
«Tra me e te,» indicò il sangue che ormai formava un orrido stagno ai suoi piedi.
«Ho comunque vinto io.»
San affondò il coltello con tutta la forza che aveva in corpo.⋆⋆⋆
San detestava Sehoon.
San detestava l'arena.
San detestava Wooyoung.San detestava come quelle parole continuassero a ronzargli per la testa, con la ferocia di uno stormo d'api. Come se contassero qualcosa. Come se davvero, in quel luogo infernale in cui avrebbe dovuto pensare solo a tornare dalla sua famiglia, si stesse davvero crogiolando su una questione sentimentale.
Un favorito gli aveva rubato il cuore per gioco.
La testa gli pulsava allo stesso ritmo del cuore, mentre l'emicrania gli divorava i pensieri. O, chissà, magari erano i pensieri stessi a divorarlo. Forse, Sehoon aveva ragione. Non aveva fatto altro che riportare a galla una consapevolezza che San aveva avuto dal primo giorno, ma che il suo cuore era indotto a dimenticare: alla fine sarebbe dovuto rimanere uno solo di loro, e Wooyoung non avrebbe mai dato quell'opportunità a lui. Il favorito, in quanto tale, l'aveva ripetuto un'infinità di volte ai media: lui era lì per la vittoria. E, pur lasciando il privilegio della vita la sorella, si sarebbe prima accertato che nessuno, oltre a loro, sarebbe rimasto in vita. E San sapeva di essere solo un ostacolo imprevisto nei suoi piani.
Anche se non era più la sua esca, poteva davvero considerarsi un suo pari?
Tuttavia, doveva continuare a fingere.
Portare avanti quella farsa infernale.
Mantenere il sorriso.Lo stavano facendo per gli sponsor, dopotutto.
«Per gli sponsor.» si ripetè, sottovoce, lanciando un altro ramo nel fuoco.
Ye Won sollevò la testa, rivolgendogli un'espressione confusa, «Hai detto qualcosa?»
Lui scosse il capo, e lei tornò ai suoi compiti.Il sole stava tramontando e, finalmente, Namra si era ripresa. Il fratello non le si era staccato di dosso nemmeno un attimo, preoccupato che, alla sua minima distrazione, qualcuno sarebbe tornato a prenderla. In ogni caso, nessuno si era azzardato a dire qualcosa: persino Ye Won, sempre pronta a richiamare le sue attenzioni, era avvolta da un silenzio insolito.
Il biondo aveva trascorso il pomeriggio a raccogliere valeriana, arnica ed efedra, le erbe medicinali più adatte per un infuso che potesse ridarle le energie. L'ultima, in particolare, pur essendo la più efficiente, rischiava di risultare tossica per l'organismo, se assunta in dosi sbagliate: per questo era concentrato sul ridurla in piccole parti da aggiungere una volta ultimato il resto. In una situazione del genere, dove il capolinea era ormai a due passi, aveva compreso che nascondere le sue abilità non aveva più un uso.
Varie, anzi, contrastanti erano state le riflessioni che l'avevano accompagnato quel giorno. Si chiedeva perchè la stesse curando, perchè si stesse costruendo una croce da solo. Se Namra sopravviveva, lui aveva un motivo in più per essere destinato a morire. Credeva che lo stesse facendo per una sorta di principio morale, altruismo. Ma la verità era nascosta nell'espressione cupa del ragazzo seduto poco più in là.
San si alzò il piedi e disse alla compagna accanto a lui che sarebbe andato a farsi una passeggiata. Al «a quest'ora?» di Ye Won, seguito dal suo solito cipiglio, rispose che ormai erano praticamente soli nell'arena.
In realtà non gliene importava un bel niente. Mentre camminava a piedi scalzi, sugli argini del fiume, si guardava intorno come in cerca di qualche segnale di vita; un altro tributo, una bestia selvatica, chiunque fosse in grado di farlo fuori in quell'esatto momento. Ormai le probabilità di tornare a casa, salvare la sua famiglia dalla rovina e tornare alla vita di tutti i giorni, per lui, avevano già rasentato lo zero da un pezzo. Il suo ultimo desiderio? Morire in quel momento, da solo, così da risparmiarsi il giorno in cui il rosso l'avrebbe rinnegato.
Quando fu di ritorno all'accampamento, Namra si era già addormentata sulla spalla del fratello. Il distillatore nel quale aveva versato l'infuso era poggiato a terra, vuoto.
Non appena lo vide arrivare, Wooyoung sollevò lentamente la testa della ragazza e la prese in braccio, portandola al sacco a pelo che avevano riservato per lei. Dopo averle rimboccato la coperta fino al mento si voltò verso il biondo e lo raggiunse.
San teneva lo sguardo fisso sulle braci davanti a lui, costringendosi a mantenere un espressione impassibile. Non aveva alcun diritto di stare male, a differenza sua, e non gliel'avrebbe mostrato. Tuttavia, l'altro sembrava avere già una marcia in più. Con un paio di colpi di tosse, la sua voce leggermente roca, messa alla prova dagli sbalzi di temperatura e dalle emozioni di quel giorno, lo svegliò da quello stato di trance.
«Che cos'hai?»
Il biondo sollevò lo sguardo, incontrando il suo. Wooyoung lo osservava a braccia conserte, con un'espressione mista di stanchezza e rimprovero.
San scosse la testa. «Sono stanco. Ma starò io di guardia, oggi. Dormirò domattina.»
«Non è vero. Non sei solo stanco.»
Lui non rispose, ritornando, imperterrito, ad osservare le fiamme. A quel punto, il rosso si abbassò accanto a lui.San si chiese perchè mai non avrebbe dovuto ucciderlo. Gli aveva dato tutti i motivi per farlo, a quel punto. Il suo umore degli ultimi giorni ne era solo la ciliegina sulla torta. Perchè mai tenere con se uno scorbutico, insolente, silenzioso botanico che l'aveva quasi ucciso e non rappresentava altro che un pericolo con le tutte le piante velenose intorno a loro?
Come a conferma del fatto che la sua mente fosse una costante di variabili, una possibile confutazione si fece nitida: Wooyoung gli aveva proposto di duellare. Gli aveva mostrato le sue strategie, i suoi punti forti e, soprattutto, quelli deboli. Si era aperto tanto che, dopo ore con la spada impugnata, l'uno davanti all'altro, conosceva i suoi riflessi come l'inno di Capitol. E perché mai un ingannatore sceglierebbe di mostrargli cosi tanto di lui?
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₊ ⊹ rend the doll
Fanfictioncompleta ⋆ «come si dice tesoro, in francese?» «non lo so, 𝘤𝘩𝘦̀𝘳𝘪𝘦?» «vorrei tanto tagliarti la gola, 𝘤𝘩𝘦̀𝘳𝘪𝘦.» WOOSAN, ✶ hunger games au © 𝗹𝗮𝗽𝗶𝗹𝗹𝘄𝘀 11.06.𝟤𝟥 - #5 𝘪𝘯 𝘩𝘶𝘯𝘨𝘦𝘳 𝘨𝘢𝘮𝘦𝘴 29.12.23 - #7 𝘪𝘯 𝘢𝘵𝘦𝘦𝘻