𝟏𝟕.

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𝐄𝐏𝐇𝐄́𝐌𝐄̀𝐑𝐄
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌

wooyoung's pov

Restavano una manciata di tributi nell'arena, oltre al gruppo. Potevano contarsi sulle dita di una mano, eppure loro, i favoriti, non avevano idea di dove fossero. Quella mattina a svegliarli dolcemente erano stati due colpi di cannone, ma senza essere anticipati da nessun urlo o clangore metallico. Morti nel sonno, scomparsi, avvelenati? Era frustrante non sapere niente. Certo, il pubblico aveva visto tutto nei minimi dettagli; bisognava entrarci, nei giochi, per comprendere che il pericolo peggiore era l'ignoranza.

Cercare in lungo e in largo tra fiumi e colline era stato invano: chiunque fossero i superstiti sapevano ben nascondersi, oppure erano rimasti al centro, consapevoli che nessuno sarebbe tornato alla cornucopia per un po'.

Fu proprio in quella direzione che, sotto suo ordine, il gruppo iniziò a muoversi. La resa dei conti ormai li sfiorava come uno spiffero di Tramontana, e Wooyoung non se la sarebbe certo fatta mancare. Non era un codardo, e l'ultimo dei suoi voleri era lasciare che fosse l'arena a fare il suo dovere: avrebbe dimostrato di meritarsi la sua vittoria.

La comitiva si fermò alla radura seguente, uno spiano d'erba vicino ad un corso d'acqua da cui si intravedeva la cornucopia, ma pur sempre privo di protezione; il che, tuttavia, non gli importava, poichè non sarebbero rimasti lì a lungo. Namra si occupò di un fulmineo giro di perlustrazione: sembrava non esserci anima viva; tuttavia, alcuni cespugli erano stati calpestati, e, a giudicare dai segni, sembravano recenti. Qualcuno era passato di lì nelle ore precedenti. L'idea fece illuminare il viso dei favoriti: presto qualche fiamma si sarebbe finalmente riaccesa.

Dopo un pranzo improvvisato a base di bacche e provviste rimanenti, Wooyoung decise di scendere alla cornucopia per allenarsi. In quelle giornate di monotonia assoluta sembrava che persino il suo corpo si stesse dimenticando il motivo per cui si trovasse lì. Mentre superava l'accampamento, però, vide il biondo sdraiato accanto ad una quercia. Sorrise davanti all'ironia della situazione, trovandolo dormiente, in pieno giorno, come un angelo in un campo di calendule. L'erba bruciata dalle esplosioni tradiva quella visione, tuttavia.

Si avvicinò senza far rumore e si abbassò accanto a lui.
«La bella addormentata nel bosco degnerà il pubblico di un duello, oggi?»

San aprì leggermente gli occhi, assottigliandoli. Mugugnò qualcosa, poi si sollevò sui gomiti. Un raggio di sole lo illuminò in pieno viso. Wooyoung si alzò ed indicò la katana che gli aveva dato all'inizio dei giochi, appoggiata all'albero insieme alle altre armi. «Le farai venire la cancrena, se continui così.»

L'altro sbuffò, ma non sembrò dispiacersi all'idea. Doveva essere dura anche per lui trascorrere la giornata nel niente, incapace di prevedere se la morte fosse dietro l'angolo o se sarebbe andata avanti così all'infinito.

I due risalirono insieme il sentiero e, raggiunta la cornucopia, lasciarono il distillatore d'acqua nell'area ombreggiata sotto di essa. Quel giorno il sole rovente sembrava non dargli tregua, specie in quello spazio privo di alberi. Dopo un paio di minuti di riscaldamento – indispensabili per il biondo, che sembrava ancora un morto vivente – decisero di dividere l'allenamento in turni, alternati ai quali avrebbe attaccato per primo uno dei due.

«Terra chiama San.» si divertiva a ripetere il rosso ogni qualvolta riusciva a metterlo k.o., avvantaggiato dal ritardo post-pisolino dei suoi riflessi. Col passare dei turni, però, l'altro sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance e prendere in mano la situazione. Il sole era ormai alto in cielo quando, per lui, si fece veramente difficile. Il netto vantaggio era ormai diminuito, tanto che i punti contati malamente sembravano ormai pareggiati.

«Non puoi vincere un'altra volta.» disse a denti stretti, sfiorando per un pelo un fendente alla sua destra. Un rivolo di sudore gli solleticò la tempia.
«No?» chiese San, raggirandolo a sua volta. Sembravano ormai prevedere i movimenti l'uno dell'altro, dopo un pomeriggio speso a studiarsi a vicenda.

Nonostante la tensione, la stanchezza e la determinazione che si fondevano all'aria rovente, sui loro visi ombreggiava un'espressione divertita. Un po' di sana competizione, senza dover combattere in fin di vita, era mancata ad entrambi.

«Vogliamo finirla prima di cena, magari?»
Il favorito scoppiò a ridere davanti a quella frase, che sembrava uscita dalla bocca di due viziati di Capitol che si accordavano sulla fine del torneo a scacchi.
«Se ti arrendi, sì.» replicò con un sorriso.
«Dovrai imparare a combattere al buio, allora.»
«Apprezzo la convinzione.» lo canzonò tagliandogli la strada, giocando la carta dell'imprevedibilità.

San, però, fu più scaltro di lui. Con un calcio dietro la tibia fece cadere il rosso a terra, che lo trascinò con sè in un tentativo di reggersi in piedi. Dopo avergli fatto perdere l'equilibrio tentò di riprendere in mano la situazione, mentre la spada gli sfuggiva di mano. Si gettò su di lui a mani nude, riuscendo a disarmarlo a sua volta.

«Sei una mezza cartuccia nel corpo a corpo, Choi. E lo sai.» finalmente riuscì a bloccargli i polsi e scalciare via la sua katana.
Approfittando della sua distrazione, però, l'altro ribaltò la situazione. Senza aggiungere altro restò lì, a qualche centimetro dal suo viso, consapevole che il favorito non avrebbe potuto liberarsi in alcun modo. Come se si aspettasse che si rimangiasse le sue parole. Che, con un paio di colpi sull'erba, decretasse la sua sconfitta. Un favorito che si lasciava abbindolare da un tributo del sette, in diretta nazionale.

Il rosso, in realtà, stava pensando a tutt'altro. Sapeva che, in quella circostanza, avrebbe potuto semplicemente sollevare la testa e scontrare le proprie labbra con le sue, una volta per tutte. E chi mai non l'avrebbe fatto? Lo sguardo di san, che scorreva sul suo viso, sulla sua cicatrice, sulla sua bocca, non sembrava essere poi così lontano dalla sua linea di pensiero. Quando i loro occhi si incastrarono, nessuno dei due si preoccupò di allontanare il viso o guardare altrove.

Gli altri credevano che avrebbero dovuto agire con calma, per non dare sospetti. Che andassero a farsi fottere, per Wooyoung. Lui non sapeva averci a che fare, con la razionalità. L'obiettivo, in fin dei conti, era dare spettacolo.

Proprio mentre i pensieri impazienti del favorito si materializzavano, tuttavia, una voce li interruppe. L'unica che non avrebbe mai più voluto udire.

«Ma chi abbiamo, qui. Il ragazzo del mogano. Sei diventato il burattino del diamante di stagione

₊ ⊹ rend the dollDove le storie prendono vita. Scoprilo ora