Zayn non è mai stato il classico tipo che si cura delle opinioni altrui. Non si è mai esposto troppo, ha sempre portato avanti le proprie scelte e ha sempre percorso la strada che più gli è sembrata giusta per arrivare a realizzare i suoi più grandi desideri. Ma in quegli ultimi tempi, qualcosa non va. Qualcosa lo tormenta e lo sfinisce. E Niall, che sembra sempre in un mondo tutto suo, che sembra sempre prendere qualsiasi cosa sottogamba, se n'è accorto.
Stanno facendo gli ultimi ritocchi di trucco e parrucco prima di entrare nello studio di Ellen DeGeneres e sostenere l'ennesima intervista in programma.
Zayn è già stanco, nonostante sia appena rientrato da quella pausa che si era preso prima della performance a Orlando, perché sa bene cosa passi per la mente delle persone, là fuori. Perché ha visto i giudizi che ognuno di loro ha sputato gratuitamente sui social networks; il fatto che non sia attivo su Twitter, non significa che non legga cosa scrivono i fans. E ha anche dato un'occhiata veloce alle domande di quella sera; ancora una volta gli chiederanno della droga, delle canne e probabilmente anche di quelle voci che parlano di assunzione esagerata farmaci quali ansiolitici e antidepressivi. Sa cosa chiederanno e non potrà non rispondere. In questo modo, alimenterà quell'immagine maledettamente sbagliata che si sono fatti di lui, mandando in frantumi aspettative su aspettative perché nessuno crederà mai alle sue parole.
Seduto sulla sedia del camerino, si passa una mano sul viso e preme i polpastrelli sulle palpebre serrate, cercando di mandare via quell'orribile sensazione che l'ha colto quando uno dei produttori si è affacciato gridando: «Cinque minuti, ragazzi!», ma invano. Pare essersi arpionata a lui, affatto intenzionata a lasciarlo stare e a farlo partecipare a quell'intervista con serenità.
Perché gli va bene essere etichettato come il bad boy misterioso, come quello schivo, affascinante e sempre sulle sue, dal carattere non facile e quant'altro, ma sicuramente, se c'è qualcosa che Zayn Malik non è mai stato e mai sarà, è un tossicodipendente.
Sta seriamente pensando di dare forfait, di inventarsi qualche scusa per non partecipare ed evitare, così, le domande scomode - non impiegherebbe molto a sentirsi male, del resto, e non avrebbe bisogno di fingere - quando una mano si posa sulla sua spalla e la stringe delicatamente.
Il ragazzo dai capelli castani solleva lo sguardo e i suoi occhi si scontrano con quelli di Niall, sempre più azzurri e sempre più pieni di vita. Si chiede se ogni tanto senta la stanchezza, la rabbia, la frustrazione e lo sconforto oppure se le sue iridi non conoscano altro se non la gioia, l'allegria, la forza e il coraggio. La voglia di vivere.
L'irlandese sorride con aria incoraggiante e, subito, Zayn si sente pervaso dalla sicurezza, dall'affetto, ma non riesce a ricambiare come dovrebbe e come vorrebbe quel semplice gesto.
«Ehi.» sussurra piano, trascinando quell'unica parola.
«Ehi.» ribatte Niall. «Ti senti bene?»
Zayn muove la mano in un gesto di noncuranza, dopodiché, con un sospiro, aggiunge: «Pensieri del cazzo.»
«Tipo quali?»
«Tipo che la gente farà domande riguardo la mia assenza a Orlando e io potrò dire quanto cazzo mi pare che ero piegato in due a rigettare bile, con la febbre alta e la testa sul punto di scoppiare, ma tanto continueranno a pensare che siano stati gli effetti collaterali di uno spinello o di una pasticca di troppo.» si concede una piccola pausa, sbuffando.
«Perché sai, no?» continua, questa volta in tono stanco «Io sono il drogato della band, ora.»
Niall gli rivolge l'ennesimo sorriso, questa volta dispiaciuto, dopodiché gli tende la mano. Detesta che i fans vedano in Zayn un lato pessimo che in realtà non possiede. E gli piacerebbe che potessero conoscerlo come lo conosce lui, perché capirebbero quanto egli sia un ragazzo dal cuore grande e d'oro, dall'animo gentile e fragile. Un ragazzo che ha bisogno di qualcuno al suo fianco, perché alle volte non è forte abbastanza. Un ragazzo che ogni tanto si lascia prendere dallo sconforto, come in quel momento, e che ha paura.
Un ragazzo normale, come potrebbe essere chiunque.
«Non sei il drogato della band, Zaynie. Non per noi, non per me. Lascia che pensino quel che vogliono; non sanno un bel niente di te e non dovrebbe importarti, dal momento che non sono la tua famiglia. Nessuno di loro ti porta cibo, quindi ignorali. Non meritano la tua attenzione. Io, invece, sì.»
Ridendo piano, Zayn afferra la mano di Niall e sospira, alzandosi. Subito si ritrova stretto in un caldo abbraccio che si affretta a ricambiare, e non può fare a meno di sussurrare un "grazie, Nialler" che viene dal cuore, uno dei pochi che abbia mai detto ai suoi amici, perché ha sempre preferito dimostrare l'affetto e la gratitudine che prova nei loro confronti con piccoli gesti, piuttosto che con parole eclatanti e scontate.
«Figurati, Zay.»
Senza perdere la serenità della sua espressione, Niall intreccia le dita con quelle di Zayn e si incammina dietro il sipario, in coda a Harry, Liam e Louis.
«Trenta secondi!» li avvisa lo stesso tecnico di poco prima, e il mulatto deglutisce rumorosamente, prendendo poi un respiro profondo e tremante.
«Coraggio, andrà bene.»
L'irlandese lo incoraggia un'ultima volta, sussurrando al suo orecchio e stringendogli di nuovo la mano.
Poi, i dieci secondi che aveva annunciato successivamente passano in fretta, troppo in fretta; i microfoni che indossano vengono accesi, la voce di Ellen si diffonde nello studio e Zayn crede di non farcela, crede di essere sul punto di tirarsi indietro. Ma nel momento in cui il suo sguardo cade sulla propria mano saldamente ancorata a quella di Niall, ora al suo fianco, tutto cambia.
Tutto cambia, perché il sipario si apre e loro entrano in scena, accolti da applausi, fischi e grida quasi isteriche. E Zayn si sente stranamente bene, pronto ad affrontare quel pubblico, quell'intervista e ogni sua singola domanda, anche quella che riguarda l'accusa più infamante.
Si sente invincibile, perché, fintanto che la propria mano resterà in quella di Niall, sa di poter rispondere a qualsiasi domanda e di poter stracciare ogni singola etichetta che gli verrà assegnata da quel momento in poi.
Perché non è più solo, questo sembrano dire le dita dell'irlandese, nascoste sul divanetto, tra i loro corpi, che giocano con il dorso della mano di Zayn nella speranza di aiutarlo a rilassarsi.
E Niall capisce che è fatta quando quest'ultimo lo lascia andare, poggiando il dorso contro lo schienale del divanetto e distendendo un braccio attorno alle sue spalle larghe e pallide per attirarlo a sé.
Il mulatto si china per mormorargli l'ennesimo "grazie", aggiungendo un "ora va meglio" e poi torna a concentrarsi sull'intervista con un sorriso, giocherellando distrattamente con l'arto che l'irlandese ha sollevato appena per sfiorare le lunghe dita affusolate di Zayn, sistemate mollemente contro il suo petto.
Un sorriso perfetto che ne incrocia uno altrettanto perfetto, due mani delicatamente intrecciate in un gesto casto e lo studio pare illuminarsi. Pare diventare il loro piccolo angolo di mondo, dove possono nascondersi senza che nessuno li disturbi.
Perché finché le loro mani sono intrecciate, allora va tutto bene.
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You're my Unforeseen || Ziall
FanfictionUn sorriso perfetto che ne incrocia uno altrettanto perfetto, due mani delicatamente intrecciate in un gesto casto, e lo studio pare illuminarsi. Pare diventare il loro piccolo angolo di mondo, dove possono nascondersi senza che nessuno li disturbi...