Day 21 - Cooking/Baking

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Niall e le sue idee del cazzo.

Niall.

E le sue.

Idee.

Del cazzo.

«La vuoi smettere di ridere?!» sbotta Zayn, rivolgendogli un'occhiata in tralice. Ovviamente non funziona, perché l'irlandese continua indisturbato, quasi come se il moro non avesse mai parlato; è semplicemente esilarante.

«È che-» cerca di dire, ridendo.

«Sei-» ride ancora; essere serio non gli riesce.

«Tutta farina-ahahah!»

Zayn si chiede se mai finirà, ma quando Niall gli punta il dito contro non può fare a meno di lasciarsi andare a un sorriso sghembo, incompleto e pieno d'amore. Prende poi un pugno di farina e si avvicina al fidanzato; solleva il braccio e gli tira un leggero schiaffo sulla guancia, così che la polvere bianca si alzi in una nuvoletta soffice e si sparga completamente sul volto, rendendolo più chiaro di quanto non fosse già. Gli manca un naso rosso, poi Niall potrebbe passare per un clown, soprattutto con addosso quella camicia improponibile che ha comprato qualche giorno prima con Harry – e decisamente, deve ricordare a Louis di non lasciarlo mai andare da solo con l'irlandese.

Niall tossisce, si pulisce gli occhi e poi lo guarda con le iridi color lapislazzulo, luminose e brillanti – vive.

«Tu. Sei. Un uomo. Morto» sillaba, cercando di mantenere un'espressione seria ma invano. Dopodiché si lancia contro di lui, lo schiaccia al muro e prende a solleticargli i fianchi, gridando cose che Zayn, troppo preso a ridere e implorare pietà, non afferra.

All'improvviso, Niall si ferma; lo guarda negli occhi così intensamente che il moro ha l'impressione di essere nudo – ha quasi paura, di quello sguardo.

«A cosa pensi?» gli chiede poi, rompendo il silenzio. Un silenzio che non riesce a sopportare e che è troppo pesante.

«Penso che qualcuno, lassù, debba amarmi davvero alla follia». Niall ride piano, poi abbassa le iridi azzurre, puntandole sul pavimento.

«Devo essere geloso?» Zayn cerca di sdrammatizzare, perché sa benissimo a che cosa si stia riferendo l'irlandese.

«Dovresti essere grato a chiunque ti abbia permesso di rimanere in vita, così da poterci far passare il Natale insieme».

Il moro porta un labbro tra i denti e una mano sulla guancia del fidanzato. Non parla, perché egli non ha bisogno dei "mi dispiace" che ripete dal giorno dell'incidente, non ha bisogno di quello sguardo colpevole che gli rifila quando entrano in argomento. lo abbraccia e lo stringe forte, gli bacia e i capelli e gli carezza la nuca. Gli fa sentire che è lì, che non se n'è andato, che è ancora vivo, perché è di questo che Niall ha bisogno. Poi si scosta e giunge le loro labbra, sfiorandole e viziandole un po'. È un bacio casto, dolce, leggero e carico di tutte quelle parole che Zayn non sarà mai in grado di pronunciare. Quelle che servono all'irlandese per sentirsi meno insicuro, più a casa.

«Dillo che in realtà speravi mi salvassi solo per potermi obbligare a cucinare per noi, i ragazzi e le nostre famiglie, oggi» sussurra Zayn sulla sua bocca. E sorride – di nuovo il sorrisetto sghembo e incompleto, quello rassicurante.

«Esattamente. Non vedevo l'ora di farti trascorrere attivamente una festività che nella tua religione non si festeggia». Niall ridacchia piano, sollevando le iridi azzurre in quelle ambrate.

Ed è in quel momento che entrambi capiscono che è passato, che la paura è andata via e che è rimasto solamente tanto amore. Perciò rimangono abbracciati ancora un po', con l'irlandese che lascia piccoli baci sulla pelle scoperta di Zayn e quest'ultimo che gli carezza la schiena mentre mormora parole dolci a mezza voce.

You're my Unforeseen || ZiallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora