È seduto nella sua stanza d'albergo e sta guardando fuori dalla finestra la neve che cade, elegante e silenziosa, sui tetti degli edifici. La musica risuona attraverso la cassa collegata al cellulare che ha lasciato sul cassettone dall'altra parte della camera. I Kodaline cantano, cullano i pensieri dell'irlandese che con un sospiro socchiude gli occhi e lascia andare il capo contro la superficie fredda della finestra. Rabbrividisce, ma è un brivido piacevole. Gli ricorda di essere vivo.
Lui e Zayn avevano ballato sulle note di quella canzone, una volta. Un paio d'anni prima. Il giorno del compleanno del moro, a notte fonda. La musica sommessa, quasi impercettibile con i fruscio dei loro piedi intenti a scivolare sul pavimento per coprirla.
'Cause I knew the first day that I met you I was never gonna let you, let you slip away.
And I still remember feeling nervous, trying to find the words to get you here today.
Ricorda di aver cantato, Niall. Le mani strette attorno ai suoi fianchi magri, fronte contro fronte, i nasi a sfiorarsi e il suo sorriso accennato, splendido e dolce. Si era interrotto per baciarlo, per stringerlo più a sé e per passargli una mano tra i capelli scompigliati.
A pensarci bene, nessuno dei due sapeva ballare. Nessuno dei due ha mai saputo come farlo, quindi si era trattato più di un gongolare sul posto e tentare di non cadere o inciampare sulla miriade di cianfrusaglie che Zayn aveva lasciato in giro, piuttosto che altro. Era stato divertente tanto quanto convincerlo a passare quel compleanno a casa, con la famiglia.
Sarebbe stato imbarazzante, a sua detta, ritrovarsi con tutti i parenti e spegnere le candeline e sentirsi cantare "tanti auguri a te" e spacchettare regali che non voleva ricevere perché, «dai, Niall. Ho tutto quello di cui ho bisogno. Dovrei essere io a far regali a loro, non il contrario.»
You make my whole world feel so right when it's wrong.
That's how I know you are the one.
E poi, c'erano già stati per Capodanno. Giorno più, giorno meno, sarebbero potuti tornare più avanti. Ma Niall non aveva voluto sentire ragioni e Zayn si era divertito. Zayn aveva avuto la sua cena con solo il nucleo più stretto di parenti, qualche amico e Perrie. Si erano divertiti, avevano riso e scherzato e forse alzato un pochetto il gomito. Nessuno aveva portato regali perché, avrebbe scoperto in seguito, Niall aveva parlato a Trisha di quella conversazione, e poi si erano fermati in salotto a guardare uno di quei film del cazzo sui supereroi dalle discutibili potenzialità. Lui e Niall avevano battibeccato per tutto il tempo.
Poi erano saliti al piano di sopra e si erano distesi a letto, il letto singolo che Zayn aveva in camera fin dai tempi del liceo. Anche quando gli era stato proposto di prenderne uno più grande aveva rifiutato; voleva spazio per i suoi fumetti, per blocchi da disegno, pastelli, pastelli a cera, bombolette per i suoi magnifici murales, pennelli e tutto quello che avrebbe potuto essere utile e d'aiuto per coltivare la sua passione più profonda, ben più della musica.
C'era freddo quella sera, più di una normale serata inglese, ma Niall aveva trovato semplicemente fantastico potersi rannicchiare tra le braccia di Zayn e rilassarsi lì, fare l'amore in uno sputo di spazio e sentire il calore della sua pelle olivastra mischiarsi al proprio. Aveva visto i suoi occhi illuminarsi con la luce della luna, li aveva visti brillare nella notte e gli era apparso immortale, invincibile.
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You're my Unforeseen || Ziall
FanfictionUn sorriso perfetto che ne incrocia uno altrettanto perfetto, due mani delicatamente intrecciate in un gesto casto, e lo studio pare illuminarsi. Pare diventare il loro piccolo angolo di mondo, dove possono nascondersi senza che nessuno li disturbi...