Day 18 - Doing something together

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Zayn batte nervosamente il piede sul pavimento. Seduto in quell'angusta saletta d'aspetto, non riesce a rilassarsi. Sente l'aria venire meno, tutto prende a vorticare e la mano che stringe Niall non sembra essere un calmante sufficiente.

«Zay.» lo chiama il biondo, facendolo sobbalzare. Poi gli posa un palmo sulla gamba, carezzandola appena con il polpastrello, e incrocia il suo sguardo ambrato.

«Coraggio, non è la prima volta che vieni qui. Non ci sarà niente di diverso dalla settimana scorsa.» lo incoraggia Niall, con un sorriso.

Alla fine lo ha convinto a vedere qualcuno, anche se solo per una volta a settimana, per due misere ore. Dopo l'incidente di qualche mese prima, l'irlandese pare essere diventato insicuro, timoroso e si preoccupa tre volte più del solito. E Zayn a volte si sente soffocare, ma è consapevole che se gli chiedesse di smettere, di lasciarlo respirare almeno un po', ricadrebbe in quel baratro senza fondo e finirebbe con l'uccidersi.

Sospira pesantemente e gli stringe la mano, pieno di ansia e sentendosi a disagio. Non è ancora abituato a quella sorta di terapia fondata sul dialogo, sulle parole. Perché scava dentro, perché fa male e ogni volta Zayn ne esce ancor più provato, con ancor più voglia di infilarsi un ago in vena e oltrepassare quei limiti che si era imposto e che non era riuscito a rispettare, finendo in punto di morte senza farlo apposta.

Perché fa male essere trattato con freddezza, vedere i propri problemi ridotti a teorie psicanalitiche e ricollegate a possibili traumi subìti in passato. Lui sa che il problema non è lì, non è in quei meandri nascosti che vorrebbe poter conservare per sé come i momenti più felici che possiede. Nessuno, però, sembra capirlo. Nessuno sembra capire che quanto affligge Zayn risiede nel presente, nella sua vita da superstar, nelle giornate sempre piene e sempre di corsa, senza un attimo di riposo, sempre all'insegna dello stress, delle apparenze. Quella vita non gli si addice, non vuole più continuare così; ha bisogno di fermarsi, di respirare, di staccare la spina, ma non può deludere i suoi amici. Non può tirarsi indietro proprio in quel momento e costringerli a rinunciare al loro sogno. Deve farsi aiutare, deve tenere duro e fidarsi di Niall, del suo team, dei suoi amici: riuscirà a uscirne.

«Mi aspetterai qui?» chiede speranzoso, con un filo di voce, poco prima di sentire la porta aprirsi e vedere con la coda dell'occhio la figura della dottoressa affacciarsi sulla soglia. Sta congedando la paziente precedente e Zayn sente un'improvvisa urgenza nascere dentro di lui.

Afferra le mani di Niall e le stringe con forza; il respiro che accelera di nuovo e lo sguardo perso, vuoto, spaventato e indifeso. Non è pronto a mettersi a nudo ancora una volta.

«Zayn, calmati.» mormora il biondo, posandogli una mano sulla guancia e avvicinando il suo volto a sé. Gli permette di nascondersi per qualche istante contro la sua spalla e sospira pesantemente.

«Non puoi fare così ogni volta...» sussurra poi, lasciandogli anche l'altra mano e approfittandone per abbracciarlo, stringerlo forte.

«Scusami...» mormora in risposta, stringendosi di più al corpo dell'irlandese e inalando il suo profumo con una serie di respiri profondi che servono a dargli l'illusione che la calma arriverà di lì a poco, che il panico svanirà e che tutto andrà bene.

«Non fa niente. Non preoccuparti, davvero. Io sarò qui fuori ad aspettarti.»

Il moro annuisce appena e poi, non appena sente il proprio nome pronunciato da quella completa estranea, si lascia sfuggire un sospiro pesante.

Niall lo stringe ancora un po', dopodiché lo allontana da sé e gli stampa un bacio sulle labbra, uno di quelli delicati e incoraggianti, quelli che solo lui sa dare. Infine, gli regala un sorriso; gli occhi illuminati, i denti bianchi scoperti.

You're my Unforeseen || ZiallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora