CAPITOLO 22 - frammenti di ricordi -

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la luce artificiale della lampada illuminava tutta la stanza, mentre kael posava la sua mano sui capelli.
i capelli in disordine, il corpo lasciato pigramente abbandonato alla pigrizia, straiato sul divano.
«allora…» incominciò a dire puntando lo sguardo su di me e poi su mio fratello. «tra poche settimane ci sarà la riunione tra noi, gwendalyn, amelia e tutto il clatos. e vorrei che voi due non combiniate nulla. okay?»
«cosa pensi che combineremo?» disse liam guardandomi.
«di tutto. voi riuscite a sorprendermi anche quando penso di non esserlo, e invece..»
alzai le spalle. in questi giorni potevo rimanere tranquilla e rilassarmi.
«quindi? che si fa?»
«nulla zane. niente di stupido o banale.»
scrollai le spalle una seconda volta. e mio padre se ne accorse.
«non fare così.»
sprofondai nella poltrona.
«mi manca Etril…»
liam sobbalzò come se gli avessero dato la scossa.
etril era il nostro regno, il regno di tutti i vampiri.
kael abbassò lo sguardo per poi rivolgermi uno sguardo dispiaciuto.
sospirò.
«appena potremo ci andremo…»
«etril è la nostra casa.» disse liam con voce cupa e fredda.
sapevo bene che liam era affezionato ad etril a più di qualsiasi altra cosa. gli mancava il vento che faceva increspare le onde del mare cristallino per poi andare a sbattere sugli scogli…o le montagne alte e appuntite…o il vecchia quercia secolare che era sospesa tra il pezzo di terra che lo sosteneva.
lì, io e liam abbiamo vissuto da piccoli i nostri momenti migliori che ci hanno fatto crescere.
secondo noi, ma per alcune persone potrebbe non essere proprio migliori e potrebbero crederci pazzi…
lì, liam si metteva quando era arrabbiato con qualcuno e si metteva a gridare all'orizzonte.
lì, io mi mettevo a piangere per qualsiasi cosa, perché non volevo farmi vedere che piangevo di fronte o a mio padre o a mia madre… loro mi volevano, e mi vogliono forte. è grazie a loro se ora sono così.
sono così arrabbiata e desiderosa di ammazzare chiunque…e loro mi hanno cresciuta così. volevano una guerriera così come liam. pure lui era un perfetto guerriero, ma mostrava la sua parte più tenebrosa che nascondeva sempre, solo quando è davvero arrabbiato o se qualcuno l'ha ferito interiormente.
e rimanevamo lì per ore a guardare l'orizzonte seduto accanto alla quercia secolare.
«si, ci torneremo. incontreremo di nuovo mamma e…» dissi mentre mi alzai di scatto.
una voce mi fermò.
guardai mio padre con una mano alzata di fronte a lui come per dire di stare in silenzio e aspettare.
quel gesto lo conoscevo meglio di qualsiasi altra cosa… lo faceva sempre quando eravamo a cena insieme e lui quando c'era troppo caos alzava la mano e tutti tacevano. era un modo per dire - silenzio, non fate rumore, ripartiamo da dove siamo rimasti.-
«zane, ora per favore smettila. spero che tu riconosca questo gesto.»
Tornai a sedermi e guardai Liam.
il viso umido e una lacrima cadde.
«Mi dispiace Liam…non me ne sono resa conto.»
liam si leccò il labbro, e poi sospirò. «non è colpa tua zane…»
poi continuò. «sono solo…ricordi che mi sono venuti in mente.» disse infine chiudendo gli occhi e ripulendo le lacrime con la manica della maglietta.
«ora sto bene…» disse infine.

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