31 (IL PROCESSO)

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Alcune settimane dopo iniziò il processo di Alessio.

Aurora e Zaffira avevano già fatto richiesta per testimoniare all'udienza.

L'avvocato di Alessio era scettico riguardo al dimostrare il complotto ai suoi confronti e gli consigliò di ammettere il possesso dell'arma trovata a casa sua, ma Alessio non seguì il suo consiglio.

Al processo Alessio fu il primo a salire sul banco. E si dichiarò "non colpevole". 

L'Avvocato dell'Accusa iniziò a interrogarlo: "Signor Aldovrandi, Vossignoria come spiega la presenza dell'arma del delitto in casa sua?",

"Non avevo mai visto quell'arma prima della perquisizione da parte dei gendarmi. Io credo che il vero assassino di mio zio abbia cercato di far ricadere la colpa su di me",

"Le indagini della polizia non hanno portato a nessun sospettato. E nemmeno ad un movente. Se Vossignoria sa qualcosa che noi ignoriamo, signor Aldovrandi, lo dica",

"...No, Avvocato", disse Alessio, dato che non poteva dimostrare il coinvolgimento di nessun altro.

L'Accusa proseguì: "E perché è fuggito dal carcere, se è innocente?",

"Volevo cercare le prove della mia innocenza", 

"E' per 'cercare le prove' che si è introdotto armato nella proprietà del Conte Loredani?",

"No. Il Conte stava tenendo una ragazza sequestrata",

"E Vossia come ne era a conoscenza?",

"...Non posso dirlo",

"Vossia si rifiuta di collaborare? Qualcuno l'ha aiutata nella sua fuga, non è così?",

"No. Ho fatto tutto da solo",

"E' innegabile che Vossia ha beneficiato più di chiunque altro della morte di Ruggero Aldovrandi, visto che ha ereditato tutti i suoi beni",

"So dove vuole arrivare. Io non avrei mai ucciso mio zio per interesse, lui è stato come un padre per me",

"Eppure non risulta che Ruggero Aldovrandi avesse altri nemici",

"Questo è ancora da vedere", rispose Alessio lanciando una criptica 'frecciata'.

L'avvocato dell'Accusa concluse.

Fu il turno dell'Avvocato di Alessio. "Signor Aldovrandi, Vossia dove di trovava il giorno dell'omicidio di Ruggero Aldovrandi?",

"A Milano. Diverse persone potranno confermarlo",

"Quando è stata l'ultima volta che ha avuto contatti con suo zio?",

"Ho ricevuto una sua lettera alcune settimane prima della sua morte",

"E che cosa diceva questa lettera?",

"Che aveva conosciuto una donna e che aveva intenzione di sposarsi",

"Altri dettagli di questo suo fidanzamento?",

"No. Scrisse che ne avremmo discusso di persona al mio ritorno a Perugia. E' stato solo dopo la sua morte, trovando alcune sue lettere nel suo ufficio, che sono venuto a conoscenza di altri dettagli",

"Che genere di dettagli?",

"Che la sua promessa sposa era una cortigiana, che lavorava alla casa di tolleranza 'La Perla'. Inoltre mio zio esprimeva timore che gli sarebbe accaduto qualcosa. E mi chiedeva, in caso che qualcosa gli fosse successo, di provvedere alla sua promessa sposa. La lettera l'ho già mostrata tempo fa al Commissario Torreggiani",

"E dove si trova ora questa lettera?",

"L'ultima volta che ho controllato era nell'ufficio di mio zio",

"E in questa lettera il signor Aldovrandi specificava le ragioni di suoi timori?",

"Diceva che negli affari della casa di piacere 'La Perla' era coinvolto qualcuno di potente. ...Ma, non specificava chi fosse", l'avvocato dell'Accusa intervenne: "Queste sono solo illazioni. Oltretutto, la presenza di un'eventuale futura moglie di Ruggero Aldovrandi sarebbe stato un movente in più per il signor Aldovrandi, in quanto non sarebbe più stato l'unico beneficiario dei beni di suo zio".

L'avvocato della Difesa concluse l'interrogatorio e Alessio venne congedato. 

Dopo di lui venne ascoltato il Conte Loredani.

L'Accusa gli chiese: "Signor Conte, può raccontarci che cosa è avvenuto il giorno 3 Settembre?", chiese il Giudice,

"Mi trovavo nella mia casa in campagna, in compagnia di una cortigiana. All'improvviso il signor Aldovrandi ha fatto irruzione in casa mia armato. Fortunatamente io avevo avvertito i gendarmi perché in precedenza i miei servitori avevano notato qualcuno aggirarsi intorno la casa", poi contunuò: "...Il signor Aldovrandi era latitante da giorni e quindi immagino che gli servisse denaro per continuare la sua fuga. Credo sia questo il motivo della sua irruzione", l'avvocato di Alessio intervenne: "Signor Conte, i gendarmi riferiscono che la donna che era in casa sua aveva un aspetto piuttosto trasandato: abiti sporchi e bagnati. Vossignoria come lo spiega?",

"C'era stato un piccolo incidente, una caduta in campagna. Ma, vi assicuro che la cortigiana in questione era a casa mia in maniera del tutto consensuale". Aurora ascoltò con indignazione, ma d'altronde si aspettava che il Conte avrebbe detto così.

Quando venne il suo turno di testimoniare, Aurora sapeva che il suo resoconto dei fatti poteva essere decisivo.

Interrogata, iniziò il suo racconto: "Il Conte Loredani mi aveva attirata fuori città con un falso biglietto. Una volta sul luogo mi ha fatta prelevare con la forza dai suoi servitori e portare nella sua casa in campagna. Per due giorni mi ha tenuta chiusa lì contro la mia volontà", poi proseguì: "...Non so come abbia fatto Alessio Aldovrandi a sapere che ero lì, ma quello che so è che era venuto per liberarmi", l'avvocato della difesa domandò: "Perché il Conte Loredani l'avrebbe rapita?",

"Fino a poco tempo prima, quando lavoravo alla casa di tolleranza 'La Perla', ero stata la sua mantenuta. Poi lo avevo respinto e lui aveva avuto una reazione molto violenta".

L'avvocato dell'accusa prese la parola: "Signorina, è vero che Vossia ha avuto una relazione con Alessio Aldovrandi? E che già una volta aveva aggredito il Conte Loredani colpendolo con un candelabro per poi correre dal suo amante?",

"E' vero, io e Alessio Aldovrandi ci amiamo. Ma, l'aggressione al Conte è stata per legittima difesa, lui mi aveva aggredita",

"La sua testimonianza di oggi non è altro che il tentativo di scagionare l'uomo che ama, accusando il Conte di cose che non ha mai commesso!",

"Non è affatto così!", inveì Aurora, "Ho concluso", disse l'Avvocato; Aurora venne congedata.

Mentre Alessio veniva portato via, al termine della prima udienza, Aurora si avvicinò alle sbarre angosciata: "Non mi hanno creduta, Alessio!",

"Non preoccuparti. Hai fatto quello che potevi",

"C'è ancora la testimonianza di Zaffira. Non tutto è perduto", Aurora era affranta per essere stata screditata in quella maniera.

Ora tutto era nelle mani di Zaffira... .

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