37 (CASTELLI BRACCATO)

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Quando Castelli venne a sapere che avevano intenzione di interrogarlo e che era stato accusato da diverse donne della "Perla", sentì che il "cerchio" si stava stringendo intorno a lui: pertanto decise di ritirare tutto il suo denaro e fuggire.

Proprio mentre il Commissario stava andando a prenderlo per interrogarlo lo vide che si apprestava ad allontanarsi con la sua auto; vistolo, Castelli decise di scansare l'autista e mettersi lui alla guida.

 Il Commissario lo seguì intimandogli di fermarsi. Castelli non si fermò e continuò la sua fuga.

Il Commissario non ebbe altra scelta che inseguirlo e cercare di obbligarlo a fermarsi. 

Mentre Castelli accelerava sempre di più, ad una curva perse il controllo dell'auto e finì fuori strada, contro un albero.

Il Commissario fece chiamare i soccorsi, ma per Castelli non ci fu nulla da fare.

Saputa la notizia, Alessio venne rassicurato dal Commissario riguardo alla sua situazione: la fuga di Castelli era un'ammissione di                       colpevolezza e, con le testimonianze contro di lui e Clarissa, era palese che il Giudice avrebbe assolto Alessio.

Alessio e Aurora erano sollevati e attesero l'ultima Udienza, stentando quasi a credere che l'incubo fosse finalmente finito.

L'intera città rimase sconvolta nell'apprendere che l'Onorevole Castelli fosse coinvolto affari loschi, anche se la responsabilità dell'omicidio di Ruggero Aldovrandi venne ufficialmente attribuita a Clarissa.

All'Udienza il Giudice si espresse: "Questo Tribunale dichiara Alessio Aldovrandi non colpevole di omicidio di primo grado. Lo proscioglie, quindi, da tutte le accuse a suo carico, ad eccezione della violazione di proprietà privata. E pertanto stabilisce il versamento della somma di [...] lire come risarcimento al Conte Loredani".

Felice, Aurora corse ad abbracciarlo, mentre gli venivano tolte le manette, "E' finita, amore mio", sussurrò Alessio.

Alessio ringraziò Zaffira e Dario per il loro supporto. Zaffira disse: "Finalmente Ruggero ha avuto giustizia".

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