36 (LO SCONVOLGIMENTO)

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Il processo ad Alessio riprese; quel giorno era programmata la testimonianza di Clarissa.

Tuttavia Alessio e Aurora avevano sottovalutato Castelli.

Con la sua influenza non ebbe problemi ad allungare qualche "mazzetta" e a permettere al suo sicario di entrare nel carcere.

E così, mentre in Tribunale l'udienza stava per iniziare, venne comunicata la notizia che Clarissa era stata trovata morta nella sua cella, possibile "suicidio".

Alessio, Aurora e Zaffira rimasero sconvolti dall'accaduto e temettero di avere vanificato i loro sforzi. Naturalmente capirono immediatamente che non era stato un suicidio, ma che Clarissa era stata messa a tacere.

Dario Canella si offrì di andare ad informarsi e andò a parlare con il Commissario, mentre Aurora era agitata per la situazione.

Quando Dario tornò disse loro che il processo doveva andare avanti e che probabilmente avrebbero chiamato a testimoniare anche il Commissario, "Il Commissario ha la deposizione firmata di Clarissa, anche se non ha molto valore senza la sua testimonianza in Tribunale", Zaffire disse: "Voglio chiedere di poter testimoniare di nuovo anche io. Bisogna fare un tentativo".

Nello stesso momento anche Alessio stava discutendo del fatto con il suo avvocato e chiese di fare richiesta per essere ascoltato di nuovo dal Giudice, ma prima chiese che venisse chiamato un suo servitore.

Dopo un pò l'Udienza riprese.

Il Giudice accordò di ascoltare Zaffira. 

L'avvocato della Difesa la interrogò: "Signorina, abbiamo appena saputo della morte di Clarissa M., la donna che Vossignoria ha accusato di sequestro di persona",

"Clarissa ci teneva sequestrate, è vero. Ci impediva di lasciare la casa 'La Perla'. Ma, non era l'unica",

"Che vuole dire?",

"Clarissa agiva perché istigata da qualcun altro, qualcuno che gestiva in segreto gli affari della casa",

"Perché lo dice solo adesso?",

"Perché la questione non è facile. La persona in questione è molto in vista in città, un funzionario",

"Ha delle prove per dimostrare le sue accuse?",

"Purtroppo no. Ma, io stessa sono stata minacciata da tale persona, quando ho tentato di lasciare la casa", in quel momento Alessio, dopo essere stato avvicinato dal suo avvocato, si alzò e intervenne: "Io ho le prove", il Giudice lo ammonì: "Signor Aldovrandi, Vossignoria può parlare solo se interrogato",

"Con tutto il rispetto, signor Giudice, io ho qualcosa che può comprovare le dichiarazioni della signorina Zaffira",

"La favorisca", Alessio mostrò una lettera e disse: "Questa è una lettera scritta di pugno da mio zio e giunta a me solo dopo la sua morte. Nella lettera accusa chiaramente l'Onorevole Domenico Castelli".

La gente in aula iniziò a vociferare rumorosamente.

Il Giudice si rivolse ad Alessio: "Vossignoria sta facendo delle accuse molto gravi contro un servitore dello Stato!", Zaffira intervenne: "Signor Giudice, Aldovrandi sta dicendo il vero. Anche io sono stata minacciata dall'Onorevole Castelli. E Ruggero Aldovrandi si è scontrato più volte con lui perché voleva riscattarmi dalla casa", il Giudice chiese: "E per quale ragione lo direste soltanto ora?", Alessio rispose: "Non avevamo prove per accusarlo. Per questo contavamo sulla testimonianza di Clarissa M.".

Il Giudice chiese che gli venisse consegnata la lettera.

"Questa lettera da sola non prova nulla. Potrebbe anche essere falsa", disse il Giudice, l'avvocato della Difesa rispose: "Per questa ragione chiedo che vengano ascoltati altri testimoni".

La Difesa chiamò Aurora.

Lei iniziò il suo racconto: "L'Onorevole mi ha minacciata e mi ha anche fatta marchiare dietro la schiena con un ferro rovente, per impedirmi di lasciare la casa", poi proseguì: "Era lui che gestiva gli affari della casa ed era da lui che Clarissa prendeva gli ordini".

Dopo di lei venne chiamato sul banco il Commissario di polizia. Questi mostrò un foglio e disse: "Questa è la deposizione firmata di Clarissa M. . Nella confessione accusa apertamente l'Onorevole Domenico Castelli, come colui che gestiva gli affari della casa 'La Perla' e che le ordinava di minacciare le donne che volevano lasciare la casa", poi continuò: "E lo accusa anche di essere il mandante dell'omicidio di Ruggero Aldovrandi. Clarissa M. si era dichiarata disposta a testimoniare in Tribunale", il Giudice disse: "Questa dichiarazione, pur non avendo valore legale, cambierebbe molte cose".

Prima di aggiornare l'Udienza, il Giudice ordinò che Castelli venisse interrogato dagli inquirenti. 

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