Capitolo quarto

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POV di Ester
Stringo convulsamente le mani sui braccioli della sedia a rotelle.
- "sei pronta?" Mi urla Felisha dietro di me.
Non scollo gli occhi dalla discesa che ho davanti.
- "nata pronta!" Rispondo.
Sento i passi di Felisha pestare l'erba alle mie spalle, mentre la ragazza corre verso di me. Sento uno scossone quando si stacca dal suolo con un salto e atterra sullo schienale della sedia a rotelle, tenendo le mani sulle maniglie e i piedi sulle ruote.
Lo slancio ci fa immediatamente slittare avanti, ci mettiamo ad urlare entrambe quando prendiamo velocità, correndo sulla discesa.
Il vento mi scompiglia i capelli e pizzica gli occhi, ma comincio a ridere, in preda all'adrenalina, contagiando rapidamente anche Felisha.
La discesa finisce, ma la sedia continua a slittare avanti.
Ci avviciniamo rapidamente ad un palo stradale.
- "SALTA!" Urlo a Felisha.
Senza controllare se mi ha dato ascolto, faccio leva sulla gamba sana e mi butto avanti, atterrando sulle braccia piegate per evitare di rompermi le ossa.
Resto in quella sorta di verticale sghemba finché non vedo la sedia a rotelle schiantarsi contro il palo della luce e crollare a terra. Poi faccio scendere piano le gambe e mi stendo sul sentiero cosparso di erba.
Felisha si avvicina a me gattonando. Ride come una pazza.
- "ti sei scorticata!" Esclamo puntandole i gomiti arrossati, senza smettere di ridere.
Felisha si stende al mio fianco.
- "tu potevi farti molto più male." Volta la testa e incrocia il mio sguardo. "Ma come hai fatto?"
Alzo le spalle.
- "bho."
Felisha ricomincia a ridere.
- "tu sei pazza! Sei stata in coma per un mese e mezzo e già cerchi di ritornare in ospedale assecondando le mie stronzate!"
- "però è stato divertente."
Felisha mi da una strizzatina al braccio.
- "più che divertente." Si rizza a sedere.
- "conviene rientrare, o Phil si accorgerà che siamo sparite."
La famiglia di Phil è probabilmente la più amorevole che si possa trovare: sono arrivata lì da a malapena una settimana, eppure mi sembra di conoscerli da tutta la vita. Soprattutto Felisha.
Felisha si alza e mi solleva da terra con naturalezza, nemmeno pesassi cinque chili, poi mi depone sulla sedia a rotelle e mi spinge in tutta tranquillità su per la collina e verso casa.
- "oggi torna a casa mio fratello." annuncia, mentre passiamo per una strada costellata di alberi. "Non lo vediamo da quattro anni, quando è andato in Europa per studiare, il che vuol dire che ci sarà una cena con i parenti alla quale devi partecipare e per la quale devi vestirti bene."
- "Fel, dimentichi che io non ho vestiti." Dico girandomi.
- "beh non è un problema, El, perché io ho una carta di credito!"
Scoppio a ridere.
- "credevo che dovessimo tornare a casa prima che Phil se ne accorgesse!"
Felisha fa spallucce.
- "ho cambiato idea."
Comincia a spingere la sedia sempre più veloce. Quando passiamo davanti ai negozi riempiti da musica lascia i manici per mettersi a ballare, mentre la sedia continua ad avanzare lentamente.
Rido per tutto il tempo che passiamo a saltare da un negozio all'altro.
Felisha ha la pessima abitudine di prendere in giro le commesse quando si annoia, chiedendogli pareri su capi di abigliamento orrendi e fingendosi interessata.
- "non pensi che questo sarebbe perfetto con la sua carnagione?" Chiede ad una commessa con le extentions di un biondo decisamente diverso dal resto dei capelli, mentre mi posa addosso una camicia di seta con orrendi motivi colorati lunga fino ai piedi.
- "Fel ma è una camicia divina!" La assecondo, cercando di non ridere.
- "ehm..." la commessa si torce nervosamente le mani munite di unghie spropositamente lunghe. "Si, c'è nel senso..." si guarda intorno. "Forse c'è di meglio-"
- "si hai ragione." Felisha gli spinge in mano l'orrenda camicia, poi afferra i manici della sedia a rotelle ed esce dal negozio con aria solenne.
- "sei la persona più fuori di testa che io abbia mai conosciuto!" Esclamo, una volta fuori dal negozio.
- "grazie!" Esclama Felisha, continuando a sfilare davanti ai negozi.
Mi mordo il labbro. È incredibile quanto abbiamo legato in così poco tempo. Mi sembra di conoscerla da sempre.
- "sai Fel, non posso dirlo con certezza ma... sono sicura di non aver mai avuto un'amica come te nella mia intera vita."
Felisha mi da stampa un bacio sulla guancia.
- "sai, El, non dovrei dirtelo, ma una parte di me è contenta che hai fatto naufragio."
Faccio una risata.
- "in che senso-"
- "se non lo avessi fatto non avrei mai incontrato mia sorella."
Felisha si ferma.
Mi volto a guardarla.
Sorella.
Lei mi fa l'occhiolino.
- "e credo anche che abbiamo trovato qualcosa da metterti."
Fa un cenno con la testa e mi volto a guardare la più bella vetrina che io abbia mai visto.

Impreco, sbattendo il tubetto dell'eyeliner sul lavandino con forza.
Il mio occhio destro è incorniciato da una linea di eyeliner che mi allunga lo sguardo e ne risalta l'azzurro.
L'occhio sinistro invece ha una linea sbilenca e sbavata, che sto cercando di rifare per la milionesima volta.
- "lascia fare a me." Esclama Felisha, prendendomi l'eyeliner di mano e struccandomi l'occhio con un dischetto di cotone.
Passa l'eyeliner con un gesto rapido e preciso, poi mi volta il viso verso lo specchio.
Sorrido.
Ho uno strato di rossetto rosso sulle labbra che fa risaltare il corvino dei miei capelli, raccolti in ricci sulle spalle. Sono diventati lunghi, mi arrivano oltre le spalle adesso. Devo tagliarli
Mi guardo le mani, Felisha mi ha trascinata, letteralmente, da un estetista per farmi attaccare unghie lunghe di plastica azzurre. Non ho mai avuto unghie tanto lunghe in vita mia.
- "è ora di andare!" Esclama Felisha. "Non vedo l'ora di presentarti mio fratello!" Ha i capelli raccolti in due trecce ed il corpo avvolto in un vestitino bianco che le risalta le curve. " è letteralmente la persona più tenera che si possa incontrare!"
- "credevo non lo vedessi da quattro anni"
- "sveglia! Siamo nel ventunesimo secolo, esistono le chiamate ed i messaggi."
Sorrido, prendendo le stampelle che ho appoggiato vicino al lavandino e alzandomi dalla sedia.
- "sei sicura di essere pronta?" Chiede Felisha.
- "te l'ho detto." Faccio un sorriso. "Io sono nata pronta."
Cammino dietro Felisha, diretta verso il giardino sul retro dove aspettano i familiari. A detta di Felisha ci saranno anche parenti lontani provenienti dal sud che parlano solo texano e sputano tabacco.
Decido di non crederle.
Il vestito che abbiamo comprato per me è verde acqua, con delle spalline finissime fatte di perle e un corpetto strettissimo che mi fascia il busto, per poi allargarsi in una gonna a ruota che lascia scoperta metà della coscia, e quindi praticamente tutta la cicatrice che mi attraversa la gamba.
Felisha supera la porta finestra con un gridolino.
- "Daniel!" Esclama, correndo verso qualcuno che presumo sia il fratello. Io sono troppo concentrata a superare la porta finestra con le stampelle senza cadere.
Finalmente ci riesco ed alzo la testa, la brezza serale, unita al profumo di grigliata, mi sferza i capelli.
- "Elena!" Felisha richiama la mia attenzione. "Ti presento mio fratello Daniel-"
Non sento il resto della frase.
Ho gli occhi fissi sul ragazzo che cinge la vita di Felisha.
È più alto di quanto ricordassi, e i capelli si sono un po'allungati.
Quello non è Daniel.
Il ragazzo alza una mano, un mezzo sorriso strafottente stampato in faccia.
- "ciao, Elena." Il nome sembra divertirlo.
Quello non è Daniel.
È Caleb.

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora