Capitolo dodicesimo

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POV di Ester
Vedo un ragazzo con i capelli biondi e la pelle abbronzata entrare nel negozio.
Liam si è ambientato perfettamente a Savannah, sarebbe quasi impossibile notare la differenza tra lui ed uno dei soliti surfisti in pausa caffè.
Lo saluto con la mano e lui mi risponde con un sorriso.
È caldo, come il sole sul viso al tramonto, e mi era mancato.
Gli faccio segno di avvicinarsi e lui si ferma davanti al bancone.
- "posso offrirti un caffè?" Chiedo.
- "nah, non preoccuparti." Si scansa per lasciar passare un cliente in fila. "Giornata piena?"
Sospiro.
- "non ne hai idea." Mi lascio ricadere sulla sedia a rotelle e comincio a riempire un bicchiere di carta con caffè e latte. Nelle ore piene come questa stare in piedi sulle stampelle è fuori questione.
Mi volto di nuovo verso il bancone e porgo il caffè al cliente, mettendo i soldi in cassa.
Liam guarda la fila scorrere mordendosi il labbro, poi scavalca il bancone con un balzo notevole e mi si mette accanto.
- "ma che fai?" Esclamo sorridendo, mentre i clienti in fila ridono e battono le mani, pensando che faccia parte di chissà quale numero di intrattenimento.
- "ti aiuto." Risponde semplicemente lui, dandomi un buffetto sulla guancia.
Comincia a prendere le ordinazioni e servire i clienti al bancone. E devo dire che in due il lavoro è molto più facile, soprattutto quando ad aiutarti hai un ragazzo abbronzato, con la camicia aperta e un sorriso irresistibile capace di ammorbidire il più burbero dei clienti.
Dopo un ora circa, finalmente la fila si dirada. Do un' occhiata all'orologio, sette e mezzo. Siamo quasi in chiusura.
Liam si accascia contro il bancone.
- "potrei quasi abituarmici." Scherza.
- "per essere un barista a tutti gli effetti però dovresti indossare uno di questi." Dico, indicando l'orrendo grebiule a mongolfiera che ho addosso.
Liam ride e allunga una mano, allacciando le dita intorno al cordino rosa che mi stringe in vita.
- "dici che mi starebbe bene?"chiede.
- "oh, ne sono sicura!" Rido io.
Liam fa scorrere le dita fino al fiocco e ne tira l'estremità, sciogliendo il nodo e sfilandomi il nastro da dosso.
Un brivido mi risale per la schiena.
- "hei!" Ridacchio.
Liam si mette il nastro attorno alla testa e lo chiude con un fiocco, come un pacco regalo. Poi comincia a sbattere gli occhi.
- "posso lavorare qui adesso, che dici?" Chiede, la voce un ottava più acuta del solito.
Comincio a ridere come una stupida.
Mi era mancato.
- "Elena! Chiudi tu oggi? Io devo correre in palestra," Interviene la mia collega. Proprio lei, la caramella bionda.
Lancia uno sguardo languido a Liam, che la guarda dall'alto in basso con un sorriso e per qualche motivo la cosa mi infastidisce.
- "sì, non preoccuparti Tiffany, chiudo io." Dico con un sorriso.
Lei mi saluta con una mano e lascia il negozio.
- "non ti sta molto simpatica eh?" Tira ad indovinare Liam.
Roteo gli occhi.
- "ma che dici lei è così carina!"
Liam fa una risata.
Allunga una mano e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Mi volto a guardarlo.
Il suo sguardo scivola dai miei occhi, alle sue labbra. Si prende il labbro inferiore tra i denti, mentre mi posa la mano sotto il mento.
Non so chi dei due si sia avvicinato all'altro per primo. Forse io, forse lui, forse entrambi.
So solo che un momento prima ci stavamo guardando, e quello dopo avevo le labbra sulle sue, mentre lui mi teneva il viso con una mano e mi sfiorava la spalla con l'altra.
Gli cingo il collo con le braccia , infilo una mano nei suoi capelli, scompigliandoli.
Liam fa scorrere le mani dalle mie spalle sulla mia schiena, fermandosi sotto le cosce.
Un brivido mi si irradia per la spina dorsale, mentre lui mi solleva dalla sedia a rotelle.
Allaccio le gambe alla sua vita e gli stringo le braccia al collo.
Quando riusciamo a separarci sono seduta sul bancone metallico della cucina. Liam mi guarda con gli occhi spalancati, ma non ritrae le mani.
- "scusa, io...non volevo fare nulla di-"
Gli poso l'indice sulle labbra.
- "penso che in questo momento abbiamo entrambi bisogno di stare con una persona che conosciamo davvero."
- "lo sai che io e te dobbiamo parlare, vero?"
- "sì. Ma non ora. Sei l'unica persona di cui posso fidarmi." Dico.
- "sei l'unica persona di cui posso fidarmi." Ripete lui.
Sento come uno sfarfallio nella pancia e mi avvicino di nuovo.
Baciare Liam è come tornare a casa. L'ho già fatto una volta, quando tutto era normale e Luke era ancora con me.
Non è strano che entrambi sembriamo aver bisogno l'uno dell'altra, perché il nostro migliore amico è disperso, e siamo rispettivamente l'unica cosa che ci lega a lui in mezzo a persone delle quali non ci si può fidare.
- "ti voglio bene, Liam." Mormoro sulle sue labbra.
- "ti voglio bene, Ester." Risponde lui, prima di passarmi le labbra sul collo, facendomi stendere sul bancone.



POV di Luke
Benvenuti a Savannah.
Guardo il cartello scorrermi davanti agli occhi con un sorriso.
Mi rilasso un po sul sedile consumato del bus pubblico che abbiamo preso in una stazione rancida in mezzo al nulla.
- "non rilassarti troppo." Mormora Maria. "No sabemos chi troveremo una volta arrivati." Stringe più forte la borsa di tela che tiene tra le braccia.
Dopo due mesi e mezzo che viviamo insieme non sono ancora riuscito a scoprirne il contenuto.
- "si che lo sappiamo." Rispondo. "Troveremo Ester."
- "exactamente." Risponde lei. "È proprio questo che me preoccupa."
Mi posa una mano sul petto, dove sono rimasto ferito pochi giorni fa, quando Liam ha chiamato per annunciare il ritorno di Ester.
Maria aveva provato a nascondermelo, ma la verità è che non voleva che rischiassimo la vita per trovare una ragazza.
Ma Ester non è una ragazza e basta.
È mia sorella.
Mi tiro giù il labbro inferiore, scoprendo il tatuaggio fatto con Ester anni fa: Reef. Fratelli.
Sto arrivando.

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora