Capitolo ventisettesimo

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TW: sexual abuse


POV di Felisha
Per la mia più grande gioia, Elena ha deciso di fermarsi a casa di Phil per aiutare a rimettere in ordine insieme a Daniel.

Raccolgo tutte le forchette e le sbatto sul tavolo un paio di volte nel finto tentativo di metterle in ordine mentre Elena parla con Phil, il mio padre adottivo, come se fosse suo zio.

Mi sale un conato a vedere il modo in cui mio fratello le passa furtivamente una mano sulla schiena ogni volta che si avvicinano.

- "contieniti." mi sussura Wren all'orecchio, passando una mano sulla mia di schiena.

- "io sono sempre contenuta." rispondo stringendo tra le mani le forchette.

- "beh, non adesso." risponde Wren. "sembra che tu voglia strapparle la testa a morsi."

Sorrido.

- "non sembra soltanto, è così." Mi avvio verso il lavandino e vi lascio cadere le forchette dentro, voltandomi di scatto proprio quando Elena si avvicina con una pentola piena di ragù che gli si rovescia inevitabilmente addosso.

- "oh cielo! Scusa, come sono sbadata. Lascia che ti dia una mano!"

Elena scansa la mia mano con uno schiaffo.

- "no! Hai fatto pure troppo." lancia uno sguardo a Phil e si schiarisce la gola. "penso proprio che andrò, non preoccuparti."

Daniel mi lancia uno sguardo assassino al quale rispondo con un sorriso compiaciuto. Questo mi fa segno di uscire in giardino. Wren mi afferra il braccio.

- "Fehl..."

- "smettila di preoccuparti, Wren! Non farò la pazza, promesso."

Seguo mio fratello in giardino, pronta ad infrangere tutte le promesse fatte a Wren.

- "devi smetterla di torturarla." sputa mio fratello

- "non conosci tutta la storia, Danny." Tiro fuori una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e l'accendo. Tiro una boccata. "forse se ascoltassi la mia versione cambieresti idea."

- "oh, certo! è sempre così con te, vero?"

- "ci ha messo due secondi a giudicarmi, Daniel, a tagliarmi fuori dalla sua vita per il mio passato senza. neanche conoscerlo. Mi chiedo che ne direbbe El  del tuo di passato, in effetti."

- "sei davvero una stronza, Felisha. Ester ha fatto bene a tagliarti fuori! Non sai quello che ha passato, lei-"

Lascio cadere la sigaretta a terra.

- "come l'hai chiamata?"

Daniel sgrana gli occhi.

- "Elena." risponde.

- "no, no, tu l'hai chiamata Ester." dico avvicinandomi. Schiaccio il mozzicone acceso con il tacco. "non dirmi che la piccola Elena ha finalmente recuperato la memoria..."

- "stai delirando, dovresti essere sotto psico farmaci." Daniel mi spinge di lato e si allontana dal giardino, salendo nella macchina in cui Luke e la sua amichetta lo stanno aspettando.

Ester.

Perché questo nome mi suona familiare?





POV di Marti

Dei tanti aspetti positivi che si potessero trovare a Savannah, il mio preferito è decisamente il lungomare. È in netto contrasto con i ricordi negativi che ho di questa città.

Mi attardo ad una bancarella di gelateria ambulante per comprarmi un ghiacciolo rosso, una delle sette meraviglie di questo mondo (le altre sei sono lo zucchero filato, le pistole calibro 9, i brillantini per il corpo, le giarrettiere per i pugnali, i pantaloni cargo e la tinta per capelli).

Ho un'appuntamento con Liam per andare a vedere non so quale spettacolo in non so quale teatro di relativa importanza con Luke e Ester perché a detta di Liam "saranno loro i più difficili da convincere" Sto accumulando ritardo per lo spettacolo, perché, personalmente, non me ne frega niente.

Ho messo un vestito lungo fino alle ginocchia per la prima volta da quando avevo undici anni, e se non fosse per la schiena completamente nuda e il taglio aderente mi sentirei una suora di clausura. Finalmente scorgo il teatro, faccio per entrare ma sento un fischio di apprezzamento raggiungermi alle spalle. Mi volto, un insulto che mi nasce sulle labbra, ma all'improvviso la mia testa si svuota e le parole mi muoiono in gola.

È stato un uomo adulto, stazza robusta, una barba bianca incolta e ingiallita su un volto raggrinzito e crudele. Mi guarda con tutta la viscidità della quale è capace un uomo, e con molta, molta fierezza per avermi fischiato, nemmeno mi avesse appena chiesto di sposarlo.

Deglutisco, incapace di muovermi per qualche secondo. Poi riacquisto finalmente le mie funzionalità fisiche e mi fiondo all'interno del teatro. La biglietteria è completamente piena. La mia mano destra comincia a tremare in modo incontrollato, serro i pugni, mentre il mio respiro si fa quasi subito irregolare. Mi dirigo verso l'unico corridoio vuoto che vedo.

Qualcuno mi afferra il braccio, mi volto di scatto, nella mia testa vedo l'uomo afferrarmi il polso e strattonarmi dietro un auto sudicia, ma quando sbatto le palpebre e apro gli occhi è solo Liam.

- "...dove diavolo eri?" sta dicendo. Poi stringe gli occhi e mi lascia andare il braccio. "che cos'hai?"

Stringo gli occhi, sento il cuore esplodermi nel petto e rimbombarmi nelle orecchie, faccio fatica a respirare, mi volto e corro verso il corridoio vuoto.

- "Marti! Margaret! Aspetta!" Mi urla dietro Liam. Ma io continuo a correre, e non mi fermo finché non arrivo in una stanza più aperta, cosparsa da finestre e un ascensore vecchio stile probabilmente pericolante. Mi lascio cadere ai piedi di una finestra, non respiro, sto rantolando, mi si contorce lo stomaco, i miei occhi slittano da una parte all'altra della stanza, non riesco a concentrarmi, a fermarmi, non riesco a fare niente. Chiudo gli occhi. Vedo l'uomo schiacciarmi una mano sulla bocca, vedo i bottoni della mia camicetta saltare in aria.

Sgrano gli occhi.

- "non è reale." rantolo. "non è-" non respiro. "reale"

- "Marti" Liam scivola al mio fianco. "Marti che c'è, cosa hai visto?" Cerca di prendermi una mano ma io mi ritraggo. Vedo solo le mani dell' uomo, sento solo le mani dell'uomo, ovunque su di me. Mi metto a singhiozzare.

- "marti, non è reale, tutto questo non è reale, è solo temporaneo, guardami." sussurra Liam. Eppure io riesco solo a pensare a quanto semplice sarebbe per Liam approfittarsene adesso senza lasciare tracce visibili. All'improvviso sono inquieta, cerco di strisciare lontano da lui senza grandi risultati, mi stringo le braccia al petto. E allora Liam mi guarda per davvero, e finalmente sembra capire. Si guarda intorno, poi si avvicina all'ascensore pericolante e apre le porte.

- "non voglio farti del male." entra nella cabina e chiude la porta. "guarda." Alza le mani e fa un passo indietro, verso il centro della cabina e lontano dalla porta. "te l'ho detto, non ho nessuna intenzione di farti del male." mi guarda speranzoso da dietro le porte di vetro dell'ascensore.

Cerco di trattenere il respiro, chiudo gli occhi. Non vuole farmi del male. Lo avrebbe già fatto altrimenti, sai come sono fatti gli uomini, ti colpiscono quando sei più debole così non puoi difenderti. Mi ritrovo dietro quella macchina sudicia, costretta a terra, a pregare di morire presto mentre quell'uomo metteva un termine alla mia infanzia, a una parte della mia vita, senza che io ne avessi dato il permesso.

Spalanco gli occhi. Non ce la faccio. Non respiro. Lancio un occhiata a Liam, appena prima di svenire e crollare a terra lo vedo saltare fuori dall'ascensore. Sento uno schianto: quell'ascensore era davvero pericolante, è precipitato appena dopo il suo salto.

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora