Capitolo nono, parte tre

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POV di Ester
Ci ho messo una ventina di minuti almeno a spingere Caleb sul letto.
Continuava a mugugnare e cercare di abbracciarmi, in più, avere un unica gamba funzionante mi rende tutto ancor più difficile.
Finalmente riesco a farlo salire sul mio letto.
Sospiro, buttandomi a sedere accanto a lui. Resto così per un po' non saprei dire esattamente quanto, resto ferma finché non sento che le palpebre mi si stanno chiudendo.
Saranno le tre di notte. Devo trovare dei cuscini e dormire a ter-
Caleb mi afferra la vita con una mano e mi tira verso di lui.
Sbatto la schiena contro il materasso, mentre Caleb mi circonda con il braccio stringendomi a sé e nascondendo il viso tra i miei capelli.
Mio malgrado, una scarica di brividi mi percorre tutto il corpo a causa del suo braccio, stretto subito sotto il mio petto nudo. Sono dannatamente cosciente della sua pelle contro la mia schiena, ed è maledettamente bello.
Sono tentata dal pensiero di restare lì, così, tutta la notte. Ma poi mi ricordo che sono a casa di Phil e Caleb mi ha usata, quindi cerco di spingere via il suo braccio, ma lui rafforza la stretta.
Comincio ad insultarlo mentalmente.
- "Caleb." Suona come un avvertimento, e infatti lo è.
Lui però non sembra cogliere l'antifona, o forse l'ha colta, semplicemente non gli interessa.
Sposta il viso dai miei capelli alle mie spalle scoperte. Le sfiora con la punta del naso e poi ci posa le labbra.
- "Credevo dormissi." È l'unica cosa che mi viene in mente di dire. "Ti devi riposare-" caleb schiude le labbra e mi passa la lingua sulla pelle, languidamente, in modo quasi struggente.
Spalanco gli occhi e lo allontano con una gomitata.
- "cosa cazzo ti salta in mente?!" Esclamo, voltandomi verso di lui.
Caleb sta ridendo.
E che cazzo si ride?
Se non fosse ferito lo prenderei a schiaffi.
Il suo braccio mi circonda ancora il corpo, fa per tirarmi di nuovo a sé ma gli poso le mani sul petto, bloccandolo.
- "stai fermo, o giuro che ti strappo quella benda di dosso e ti mordo la ferita." Dico a denti stretti.
Caleb mette il broncio.
- "sei proprio violenta."
- "tu vedi di lasciarmi."
Fa come gli ho detto, ma facendo scivolare il braccio via dal mio corpo mi sfiora il seno con l'indice. Sussulto mio malgrado e lui sorride. Quel sorriso vittorioso che gli ho visto fare altre volte e non porta a niente di buono.
Incrocio le braccia.
- " mi sembra che tu stia meglio." Constato con tono accusatorio.
Lui annuisce.
- "tutto grazie alle tue premurose cure-"
Gli afferro la gola e gli spingo la testa contro il muro.
Anziché cercare di difendersi le mani di caleb volano alla mia vita, come se fossi io quella che ha bisogno di essere sorretta.
- " non l'ho fatto per te." Sibilo. "L'ho fatto per me." Gli lascio andare il collo. "Se tu morissi poi gli A.S verrebbero qui a fare domande. Non voglio andarmene...per ora."
Caleb sembra sinceramente dispiaciuto quando comincia a tracciare dei movimenti circolari sulla mia vita con i pollici.
Trattengo bruscamente il respiro.
- "lo so." Mormora. "Stavo scherzando."
Mi sento vagamente stupida per la mia reazione decisamente esagerata, ma ad essere sinceri, se l'è meritato.
Poi gli torna in faccia quel sorriso.
- "ho interrotto qualcosa? Quando sono arrivato, intendo."
Mi si scaldano le guance.
Cazzo.
Metto su l'espressione più disinteressata del mondo e scuoto la testa. Caleb mi tira verso di sé.
- "novellina, cosa stavi facendo quando sono entrato?"


POV di Caleb
Toccarla, sentirla così vicina, mi sembra la cosa più giusta e naturale del mondo.
- "novellina, cosa stavi facendo quando sono entrato?" Chiedo.
- "niente."
- "avevi il fiatone."
- "sta zitto."
- "ti stavi toccando?"
Non risponde.
Sorrido trionfante.
- "spero stessi pensando a me almeno."
- " chiudi la bocca."
- "fammi vedere."
Ester mi guarda negli occhi. È combattuta: non sa accettare la sfida, troppo orgogliosa per lasciar perdere, ma allo stesso tempo non vuole darmela vinta...o forse ce l'ha solo a morte con me.
Faccio risalire una delle mani che le tengo sulla vita fino alla guancia, sfiorandole il seno in un modo quasi distratto. Mi formicolano tutti i polpastrelli a causa di quel tocco.
- "Potrei aiutarti io con una storia, questa volta." Sussurro.
Penso che Ester stia per insultarmi, invece risponde con un:
- "sei ferito."
Sorrido.
- "mi distrarrà."
Lei si mette a sedere a cavalcioni su di me e sbuffa. Sa esattamente cosa sta facendo. Contraggo la mascella.
- "non ti faccio da spettacolino." Dice
- "posso chiudere gli occhi."
Ride.
- "voglio solo aiutarti, novellina, se lo fai bene, non avrai nemmeno piu bisogno di me." mormoro.
- "io non ho mai bisogno di te." Replica lei, posandomi le mani sul petto.
Ahia.
Le metto le mani sulla vita.
- "quindi sei pronta?"
- "si."
- "fammi vedere allora."
Ester rotea gli occhi e si sdraia vicino a me. Le circondo le spalle con un braccio, sopra il quale lei poggia la testa.
Piega le gambe e vi infila una mano nel mezzo.
Trattengo il respiro, cerco di ignorare il desiderio bruciante che mi si insinua nella pelle.
- "chiudi gli occhi." Sussurro.
Ester mi lancia un occhiataccia, ma fa come le ho detto. Le scosto una ciocca di capelli dal viso e poso le labbra sul suo orecchio.
- "adesso, immagina che sia la mia mano quella tra le tue gambe. La mia mano adorante su di te." Faccio scorrere una mano sul suo braccio fino ad arrivare alla sua mano. Sorrido. "Non così." Le prendo l'indice e glielo passo sulle sue labbra un paio di volte.
- "sei bellissima, come sempre."
Sento che comincia ad ansimare, e mi ci vuole tutto il mio autocontrollo per non imitarla. Le faccio infilare un dito dentro di sé.
- "ora immagina che sia il mio dito dentro di te, immagina che io possa sentire come sei calda e pronta per me." Ester comincia a ruotare i fianchi, mentre muove il dito dentro di sé, afferrando le lenzuola con la mano libera. Le accarezzo l'interno coscia.
- "brava, così." Le prendo il lobo dell'orecchio tra i denti e le scappa un gemito. "Adesso..." La mia voce si arrochisce, mentre guido il suo pollice sul clitoride e spingo.
Ester geme più forte, spalancando gli occhi.
- "brava, novellina." Le lascio un bacio sulla tempia e tolgo, mio malgrado, la mano dalle sue gambe per andare a prenderle l'altro braccio, e posarglielo sul seno. "Immagina che sia la mia mano, che sia io ad accarezzare le tue curve perfette." Il respiro di Ester accellera sempre di più, mentre continua a muovere i fianchi e a toccarsi.
Non ce la faccio più, perdo ogni forma di auto controllo e mi metto sopra di lei, puntellato sui gomiti.
- "lasciati baciare, ti prego." La mia voce è così roca da sembrare un ringhio, eppure la sto supplicando. "Lasciati baciare o morirò adesso." Ester sorride come divertita, e sposta la mano dal suo petto alla mia guancia, per tirarmi verso di sé e baciarmi. L'altra mano continua a giocare tra le sue gambe, e ne sono fin troppo cosciente. Le afferro il polso e lo tiro via, sostituendo la sua mano con la mia.
Non posso essere geloso della sua stessa mano, ma in un certo senso lo sono.
Mi scappa un gemito, mentre infilo medio e anulare dentro di lei, è già calda e bagnata, e comincia immediatamente a cavalcare le mie dita.
- "bravissima." Mormoro. "Bellissima." Comincio a seminarle baci sulla clavicola, mentre lei continua a muovere i fianchi ed insinua una mano nei miei capelli, tirandoli. Comincio a stuzzicarle il clitoride con il pollice e sento Ester irrigidirsi.
- "Caleb." Mormora con un filo di voce.
Mi rialzo immediatamente e le copro la bocca con una mano, soffocando un grido che non sarebbe riuscita a trattenere altrimenti.
Ricado sul letto vicino a lei.
Traggo dei respiri profondi, cercando di regolare il respiro. La circondo con le braccia e la stringo a me, accarezzandole i capelli.
- "è stato-" mormoro.
- "te ne devi andare." Mi interrompe lei.
- "che cosa?"
Scivola dal letto e apre l'armadio, buttandosi addosso una maglietta troppo grande per lei.
- "sarà mattina tra poche ore, io ho un lavoro, e se Phil o Felisha ti trovano qua siamo finiti. Mi sembra che tu stia meglio ora, quindi devi andare." Conclude la frase con un sorriso, come se mi avesse chiesto di passarle l'acqua o farle una carezza, come se quello che è appena successo non significasse niente.
- "mi stai cacciando?"chiedo. Sprezzante.
Ester fa spallucce.
- "hai una casa tua no? Non finirai per strada."
Serro la mascella e mi alzo.
Ester afferra le stampelle e zoppica fino alla finestra.
- "ce la fai a uscire da dove sei entrato?" Chiede.
- "si." Dico brusco.
Scavalco la finestra e metto i piedi sul cornicione, tenendo le mani sul davanzale.
Chiedimi di restare.
-" oh, Caleb?" Chiama Ester, avvicinandosi alla finestra. Le sorrido speranzoso.
- "sì?"
Ester mi sorride:
- "Avevi ragione, non avrò più bisogno di te adesso."
Il proiettile in pancia ha fatto meno male.

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora