Capitolo secondo

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POV di Caleb
Sento l'acqua colpirmi da tutte le parti, strattonarmi di qua e di là con una violenza inaudita.
La tengo stretta tra le braccia come se la mia stessa vita ne dipendesse. Ho la pelle gelata, l'unica cosa che costringe il mio cuore a continuare a battere è quello di lei che sento battere contro il petto.
La stringo più forte a me.
Devi resistere.
Lotto per tenere la testa a galla, per tenere la sua testa a galla, ma senza tanti risultati.
Ho i polmoni in fiamme.
Un onda più forte delle altre mi sbatte di lato. La testa di Ester cozza contro la mia spalla.
Lei ha perso il motore. E poi io perdo lei. Nemmeno ho tempo di accorgermebe, che un altra onda ci separa.
Se fosse possibile urlare sott'acqua, l'avrei senza dubbio fatto. Fino a perderne il fiato.

Sento la sabbia sotto la pelle prima ancora di aprire gli occhi.
Sono su una spiaggia.
Mi rizzo a sedere e vomito.
Mi guardo intorno, tossendo.
La luce del sole è ancora debole, è probabilmente l'alba, non c'è nessuno sulla costa, tranne per qualche vecchio che porta a passeggio il cane.
Mi copro con una mano il braccio ancora sanguinante per lo sparo di Ester e mi avvicino ad un vecchietto con la visiera di plastica e la camicia hawaiana.
- "mi perdoni." Dico. "Dove ci troviamo?"
Ho il petto in fiamme.
Questo mi squadra da testa a piedi, indeciso su se fossi degno di una risposta oppure no, poi mi offre un sorriso con pochi denti e risponde:
- "Sei a Miami, Florida, giovanotto."
Miami. Abbiamo percorso più di mille miglia dalla barca.
- "saprebbe dirmi che giorno è?" Chiedo ancora.
Questo lancia uno sguardo al suo orologio, scettico.
- "martedì primo novembre, ti senti bene?"
Mille miglia in una notte. Non male il motore di Tina.
Ringrazio l'uomo e mi volto verso la costa. A questo punto non mi resta che trovare-
Allora un pensiero agghiacciante mi blocca il petto.
Ho perso Ester.
No.
Questa volta urlo davvero.

Cercando di tenerla stretta non sono riuscito a tenermi lei ma sono riuscito a tenermi la sua borsa.
Penso che sia un bene: se si dovesse ritrovare ferita e sperduta su una costa straniera, farsi trovare con una sacca piena d'armi non sarebbe certo il massimo.
Percorro la città senza una  meta precisa, i vestiti che mi si asciugano addosso.
La verità è che sto seguendo le vibrazioni del chip di localizzazione che ho impiantato nella pelle tra medio e anulare: la barca ha sedi terrestri un po' ovunque, tutto ciò che devo fare è trovarne una per rimettermi a nuovo, scegliere un'identità e cercare rinforzi. Poi potrò tornare alla ricerca di Ester.
E la troverò. Da solo. Non posso allertare il sistema o Hannes e Bond ne verranno al corrente. Se la trovo abbastanza in fretta non se ne accorgerà nessuno.
Finalmente le vibrazioni cessano. Sono fermo davanti ad un grande edificio colorato, piuttosto anonimo.
Mi avvicino al piccolo portone e batto tre colpi.
-"chi è?" Urla qualcuno dall'altra parte.
-"Agente 3006." Rispondo. "Dalla Barca di New York, fatemi entrare."
La porta si apre con un cigolio.
Dall'altra parte trovo un giovane sui vent'anni, capelli biondi e aspetto da surfista. Spalanca le braccia, sorridendo.
- "Cal!" Esclama. "Quanto tempo." Mi stringe in un abbraccio sbriciola ossa.
- "Dash." Sorrido e ricambio l'abbraccio. "Non ti sento da quando ti hanno trasferito di filiale."
Dash si scosta e mi fa segno di entrare. L'interno è un corridoio anonimo almeno quanto l'edificio esterno, finché Dash non si ferma davanti ad una parete e vi preme la mano.
- "cosa ti porta qui?" Chiede, mentre la parete si sposta davanti ai miei occhi, lasciando spazio ad un'ampio spazio, collegato ad altri corridoi. Somiglia ad un'armeria con persone che si allenano in mezzo alla strada, testando le nuove armi sul momento. Dash fa un passi avanti ed io lo seguo, costringendomi a mantenere una faccia lievemente disinteressata.
- "ti hanno trasferito qui?" Continua Dash.
- "no." Rispondo con un mezzo sorriso. "Ho perso una mia cosa e devo ritrovarla."
- "hai bisogno di uomini?"
- "qualcuno."
- "quanto tempo pensi di impiegarci?"
- "tutto quello che serve."

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora