Capitolo settimo

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POV di Ester
Mi rigiro nel letto. Sbuffo. Mi giro dall'altra parte.
"Non avevo rimorsi prima di te."
Sistemo il cuscino.
"La tua gamba funzionerà di nuovo."
Me lo sfilo da sotto la testa e lo lancio via dal letto.
"È una promessa"
Qualcuno bussa alla porta.
- "El?"
- "che c'è?!" Sbotto.
Felisha fa capolino dalla porta.
- "stai dormendo?"
Mi volto a guardarla.
- "ti sembra che stia dormendo?"
Felisha lancia uno sguardo nella stanza, lo fa scorrere dal mio letto al cuscino abbandonato a terra.
- "no, in effetti no."
Felisha sgattaiola nella stanza e chiude la porta, poi si sdraia accanto a me. Resta in silenzio per qualche secondo, poi si volta a guardarmi.
- "lo sapevi che mio fratello e Wren vivono nella casa accanto alla nostra?"
Volto anche io la testa a guardarla.
- "e tu sei qui per evitare di andare da loro." Indovino.
- "che è lo stesso motivo per il quale tu non riesci a dormire."
Mi mordo il labbro.
- "no. Daniel mi sta sulle palle."
Felisha mi afferra la mano.
- "anche io odio Wren." Mi assicura. "Ciò non vuol dire che non mi piaccia...come mi fa sentire."
Stringo le labbra.
- "è proprio questo il problema."
Felisha mi stringe in un abbraccio. Resta in silenzio per un attimo, poi sospira.
- "non so cosa stia succedendo tra te e mio fratello, ma fammi un favore, non mettetevi insieme."
Faccio una risata.
- "non c'è pericolo."
Felisha alza la testa.
- "davvero, El. È ovvio che quello che provate, odio o amore che sia, è molto forte. Il che vuol dire che nel momento in cui finirà sarà molto doloroso, e io dovrei scegliere mio fratello... o mia sorella. E non sono pronta a farlo."
La stringo più forte.
- "non mi metterò con Daniel." Dico. "te lo prometto."


Qualcuno mi scuote per le spalle, strappandomi al mio sonno.
- "Fel, hai rotto le palle." Mugugno.
- "persona sbagliata."
Apro gli occhi.
Un ragazzo dagli occhi verdi con un sorriso a dir poco strafottente mi tiene per le spalle.
Non è Felisha, questo è sicuro, ha i capelli troppo cort-
Scuoto la testa per interrompere i miei pensieri demenziali.
- "Wren, che ci fai in camera mia?" Chiedo.
Il ragazzo mi lascia le spalle e ricado brutalmente sul letto.
- "ti sveglio, non è ovvio?" Dice lui, scivolando nella mia sedia a rotelle con un eleganza e una sicurezza inaudite.
- "questo l'ho capito, il punto è perché mai faresti una cosa del genere?!" Vorrei schiacciarmi il cuscino in faccia per sottolineare la mia posizione, ma l'ho lanciato contro il muro ieri sera.
Wren fa spallucce.
- "oggi è lunedì, devi lavorare."
Cazzo.
Fortunatamente Wren si decide ad uscire dalla stanza per farmi vestire in pace, ma non si decide a scollarsi da me per tutto il traggitto fino al bar nel quale lavorerò.
La conversazione non è particolarmente interessante: alla terza domanda di circostanza mi volto dall'altra parte. Anche se non per molto: camminare con le stampelle senza guardare avanti è più complicato del previsto.
- "sei molto legata a Daniel e Felisha?" Chiede Wren all'improvviso.
- "sì." Rispondo. "Tu, piuttosto, come hai conosciuto Cal-" mi mordo la lingua. "Daniel?"
Wren mi scocca un sorriso.
- "vuoi dire come ho conosciuto Caleb?"
- "esatto."
- "mi hai visto con una pistola in mano, non mi servirebbe a nulla mantenere la copertura con te."
- "perché non sei tornato alla tua base come gli altri?"
- "diciamo che ho un ruolo...più fondamentale. Inoltre, sono legato a questa famiglia, Felisha e Daniel sono miei amici d'infanzia."
- "qual'è il tuo vero nome?"
- "potrei farti la stessa domanda."
Stringo le labbra.
- "perché sei qui?" Chiedo dopo un attimo di silenzio.
- "te l'ho detto, oggi è lunedì, devi lavorare e ti accompagno."
- "voglio dire cosa fai qui agente."
Wren si ferma, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
- "Caleb voleva che ti tenessi d'occhio, e io l'ho fatto."
Subdolo.
Faccio per continuare a camminare, ma Wren mi afferra il braccio.
- "un ultima cosa, dolcezza. Queste persone con cui ti trovi tanto bene qui, io farei attenzione a fidarmi."
Mi sporgo verso di lui.
- "lo sai che questo include anche te, giusto?"
Sorride.
- "esattamente ."
Lancia uno sguardo alle mie spalle.
- "siamo arrivati." Torna a guardarmi. "Devo andare, fiorellino. Ma bella chiachierata."
Mi lascia il braccio e sparisce, con la stessa indolenza con la quale è arrivato
Borbotto qualche parolaccia ed entro nel bar.
Il proprietario è un vecchio simpatico e la seconda barista è una studentessa alla mano. Il lavoro è semplice, ci metto poco a capire come funziona, ed essendo  infortunata sto ferma al bancone, quindi nulla di troppo complicato.
Sono circa al sedicesimo cliente quando sento una voce profonda e leggermente divertita chiedere:
- "un cappuccino ed il numero della barista, grazie."
Mi volto immediatamente a guardare il ragazzo dall'altra parte del bancone.
- "caleb, che ci fai qui?" Mormoro.
Fortunatamente, il locale al momento è quasi vuoto.
- "ciao anche a te novellina, non ti avevo riconosciuta."
Lancia uno sguardo a metà tra il languido ed il divertito alla mia uniforme.
Va bene! Indosso una specie di ridicolo vestitino a mongolfiera bianco con grembiulino azzurro ma non le cucio io le uniformi!
- "vuoi comprare qualcosa o sei solo qui per torturarmi?" Sbotto.
Caleb mi porge cinque dollari con un sorriso.
- "un cappuccino."
Roteo gli occhi e ficco i soldi nella cassa.
- "tieniti pure il resto." Dice lui.
Sbatto le monetine sul bancone.
- "no grazie." Mi volto verso la macchina del caffè per preparare il cappuccino.
- "Wren non ti ha detto che mi ha scortato fino qui senza che mi rapissero?" Chiedo.
- "volevo accertarmene di persona. Dovresti essere più cordiale con i clienti."
- "Smettila di seguirmi e smettila di darmi ordini!" Sbotto, sempre dando la schiena al ragazzo.
- "Mi dispiace novellina, ma sono ancora il tuo istruttore e la tua guardia del corpo. Seguirti e darti ordini è esattamente ciò che devo fare."
- "Mi sono lasciata la barca alle spalle, non mi importa quale incarico ti sia stato conferito."
- "Eppure stai seguendi una missione per trovare il tuo migliore amico, o sbaglio?"
Mi mordo la lingua.
- "ti odio."
- "Buguarda."
Mi volto e sbatto il caffè sul bancone, davanti a Caleb.
Forzo un sorriso.
- "buon proseguimento."
Caleb prende il auo caffè, ma anziché andarsene si avvicina a me.
- "ti sei dimenticata il numero della barista."
Sto per rispondere che io non ho neanche un telefono, e che se l'avessi toglierei la sim e la ingoierei piuttosto che dare a lui il mio numero, ma Caleb si volta a guardare un'altra ragazza in uniforme, bionda e slanciata, l'altra barista.
- "chiediglielo da solo." Ringhio.
- "gelosa, novellina?"
- "al contrario: non vorrei interferire."
Mi allontano dal bancone per prendere le stampelle ed entro rabbiosamente in cucina.
Stronzo pezzo di merda, gli insegno io a dire certe-
Sbatto contro qualcosa e perdo l'equilibrio. Le stampelle mi sfuggono dalle mani e cadono a terra con tonfo fragoroso, mentre io, con la gamba sinistra ostinatamente immobile, le seguo verso terra finché-
Qualcuno mi afferra per la vita e mi rimette in piedi. Tendo le mani avanti e mi appoggio alle sue spalle per riacquistare equilibrio, poi, finalmente, alzo la testa per vedere contro chi sono andata a sbattere.
- "oh, cazzo."

All the lines she crosses 2- till death do us partDove le storie prendono vita. Scoprilo ora