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La guardia del piano sale dopo poco tempo con la mia valigia. "Ho parlato col direttore" dice "Ti augura un buon soggiorno".
"Ma vaffanculo!" esclamo. "Riferisco?" mi chiede quasi con tono sarcastico. "Non lo può lincenziare?".
"Semmai è lui che può licenziare a me" dice divertito "E poi tu puoi sempre uscire".
"É vero Elisa" dice mio papà entrando "Potrai uscire sempre quando metterai la testa apposto".
"Testa a posto? E da quando non c'è mamma che non parliamo! Che ne sai di com'è la mia testa?!".
"Starai dentro per una settimana".
"Una settimana? Ma papà! Non ho fatto nulla!".
"Sei irrispettosa e irriverente. Penso di averti educata meglio di così. Ci vediamo dopo in cortile" "E tu ragazzo guai a te se le storci un capello. Ho già sentito parlare di te" dice prima di uscire.

"E quindi a' uagliona è a' fija ro' diretture" dice il ragazzo. Mi giro per guardarlo. Ha una maglietta nera stampata e dei jeans strappati. Una collana col crocifisso pende al collo. Il sopracciglio è tagliato e i capelli sono ben fermi.  "Elisa, giusto?".
"Si, Elisa. Che c'è?".
"Se sei a' fija ro' diretture comme ci sei finita cà dint'?".
"L'italiano ti fa così schifo?".
"Che reato hai commesso?".
"Nessuno" dico. "Convinta tu" sbuffa.
"Come ti chiami?" gli chiedo.
"Nun o' sa'?" "Mi chiamo Ciro" mi dice "E giusto perchè tu lo sappia...qui comando io".
"Io penso che, purtroppo, sia mio padre a comandare qui".
"Ti ci abituerai" dice sedendosi curvo.
Devo uscire di qui.

Da dietro le sbarre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora