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Come la mattina precedente il comandante ci svegliata urlando. Ci vestiamo tutti velocemente per la colazione. Prendo di nuovo il succo mentre gli altri si riempiono il vassoio di quelle merendine confezionate.
"Sicura che non vuoi nulla?" mi chiede Edoardo. "Sono a posto" sorrido. "Ti serviranno energie per stare con Ciro" dice un altro ragazzo avvicinandosi alla persona menzionata. Mi alzo per uscire. Il comandante mi controlla e mi fa tornare in camera. Approfitto dell'assenza di tutti per farmi una doccia.

La doccia più veloce della mia vita. Quando esco dal quadrato con l'aciugamano intorno al corpo vedo che sono tutti qui. "Che ci fai qui?!" mi chiede Ciro correndo da me. "Volevo solo fare una doccia" gli dico. Lui mi accompagna tenendomi stretta "Beppe la porti in cella e si assicuri che nessuno la guardi" ordina alla guardia che aspettava fuori, come se fosse lui qui a comandare.

In camera, dopo essermi vestita, mi metto davanti lo specchio che avevo portato per truccarmi e asciugare i capelli. "Che cosa ti è passato in testa?!" mi chiede Ciro gridando quando entra. "Lavarmi?".
"Non puoi farti una doccia con degli altri ragazzi che ti vedono".
"Gli altri ragazzi dovevano essere a fare colazione" preciso. "Cos'hai addosso?" mi chiede vedendo che ho messo un vestitino corto. "Un vestito" rispondo ovvia. "Se c'è un po' di vento ti si vede tutto il culo".
"Mi spieghi cos'hai oggi?".
"Ho che te ne scappi dalla colazione senza mangiare, stai nuda in un bagno e ti vesti come una zoccola" mi elenca. "Non sono una troia".
"Ho detto che ti ci vesti no che lo sei" "Cambiati o non ti muovi da qui".
"Non sei nessuno per darmi ordini".
"Qui comando io, abituati".
"Io non mi cambio".
"Allora pulisci la cella, rifai i letti e metti in ordine" mi ordina uscendo e tirando la cella. "Ciro fammi uscire!".
"Voglio truvà tutto in ordine" sorride chiudendo anche l'altra porta.

Inizio a battere i pugni e chiamare le guardie che non vengono. Forse è vero che comanda lui e se è così devo accontentarlo.

Mi cambio mettendo qualcosa che mi copra di più e sistemo la stanza. Cerco di rifare il letto ma il risultato non è uno dei migliori. Apro la finestra. Il mare è magico anche da dietro le sbarre.

"Non ti facevo in grado di ordinare" mi dice Ciro tornando "E ti sei pure cambiata".
"Scusa" sussulto tenendo lo sguardo basso.
Si avvicina a me e mi tira verso il piccolo bagno. Si leva la maglietta e si slaccia i jeans "Devo fare tutto da solo?" chiede mettendo la sua mano sul mio seno. Mi levo anch'io la maglia e i jeans. Mi sposta l'intimo e poi sposta i suoi boxer per entrare senza delicatezza. È rozzo, deciso e per nulla gentile. Mi stringe il collo mentre mi bacia i seni ancora coperti in parte dal reggiseno.

Quando finiamo ci vestiamo per il pranzo. Non c'è molto. Pasta e sugo o cordombleu e verdure. Prendo il secondo. Non capisco come gli altri mangino tutto.

"La prossima vota facite cchiù pian'" dice Edoardo che è l'unico seduto al tavolo con me e Ciro. " 'A guagliona nun sa tenerse".
Pino si avvicina assieme al ragazzo di stamattina e danno dei soldi a Ciro. "Perchè quei soldi?" chiedo curiosa. "Ha vinto la scommessa" risponde l'altro. "Totò e statti muto!" esclama Pino. "Quindi ero una scommessa?" chiedo a Ciro. "Elisa". "Rispondi si o no. Ero una scommessa?".
"No" mi dice non credendoci nemmeno lui. "E allora che scommessa hai vinto?".
"Eli nun te mischia. Mai sentito chi se fa 'e fatti suoi campa cent'anni?".
"A Milano non si usa molto".
"Qui però siamo a Napoli. Stat'zitta e nun fa domande".

Quando torniamo in cella Ciro mi prende da dietro. "Non toccarmi" gli ordino "Non voglio essere la fonte dei tuoi guadagni".
"Eli non ti avrei mai chiavat' se tu non volevi".
"Dimmi la verità. Tra noi ci può essere qualcosa a parte il sesso?".
"Se ti fidi di me si" mi dice accarezzandomi il viso. "Vieni nella sala comune?" mi chiede. "Preferisco stare qui. Non ho nulla da fare li".
"Allora sto qui con te" mi dice abbracciandomi. "Ciro!" lo chiama il comandante "Non vieni?".
"Sto male cummaná" gli dice. "E lo vedo come stai male" risponde il comandante andandosene.

Ciro mi bacia "Smettila" gli ridico ridendo. "Eh, nun t'aggia smette'" mi risponde Ciro facendomi il solletico. "Ma non ti stanchi mai?" gli chiedo. "Tanto, qua a 'sta vita 'e carcere, ci si diverte come si può" mi risponde Ciro con un sorriso malizioso. "E tu, cosa fai a Milano per divertirti?" mi chiede. "Eh, a Milano le serate sono più tranquille, ci sono locali, amici... diciamo che la mia vita è un po' diversa da quella che mi ritrovo qui" gli rispondo.

Da dietro le sbarre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora