19.

234 7 0
                                    

Dovrei dirlo agli zii, a Filippo. "Stai bene?" mi chiede la nonna seduta accanto a me mentre il nonno guida. "Si" rispondo "Penso di sì".
"Hai l'ultimo anno a scuola, non partorirai prima degli esami".
"Non è la scuola che mi preoccupa. E se non sono all'altezza? Se non dovesse mai avere un padre? E io non riuscissi a trovare un lavoro? A prendere una laurea".
"C'è la farai. C'è la tua famiglia che ti appoggia" mi dice sorridendo. "Chiaramente ora niente alcol e niente fumo di nessun tipo" dice il nonno.

Tornata a casa mi affaccio al balcone con un semplice bicchiere d'acqua. Mi devo fidare di lui.

Quando mi sveglio sento il rumore di una barca avvicinarsi. Sbadigliando mentre metto la giacca da camera sposto la tenda per vedere se si stanno avvicinando a casa mia e la barca che vedo è quella dell'IPM.

Scendo di corsa senza curarmi di come sono. "Elisa tutto bene?" mi chiede nonna che stava in cucina. "No" rispondo correndo verso il porticciolo nascosto dalle siepi.
La barca accosta proprio lì e a bordo c'è mio padre, il comandante Massimo e Ciro bendato e dormiente. "Cos'è successo?" chiedo preoccupa. "Non adesso" mi risponde papà che aiuta il comandante a scendere Ciro dalla barca.
Col nonno lo portano in una camera per gli ospiti. Mi hanno ordinato di restare giù con la nonna. "Andrà tutto bene" mi dice lei.

Quando papà scende sbatte un pugno sull'isola. "Sai cos'ha fatto?" mi chiede urlando "Ha preso in ostaggio me, Massimo, Beppe e tutti quelli che lavorano con me. E sai perchè? Perchè voleva uccidere tuo cugino".
"C...cosa" balbetto. Non voglio crederci. "Tra poco si riprenderà e potrai parlargli. Ti consiglio di riflettere prima. Sicura di voler stare con qualcuno che volta le spalle alla famiglia?".

Vado in camera per lavarmi e vestirmi. Il nonno sta davanti la porta di Ciro fermo come un carabiniere che fa il posto di blocco "Quando potrò vederlo?" gli chiedo. "Quando il comandante e tuo padre diranno che è sicuro per te" mi risponde calmo "Vai a fare un giro in giardino".

Scendo di nuovo al piccolo molo dove ancora è ferma la barca. Mi siedo sui gradini a metà scala dal giardino al legno.
"Ti ho portato una tisana" mi dice la nonna passandomi una tazza "Forse con questo caldo era meglio un gelato" dice. Si comporta come se non fosse successo niente. Come se vada tutto bene. "Sono una cogliona" singhiozzo "Mi sono fatta mettere incinta da un ragazzo che stava in carcere per omicidio. Non mi sono preoccupata di prendere pillole o ancor meglio di tenere a bada i miei sentimenti. Quando l'amore è andato a finire bene? Basta pensare a Elena e Paride, Dante e Beatrice, Paolo e Francesca, Petrarca e Laura, Romeo e..."
"La smetti di pensare a tutti gli amori finiti male?" mi dice la nonna interrompendo la mia lunga lista. "Non riesco a pensare ad altro che io rientrerò in questa lista".
"Tu non rientrerai affatto" mi sorride "Devi solo avere coraggio e soprattutto devi tirar fuori le palle quando servono".
"Mamma" la chiama papà "Elisa può salire".

Seguo papà fino alla spoglia ma elegante camera per gli ospiti dove Ciro è semisdraiato. "Elisa" sussulta. "Ciro" balbetto avvicinandomi. Mi siedo su una parte del letto. La fascia è piena di sangue "Come stai?" gli chiedo. "Sto bene" mi risponde dando un colpo di tosse. "Sei sicuro?" gli chiedo. Lui annuisce. "Papà, posso parlarci da sola?" gli chiedo visto che sono tutti qui. "Avete mezz'ora. No un minuto di più" risponde uscendo col comandante, il medico e i nonni.
"Mi hanno detto che hai preso mio padre in ostaggio e che volevi uccidere a Filippo. Dimmi che non è vero".
"Non ti mentirò. L'aja fatt. Ma proprio perchè nun t'aja vu mentì o' Chiattillo mi ha conficcato il cacciavite. Il tuo amato cugino ha provato a uccidermi. Avrei pensato prima al Picuru e se Chiattillo se stava au posto so l'avrei risparmiato per te. A pateto nun aja fatt null, solo legato a una sedia. A lui nessun coltello in gola e nessuna minaccia. Io ti amo Elì e u sacciu gia che per sta cu tia aja rispetà a famiglia tua ma a famiglia tua aja rispetà a famiglia mia".
Papà entra di nuovo seguito dal dottore e dal comandante. Lo guardo per cercare conforto ma i suoi occhi sono spenti. "Spero vi siete detti tutto" esclama "Ora scendi Elisa. Più tardi hai la visita dalla ginecologa" mi dice. Annuisco. Saluto Ciro e scendo.

Non so più di chi fidarmi.

Da dietro le sbarre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora