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Germania pov
Sentii qualcosa (o meglio, qualcuno) che mi scuoteva.
Aprii gli occhi e cercai gli occhiali che avevo lasciato sul comodino la sera prima e li infilai.
"Germania, Germania, GERMANIA!"
Mi urlava quel qualcuno.
"CALMO" sbottai.
"Farai tardi cavolo!" mi urlò in faccia.
Mi alzai dal letto e notai che quella persona che aveva traumatizzato il mio sistema cerebrale alle 6 e 30 di mattina era mio padre.
"Alla buon ora..." mi rimproverò.
"Scusa eh, ma se le lezioni iniziano alle 8, perché mi devo svegliare sempre così presto?!" chiesi leggermente irritato.
"Perché ci metti sempre tanto ad arrivare a scuola con l'autobus" rispose mio padre.
"uffa.." sussurrai.
Scesi a fare colazione e mi preparai per andare a scuola.
"Hey Ger!" sentii una voce che mi chiamava appena arrivato nel cortile della scuola.
Mi girai : erano Russia, America e Giappone, i miei migliori amici.
"Oh, hey ragazzi!" gli risposi.
"Ma le lenti a contatto non le metti?" mi chiese America.
"Preferisco gli occhiali, ma durante la lezione di educazione fisica le metto."precisai.
" Ma se non ti ho mai visto senza occhiali!" disse lui.
" Se per questo neanche noi ti abbiamo mai visto senza" replicò Russia.
"Perché il grande America non può far vedere i suoi bellissimi occhi ai comuni mortali" rispose vantadosi America.
"certo, si." disse Russia guardando altrove.
"meglio che entriamo se non vogliamo fare tardi" dissi io a un certo punto.
"Vero" confermò la finta neko.
Entrammo tutti e 4 in classe e scegliemmo i posti : Russia si sedette all'ultimo banco e America lo seguí solo per dargli fastidio durante le lezioni. Giappone si sedette accanto a Sud Corea (il suo migliore amico oltre me, America e Russia), mentre io mi sedetti in 4ª fila di 5.
Stavamo per cominciare la lezione quando entrò un'altra persona.

Italia pov
Mi svegliai controvoglia, ma mi svegliai. Non mi andava proprio di cominciare un altro anno di scuola in altra scuola del tutto a me sconosciuta.
Mi alzai dal letto e scesi in cucina a fare colazione, dove trovai mio padre e mio fratello Spagna.
"Giorno" mi salutò mio padre.
"Giorno pa" risposi io ancora mezzo addormentato.
Spagna mi fece un cenno con la mano mentre mangiava la sua tazza di cereali. Io mi lanciai sulla macchinetta del caffè ancora spenta e mi feci una tazza così grande da far invidia a una fabbrica.
Finito di mangiare andammo in bagno e ci preparammo.
"A dopo!" ci salutò mio padre, perché tecnicamente non era il padre naturale di Spagna.
Rispondemmo al saluto e prendemmo l'autobus.
"Allora Italia" mi disse Spagna una volta arrivati all'edificio.
"La tua classe è la 2ª F ok?" mi chiese.
"Sì lo so, sarà la 400ª volta che me lo dici" lo rassicurai io.
"Va bene, ci vediamo dopo, chao!"
"ciao!"
(Quando ho scritto chao, è perché in Spagna a volte si usa dire così, per chi non lo sapesse, non è un errore grammaticale).
Cercai la mia classe e la trovai alla fine del corridoio.
Entrai e vidi ormai tutti già ai propri posti, ma per fortuna il prof non era ancora entrato.
L'unico posto libero che c'era era accanto a un ragazzo, in 4ª fila.
"Ciao, ti dispiace se mi siedo qui?" chiesi.
"No fai con comodo" mi rispose.
"Grazie" sorrisi.
Misi apposto lo zaino e le mie cose mentre aspettavamo che il prof entrasse nell'aula.
"Quindi, come ti chiami?" chiesi. Se doveva essere il mio compagno di banco, avrei dovuto conoscere almeno il suo nome!
"Germania" rispose impassibile.
"Io sono Italia" dissi.
"Figlio del Fascista?" chiese con poco tatto.
"Si, tu invece del Naz¡sta?" chiesi anch'io con poco tatto, per ripicca.
"Ovvio" rispose senza emozioni in volto. Insomma, provava anche una sola emozione lui?!

Germania pov
Mi chiese se si mi dispiaceva se si fosse seduto accanto a me.
"No fai con comodo" risposi.
"Grazie".
"Quindi, come ti chiami?" mi chiese poi.
"Germania" risposi. Se non si fosse capito, non avevo molta voglia di parlare in quel momento.
"Io sono Italia" mi disse.
"Figlio del Fascista?" chiesi. Ok, lo ammetto : avrei potuto chiederlo con più tatto ma, come ho gia detto, la mia mente faceva fatica a ragionare.
"Si, tu invece del Naz¡sta?" mi chiese un poco offeso.
"Ovvio" risposi. Grazie al cavolo!
"Ti sto dando fastidio?" mi chiese con voce bassa.
"N-no! Assolutamente no. Solo che sono un po' stanco oggi." risposi in fretta. Non volevo che si sentisse in colpa per un mio malessere. Dopotutto, sembrava così gentile.
"Dimmelo se te lo sto dando, non mi offendi." mi rassicurò.
"Tranquillo" gli dissi.
In quel momento entró il prof. Ci alzammo in piedi e lo salutammo.
Il tempo delle chiacchere era finito.
Prendemmo tutti i libri e i quaderni che avremo usato per la lezione e cominciammo.
*Salto temporale 3 ore*

Italia pov
Finita la prima ora di storia e le due altre di aritmetica, suonó la santa campanella che annunciava l'inizio della  ricreazione.
Uscimmo tutti in giardino e Germania mi invitò a seguirlo.
"Ragazzi, lui è Italia." disse Germania a dei suoi amici, che io riconobbi come America, Russia e Giappone.
"Hi Italy" mi salutò con entusiasmo America.
"Ciao" disse Russia.
"Konichiwa!" salutò Giappone sorridente.
Sorrisi e poi iniziammo a parlare delle materie che ci sarebbero state nelle prossime ore, anche se con la mente ero altrove.
Stavo osservando il loro abbigliamento :
America vestiva con delle scarpe Nike, pantaloni neri della tuta e una felpa rossa, mentre Russia aveva degli stivali grigi e degli jeans con una maglia a maniche corte nonostante fossimo a Gennaio.

Giappone aveva delle scarpe alte con un'enorme fila di lacci e a seguire una gonna corta azzurra con una striscia bianca che le scorreva intorno.

Portava dei leggings bianchi sotto la gonna e una camicia bianca anch'essa con una cravattina rossa. Notai solo in quel momento che aveva delle finte orecchie da gatto, che però mi facevano sorridere.

Infine guardai l'abbigliamento del mio primo 'amico' (se si poteva definire tale) : portava degli anfibi neri e alti, pantaloni grigio scuro che andavano a finire negli anfibi e una maglia grigia con le maniche arrotolate lungo il braccio.
Le cose che mi stupirono di più furono l'orecchino nero a forma di x che aveva sull'orecchio sinistro, i guanti neri senza dita e la serie di retine che copriva la parte di avambraccio scoperto.

"Italia-kun, sei fra noi?" chiese Giappone.
Alle prime mi stupii dal modo in cui mi aveva chiamato, ma poi riposi pronto "certo" e sorrisi.

In quel momento suonó la campanella (stavolta maledetta) che annunciava la fine della pausa.

Allora, ci tenevo a precisare qualche cosetta :
Questa è la mia prima storia destinata ad avere più capitoli
Non vi arrabbiate se è cringe o cose varie T^T
Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo e comunque non vi aspettate che io posti tutti i giorni perché i prof in questo periodo ci stanno massacrando :D e il mio standard sarà tipo 1/2 capitoli a settimana (se non in casi eccezionali 3)
Poi volevo dire che questo primo capitolo ha raggiunto le 1200 parole e con ciò vado a morire perché le mie dita si vogliono suicidare :D
Detto ciò,

Vi ringrazio per aver letto
FG07.

Finché Ci Sarò Io - GerIta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora