A te che, seppur con le ali tappezzate, continui a seguire la luce.
A te che, seppur sapendo che cadrai, continui a cercare il sole.12 anni prima...
-Posso andare in giardino a giocare, mamma?- cerco di mostrarle gli occhi dolci e lei ammorbidisce i tratti, accarezzandomi una guancia.
-Tra poco arrivano delle persone importanti, Sole. È meglio che tu resti qui.-
Metto il broncio ed incrocio le mie piccole braccia al petto. -Solo qualche minuto...devo controllare che il mio uccellino stia bene.- la prego, sicura di riuscire a farla cedere.
Lei alza gli occhi al cielo e ritorna a pettinare i suoi lunghi capelli, neri come la pece. -Va bene, tesoro. Ma non fare tardi e non uscire dalla recinzione.-
Sorrido e la ringrazio, precipitandomi verso la porta d'ingresso.-Signorina, dove sta andando?- una delle guardie di mio padre mi squadra dalla testa ai piedi e poi mi rivolge uno sguardo indagatore.
-Esco. Devo controllare come stia Cip.- gli dico, provando a superarlo.
-E suo padre lo sa che vuole uscire?- continua lui, non permettendomi di abbassare la maniglia del portone.
Sbuffo. -Lo sa la mamma.- rispondo, guardandolo male.
La guardia si scambia un'occhiata con l'altro suo collega e poi si fa da parte, lasciandomi passare. -Mi raccomando, stia vicino alle altre sentinelle e non esca, per nessun motivo, dalla rec...-
-Si, si... lo so. Non devo uscire dalla recinzione.- lo interrompo, scocciata dal sentire, per l'ennesima volta, questa raccomandazione.Percorro tutto il vialetto in ciottoli bianchi ed entro nell'enorme giardino appartenente alla mia famiglia. La fontana si esibisce in splendide acrobazie d'acqua e gli uccellini cinguettano felici, rincorrendosi nel cielo.
Mi guardo intorno e sorrido non appena individuo il mio obbiettivo.
-Vlad!- urlo, correndo fino a raggiungerlo.
Il giardiniere si asciuga la fronte con una passata di mano e mi sorride, posando le cesoie al terreno.
-Signorina.- mi saluta, sorridendomi dolcemente.
-Come sta il piccolo uccellino?- domando con voce genuina.
Lui mi fa segno di seguirlo e ci dirigiamo verso la casetta degli uccelli, sistemata sui primi rami di un vecchio albero.
-Lo vede?- mi chiede, indicandomi il piccolo foro che funge da ingresso.
Mi sporgo e percepisco un movimento che mi fa sorridere.
-Sta molto meglio, si sta riprendendo alla grande!- mi dice, scatenando la mia felicità.
-Mamma diceva che non ce l'avrebbe fatta.- dico orgogliosa, osservando il giardiniere.
-È molto forte, come la signorina che lo ha trovato.- mi fa l'occhiolino ed io batto forte le mani, entusiasta.
-Posso dargli da mangiare?- chiedo, guardando il sacchetto di mangime che è stato posizionato in una rientranza del tronco.
-Certo, si accomodi pure.-
Prendo una manciata di becchime e lo deposito nella mangiatoia, a lato della casetta.
Compio qualche passo indietro e resto in attesa, aspettando che il piccolo animale esca a mangiare.
-Perché non mangia?- domando delusa.
-Perché ci siamo noi.- mi spiega con pazienza. -Non appena ci allontaneremo, uscirà e si nutrirà.-Annuisco e sto per fargli un'altra domanda, ma il rumore degli pneumatici sulla strada sterrata mi fa girare verso la villa.
Tre SUV neri stanno percorrendo il vialetto e parcheggiano davanti alla fontana.
Degli uomini, in giacca e cravatta, scendono dalle vetture e si guardano intorno con aria circospetta, per poi aprire la portiera inferiore e far uscire un altro uomo. Ha un aspetto molto imponente e si sistema la giacca del completo, dicendo qualcosa ad uno dei suoi uomini. Questo annuisce e fa il giro della macchina aprendo anche l'altra portiera da cui esce un ragazzino dall'espetto identico all'uomo, solo molto più piccolo.-Signorina Soleil, è pregata di seguirmi.- una delle guardie di mio padre mi raggiunge e, delicatamente, mi riporta davanti alla villa.
Mio padre sta già scendendo la scalinata e stringe con decisione la mano dell'uomo, che da vicino mette i brividi. I suoi occhi sono neri come il carbone e non traspare assolutamente nulla. I lineamenti del suo viso sono duri e la postura rigida e pronta ad ogni evenienza. Si può scorgere benissimo la forma della pistola da sotto il tessuto costoso della giacca ed il sorriso falso e diffidente che rivolge a mio padre non lascia assolutamente nulla all'immaginazione.
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Uniti dal destino (Mafia romance)
RomanceNon importa quanto tu, a fondo, possa scavare. Non importa quanto tu creda di conoscere una persona. Non importa cosa tu saresti disposto a fare per lei. Perché più scavi e più scopri cose che non vorresti mai aver trovato. Più scavi e più capisci...