9) Morti e sangue

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"Ti adatti, Sole, proprio come abbiamo fatto tutti."
Queste parole mi ronzano in testa da esattamente ieri sera, ossia da quando ho parlato con mia mamma.
Perché dovrei adattarmi? Perché dovrei accontentarmi?
Io non voglio farlo e forse è l'ingenuità della giovinezza a parlare per me, ma davvero desidero essere felice. È forse troppo da chiedere? È forse troppo egoista come pretesa? Sono cresciuta con favole che parlano di bellissime principesse che trovano l'amore, di coraggiosi principi che lottano per le loro dame e per il loro lieto fine. Perché io non posso farlo? Cosa c'è di diverso tra me e loro?

Sbuffo e finisco di scrivere la mia lettera di addio. Non ho cambiato idea, questa notte scapperò. E lo farò con tutta la fierezza e la spensieratezza di un futuro migliore. Forse è da codardi, addirittura da deboli, ma cosa c'è di più coraggioso che battersi per la propria felicità? Trovo più coraggioso il mio gesto, che il fatto di piegarsi al volere della famiglia e di sposare l'uomo che viene scelto contro la propria volontà.
E lo so, è da incoerenti dirlo adesso, io stavo per fare la stessa fine, ma l'assassinio di quello che doveva essere il mio sposo mi ha svegliata, mi ha fatto capire che la vita mi abbia dato una seconda possibilità ed io non la sprecherò in questo modo.
Stanotte mi lascerò tutto alle spalle, ricomincerò una nuova vita e non sarà facile. Forse, a volte, rimpiangerò addirittura le mie scelte, ma sono certa di star facendo tutto ciò per un motivo. E questo motivo mi ringrazierà nel momento in cui, un giorno, potrò guardarmi alle spalle soddisfatta e brindare al mio successo. Magari con un marito amorevole e magari in un'isola tropicale tutta nostra.

Sorrido per i miei stessi pensieri e chiudo la busta, sistemando la lettera sopra alla scrivania. Mando un veloce messaggio a Naomi, ovviamente in codice per non dare nessuna informazione a mio padre nel momento in cui farà rintracciare i nostri telefoni, e poi tolgo la sim, rompendola e buttandola nel water del mio bagno privato.
Questo posto è una fortezza, ci sono guardie ovunque, ma esistono dei punti ciechi creati a posta per i membri della mia famiglia, studiati per agevolare le fughe in caso di pericolo. E saranno proprio questi che utilizzeremo, per uscire dalla proprietà.
Esco dalla mia stanza a passo felpato e mi dirigo verso la piccola botola che conduce ai passaggi sotterranei, stando attenta a non farmi inquadrare dalle telecamere di sicurezza. Mi intrufolo dentro come una piccola ladra e mi incammino a passo svelto fino al punto d'incontro che ho accordato insieme a mia cugina.

Mi siedo a terra, appoggiando la schiena sul muro in cemento freddo, e controllo nuovamente di aver preso tutto.
I soldi in contanti e la piccola pistola, sottratti questa notte dalla cassetta di sicurezza, giacciono nella borsa, insieme a qualche abito e a qualche foto ricordo.
Ieri è stato difficile salutare mio fratello, mi vengono ancora le lacrime se penso al modo in cui lo abbia stretto. Ovviamente non ho potuto dirgli nulla, sarebbe stato troppo rischioso, ma ho avuto il presentimento che, sveglio come sia, abbia intuito qualcosa e che, anche se sapeva benissimo quanto questa cosa avrebbe fatto infuriare nostro padre, mi abbia dato la sua benedizione.
Nicholas sta crescendo e lo sta facendo seguendo la copia di mio padre, eppure questo non è bastato ad uccidere la sua bontà d'animo e la sua dolcezza. E forse, tutto ciò, mi fa sprerare che, un giorno, sarà un uomo buono e gentile...sempre un capo e sempre con il polso duro, ma senza cattiveria e senza perfidia.

-Sole!-
Sussulto e mi giro in direzione di Naomi, che mi sta correndo incontro.
-Shhh!- la riprendo, spaventata che qualcuno possa sentirci e dare l'allarme. -È un miracolo che ancora nessuno si sia accorto della nostra fuga, cerchiamo di non farci beccare ancora prima di uscire dalla villa.-
Lei annuisce e si zittisce, riprendendo fiato e guardando la mia piccola sacca.
-Ti sei portata solo quelle cose lì?- chiede scettica, mentre riprendiamo a camminare.
Le lancio un'occhiata da sopra la spalla. -Sì, non mi potevo permettere di avere rallentamenti. E dovevi farlo pure tu!- dico, indicandole la borsa strapiena che si sta trascinando addosso.

Uniti dal destino (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora