33) Tuffo nel passato

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~BLAKE~

-Miller mi ha sbattuto il telefono in faccia.- sussurro scioccato, spegnendo il telefono e riponendolo nella tasca.
Lucas si stringe nelle spalle. -Ultimamente è fuso. Poverino, sarà la vecchiaia. Deve essere davvero brutto diventar vecchi.-
-Non è un buon motivo per sbattere il telefono in faccia al proprio capo.- borbotto.
-L'importante è che Sole stia bene.-
-Sì, ha detto che è lì e che gli sta pure rompendo le palle.- ridacchio, rigirandomi la chiavetta tra le dita.
Sorride. -Quella ragazza è speciale.-
Corrugo la fronte. -Hey! Fatti bastare la cugina, eh!- dico con tono scherzoso, ma non troppo.

-Coglione. Sono innamorato di Naomi e mi sta pure per rendere padre, non la cambierei per nessuna al mondo, ma Sole ha un qualcosa di speciale che nessuno ha.- si spiega meglio.
-Lo so, sarei perso senza di lei.-
Restiamo qualche secondo in silenzio. -Allora? Cosa pensi di fare con quella?- domanda poi, indicando l'oggetto che tengo in mano.
Sospiro. -Dobbiamo trovare Judy. Se non è stato Miller ad avvisarla, allora chi è stato?-
-E se non fosse stata una persona? Se stesse tenendo sotto osservazione anche tutti i computer di Antony?-
Lo guardo. -Dobbiamo tornare a casa di Miller. C'è qualcosa che ci sfugge. Che motivo avrebbe Judy di fare tutto questo?-

Usciamo dall'edificio e saliamo nuovamente in macchina. Il tragitto è silenzioso, entrambi siamo persi nei nostri stessi pensieri, e quando arriviamo notiamo le luci accese ed il portone principale spalancato.
Entro immediatamente nel panico e mi giro con occhi sgranati in direzione del mio braccio destro. Il perimetro della villa non è delineato dalle guardie e, non appena mettiamo piede dentro casa, un orribile presentimento si impossessa del mio corpo.
-Giselle?-
Nessuno mi risponde, l'abitazione sembra vuota.
-Soleil?-
Niente.

Mi ammutolisco e faccio segno a Lucas. Estraiamo le pistole e ci appiattiamo alla parete, sporgendoci appena per riuscire a vedere il salone.
-Vai.- mimo con le labbra.
Irrompiamo nel soggiorno e per poco non mi cade l'arma dalle mani nel momento in cui il corpo di Miller mi si presenta davanti.
-No.- sussurro, cadendo in ginocchio al suo fianco. -No, no, no.- I suoi occhi ancora spalancati, un grido muto nelle pupille spente, sembra aver visto qualcosa che lo abbia sconvolto.

-Blake.- Lucas mi chiama, ma io non riesco a fare altro che rimanere immobile accanto all'uomo che ritenevo essere come un padre. Gli chiudo le palpebre e cerco di bloccare il profondo senso di vuoto che mi si sta diffondendo nel petto. Miller non è mai stato l'emblema dell'affetto, ma mi ha cresciuto come un figlio ed è sempre stato pronto ad aiutarmi in tutte le situazioni di pericolo o sconforto.
-Blake, dobbiamo andare. Mi dispiace tanto per Miller, davvero, ma dobbiamo trovare Soleil.-
Al sentir pronunciare il nome della mia principessa, schizzo in piedi e mi asciugo le guance leggermente umide. Non piango mai per nessuno e di certo non voglio iniziare adesso, ma non sono nemmeno abituato a provare questo senso di impotenza e di colpa. È causa mia se lui sia morto, mia e di tutti i miei problemi del cazzo.

-Blake.-
-Sì.- cerco di recuperare i pezzi rotti e li rimetto insieme. Soleil ha bisogno di me, lei è più importante del mio povero cuore spezzato che, per giunta, non sapevo nemmeno di avere.
Mi riprendo e mi riconcentro.
-Qua non c'è.- dice Lucas dopo aver fatto un veloce giro della casa.
-Me l'hanno portata via.- l'ennesimo colpo s'infrange sul mio petto. -Alla fine ce l'hanno fatta, l'hanno presa.- e questa volta è impossibile bloccare la lacrima, che scende indisturbata a bagnarmi la guancia.
-Hey..la troveremo, ok?- mi appoggia una mano sulla spalla, ma fa tanto male. Troppo.
-Mio padre aveva ragione. Ha avuto ragione per tutto questo tempo: l'amore è un punto debole ed io so per certo che, da questa storia, ne uscirò distrutto.-
-Blake, non puoi abbatterti in questo modo. Non è da te. Cosa ti succede?-
-Succede che lei non ci sia più! Succede che mi senta rotto, come se qualcuno avesse giocato con me fin dall'inizio, come se si fossero presi gioco di me con il solo intento di uccidermi e ce l'abbiano fatta. Io non vivo senza di lei, Lucas, non ce la faccio. Lei è tutto quello che mi sia rimasto, lei è tutto quello che rimane del Blake bambino con ancora dei sogni e delle prospettive. Le ho dato tutto quello che mi rimaneva, le ho affidati i pezzi rotti di un cuore rotto che ha sofferto fin troppo e che, finalmente, sperava di poter tornare a vedere la luce. E me la hanno portata via, Lucas.- cado nuovamente in ginocchio, forse, questa volta, realizzando il fatto che veramente Sole non sia qui e che sia nelle mani di una pazza isterica.

Uniti dal destino (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora