2 - What was I made for?

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CALITHEA

Raggiungere il tavolo riservato alla mia famiglia non è mai stato più consolatorio e confortante.

Solitamente, tendo a stare il più lontano possibile dai miei genitori durante simili eventi, con lo scopo di evitare incontri e domande del tipo 'e il fidanzatino dove lo hai lasciato?'.

Ma adesso, avendo appurato del loro ritorno, è tutto diverso.

Quando mi siedo al mio posto noto lo sguardo della mamma perso nel vuoto. Il suo respiro è accelerato e le sue dita picchiettano ripetutamente sul tovagliolo che tiene poggiato sulle gambe.

<<Amanda, bevi un sorso d'acqua.>> Papà le riempie un bicchiere.

Mi volto dall'altra parte e Nolan non mi sembra essere molto in sé: stringe i pugni così forte che le nocche gli diventano bianche e tiene gli occhi puntati verso una direzione ben precisa.

Il tavolo dei Myers.

Seguo il suo sguardo, ma me ne pento subito dopo, quando becco due occhi verdi intenti a fissarmi.

Aleck è seduto in una posizione svogliata e una freddezza disarmante. Tiene il braccio poggiato sullo schienale della sedia su cui è seduta sua sorella, che scrive con qualcuno al cellulare, e non la smette di scrutarmi con durezza.

Mi sento nuda sotto il suo sguardo e, per qualche assurdo motivo, in soggezione.

Cosa vuole da me?

Perché mi sta guardando come volesse uccidermi?

Aleck mantiene il contatto visivo anche quando si porta alle labbra un calice di vino rosso e ne beve rapidamente una grande sorsata.

Ingoio un groppo di saliva quando l'angolo delle sue labbra si inclina verso l'alto in un ghigno.

Ha capito di incutermi timore e ne è soddisfatto.

Di sottecchi vedo il capo di Nolan girarsi di scatto, come se si fosse appena reso conto che i due smeraldi che stava sfidando erano in realtà puntati su di me.

Calo la testa facendo finta di niente e sorridendo al cameriere che mi pone davanti la prima portata di una cena gourmet.

Per il resto della serata provo a non darci importanza, ma il pensiero della pistola, sommato allo sguardo omicida che mi ha riservato, mi buca lo stomaco.

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<<Nolan, puoi almeno rispondermi?>>

Rincorro mio fratello lungo il vialetto di casa, tentando di non inciampare sui miei passi per reggere il suo passo spedito.

<<Perché aveva una pistola, Nolan? Vuol dire che è tutto vero, allora. Sono dei criminali? Clandestini? Spacciatori? Chi cazzo sono i Myers?!>>

<<Calithea Elizabeth, smettila di dire parolacce!>> tuona la mamma chiudendo la porta di casa.

Mi tolgo i tacchi all'entrata, per poter indossare un paio di ciabatte comode e donare ai miei piedi un minimo di sollievo.

Ocean Inside MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora