20 - A broken heart it's all that felt

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NOLAN

Non riesco a non pensarci.

E' da giorni che non faccio altro che ripercorrere il ricordo di giovedì scorso, quando Sandy mi ha cacciato da casa sua con le lacrime agli occhi.

Da tempo non riesco più a sentire quel piacere che mi inebriava ogni qual volta avevo una ragazza ai miei piedi, a pregarmi di accettare un loro invito a uscire, consapevoli che avrei ceduto con poco.

Ma non è più così.

Cedo, ma con la testa mi trovo da tutt'altra parte.

Dire a mio padre che Sandy ha definitivamente troncato ogni speranza di riprendere l'accordo è stata dura, specie perché adesso non abbiamo modo di sapere in anticipo i possibili spostamenti di Calithea.

Avrei dovuto capire prima che la bionda non era la persona giusta per un lavoro del genere. Precisamente, dal momento in cui ho beccato lei e mia sorella al Hole.

Quella volta Sandy non mi disse nulla nonostante sapesse che mi avrebbe trovato lì.

Il giorno dopo l'ho costretta a dirmi tutto per filo e per segno e lei lo ha fatto, mostrandomi una mente esausta dal dover tenere in piedi l'accordo e non voler tradire la fiducia della sua migliore amica.

Avrei dovuto soffermarmici di più sulla stanchezza che si rispecchiava sul suo volto, ma non l'ho fatto e ho continuato a prosciugarla di informazioni e pretese.

All'inizio non mi importava niente del perché avesse accettato la mia proposta, a cosa le sarebbero serviti i soldi e per quale assurdo motivo, nonostante i sensi di colpa, continuasse.

Ora le cose sono un po' cambiate.

Non ho mentito quando le ho detto che non sono il ragazzo giusto per lei.

La sua reazione spazientita e offesa me la sono meritata.

Ero pronto a dirle tutta la verità. Lo avrei fatto sul serio.

Mi sarei messo a nudo davanti a lei e, per la prima volta, non letteralmente.

Ero disposto a farlo, a scavarmi la fossa da solo e rischiare di perdere tutto quello che prova per me.

Perdere l'unica persona che riesce a guardarmi negli occhi nel suo modo, quello genuino e sincero.

Sono sicuro che, se solo non mi avesse impedito di parlare, avrebbe cambiato opinione su di me.

Papà mi ha affidato un lavoro da svolgere e, chiuso nella mia stanza, leggo le nuove condizioni di alcuni sponsor dell'azienda archiviando quelle meno convenienti e rileggendo le altre.

È il compito più stupido che potesse darmi, speravo in un incarico di maggiore importanza, ma dopo il mio fallimento con Sandy...

Il cellulare squilla di fianco al mouse del mio computer.

Parli del diavolo...

Rispondo subito.

Il primo pensiero che si fa strada nella mia mente è quello di dover sentire di nuovo il fastidioso rumore di un suo pianto.

Solitamente è così che andavano le nostre telefonate, prima che tutto finisse: lei si sfogava, che fosse per il suo stupido fidanzato o per le botte che prendeva dalla madre, ed io riuscivo a consolarla in un niente.

Bastava una delle mie battute o, a volte, del bello e sano sesso telefonico.

<<Pronto?>>

<<Nolan...>> la sua voce mi arriva flebile e bassa, in un tono appena percettibile.

Non è incrinata, né tantomeno risulta essere scossa alle mie orecchie.

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