38 - Don't wanna feel another touch

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CALITHEA

Ridurre le mie emozioni attuali affermando che vorrei sparire dalla faccia della Terra e dormire in un letargo perenne senza risvegliarmi sarebbe fin troppo riduttivo.

Colton se n'è appena andato e io sono appena entrata nella mia camera da letto, mi ci sono chiusa dentro poggiandomi contro la porta in un sospiro colmo di nervosismo. Tutto questo è avvenuto in soli due minuti. Precisamente, quelli successivi all'aver spinto Colton via da me per esternargli le mie vere intenzioni.

Non sono stata capace nemmeno di dire una singola parola che ha fatto tutto di sua iniziativa: si è scusato per quel gesto avventato e sconvolgente, è salito in macchina e si è allontanato da me sgommando sulla strada, dandomi la buonanotte.

Cammino avanti e indietro per la stanza massaggiandomi il cuoio capelluto e strizzando gli occhi. Contraggo i muscoli in un'espressione di disgusto al ricordo della sensazione che le sue labbra sulle mie mi hanno provocato. Vorrei non averla mai vissuta.

Ora non mi resta che attendere il suo arrivo.

So che sta venendo qui.

So che tra non molto entrerà dalla finestra.

Infatti, passano si e no trenta secondi prima che Aleck sbuchi da questa. Il suo sguardo è tanto furente quanto gelido, ma non ne rimango per niente stupita. Gli avevo assicurato che non sarebbe successo nulla, ma così non è stato. 

Niente di quello che è accaduto è stato dipeso da me. Mi preoccupa realizzare che anche Aleck lo sappia.

<<Non so come sia potuto succedere.>> inizio con il respiro pesante dallo shock che Colton mi ha lasciato. <<Stava andando tutto bene e la serata stava per finire, p-poi lui...>> continuo a blaterale, poi mi convinco a fermarmi.

Non so neanche più cosa dire.

Usufruisco di pochi attimi per capire che Aleck non mi sta minimamente ascoltando, tutta la sua attenzione è rivolta altrove nonostante i suoi occhi mi stiano forando la pelle.

<<Te l'avevo detto, Calithea: se avesse osato toccarti->>

<<Non fare niente, Aleck, ti prego.>> parto di quinta verso di lui, spinta da come sta stringendo i denti.

Contrae la mascella quando mi pongo dinanzi al suo volto, evita le stesse iridi che prima sembrava voler guardare in continuazione.
Cambia atteggiamento tutto d'un fiato, rattristendomi.

<<Aleck.>>

<<Ti piace?>>

Inarco le sopracciglia presa alla sprovvista. <<C-Che cosa?>>

<<Lui ti piace?>>

<<No! Assolutamente no! Ew, che schifo!>> sbotto in un'espressione disgustata. <<È un assassino quello!>>

E un criminale, un bugiardo, un approfittatore, un pusher. Anche un attore incredibilmente bravo.

Come potrebbe mai piacermi lui quando davanti ho- Oh mio dio, che diavolo stai dicendo, Calithea?! Riprenditi!

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