46 - I still love you, I promise

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NOLAN

3 giorni prima

Il cellulare sulla mia scrivania squilla mentre sono intento a svolgere una mole di studio non indifferente in vista degli ultimi esami universitari.

Lascio che la suoneria mi infastidisca, sperando che il mittente della chiamata rinunci alla voglia di parlare con me di qualsiasi cosa, ma ciò non avviene e le mie orecchie subiscono una tortura lenta e duratura di cinque minuti buoni.

Sbuffando, poso la matita con la quale stavo sottolineando i concetti più importanti e rispondo.

<<Pronto?>>

<<Che bello risentire la tua voce, Cooper.>>

Un tono freddo si insinua nelle mie ossa, stordendomi per questione di attimi. Mi metto in piedi senza un apparente movito, ma con solo l'incredulità a incorniciarmi il viso.

Il respiro mi si blocca nella trachea.

<<Josh...>> sussurro, incredulo.

<<Vedo che non ti sei dimenticato di me.>> ridacchia, gelandomi. <<Ti farà piacere sapere che nemmeno io mi sono dimenticato di te, tantomeno del bel servizio che mi ha rifilato la tua sorellina. Ha una buona mira per essere inesperta, devo ammetterlo, ma dovrebbe lavorarci un po' su.>>

Le mie dita iniziano a tremare. Le stringo in un pugno per poter sfogare la tensione. <<Harris, sia chiaro, se le torci anche solo un capello->>

<<Quanto sei precipitoso, Cooper. Mi verrebbe da spararti pur di zittirti.>>

<<Fai quel che cazzo ti pare con me, ma lascia stare lei. Si è solamente difesa.>>

<<Tua sorella mi ha sparato! Per poco non ci morivo su quella merda di pavimento, Nolan!>> sbotta innervosito.

<<Avresti dovuto pensarci prima di rapirla, idiota! Pensavi che sarebbe stata ferma, a farti fare qualsiasi cosa tu avevi in programma?!>> esplodo a mia volta, in un turbine di fastidio e rabbia.

<<Sì! Se fosse stata zitta e buona, avrei finito in fretta e non ci sarebbero state ripercussioni di questo tipo!>>

Il suo nervosismo mi tange in maniera singolare, specie se accompagnato da tali affermazioni che mi fanno riflettere più del dovuto. <<Avresti finito cosa, Harris?>>

<<Eh?>> tossisce.

<<Hai detto che avresti finito in fretta.>> sibilo a denti stretti. <<Finito che cosa?!>>

Per qualche minuto alle mie orecchie non arriva altro che un silenzio asfissiante. Poi, sorprendendomi, la chiamata si chiude improvvisamente.

Nessuna ulteriore minaccia, nessun tono autoritario o avvertenza spudorata. Niente di niente. Solo un bip continuo che mi indica il termine di una conversazione capace di formare punti interrogativi nella mia testa.

Lancio il cellulare contro il letto e mi siedo sulla sedia della scrivania con le mani tra i capelli, stringendo le ciocche tanto quanto basta per provocarmi un ansimo di dolore.

Che cosa... Finito che cosa?

Che cazzo voleva farle? Perché non ero lì con lei, per aiutarla e salvarla da un mostro del genere?

Perché Aleck c'era ed io no?

Il fallimento mi attanaglia la mente nella sua forma più difficile da digerire. Fallire nello studio, fallire nello sport, o anche in una relazione amorosa non ha lo stesso valore di fallire come fratello.

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