CALITHEA
7 anni prima
Primo giorno di scuola in una nuova città. Dire che sento l'ansia scorrermi nelle vene è dire poco.
Ho solo dieci anni, sto per compierne undici, ma so quanto i bambini possano essere cattivi.
Non mi toglierò mai dalla testa le sedie ricoperte di colla sulle quali mi facevano sedere con forza, gli scarabocchi alla lavagna con il mio nome associato agli aggettivi più spregevoli, i professori che facevano finta di niente perché "sono solamente dei bambini".
Il pensiero che tutto questo possa ripetersi qui, a Boston, mi blocca il respiro e mi spinge con le ginocchia al suolo.
Osservo l'entrata della scuola media di DownTown, dovrò iniziare il primo anno con due mesi di ritardo rispetto agli altri studenti, concretizzando un punto di partenza già drastico.
Gli altri bambini avranno già fatto amicizia, deciso il loro compagno di banco e scambiato i numeri di telefono.
Io sarò là nuova arrivata. E tutti sanno che la nuova arrivata non è mai ben accetta.
Vicky, la nuova domestica di mamma e papà, mi istiga ad entrare nell'istituto con una piccola spinta sulla schiena e un sorriso cordiale in viso.
Non la conosco. Non so niente di lei, ma non sembra cattiva.
Non so perché un adulto sia così gentile, quando neanche i bambini lo sono.
E se volesse farmi del male di nascosto?
<<Forza, Calithea. La prima ora è già iniziata da dieci minuti.>>
Ecco l'ultima cosa che avevo bisogno di sentirmi dire...
Con la paura che possa dirmi altre parole scomode e non volute, avanzo verso la scuola media con uno zainetto rosa sulle spalle che è quasi più grande di me.
La mamma lo ha riempito di quaderni, colori e un pranzo a sacco preparato dalla domestica.
Non è pesante, ma ho paura che possano prendermi in giro per quanto sia grande.
Percorro i corridoi di una scuola che non ho mai visto prima d'ora, ricordando le indicazioni di Vicky su quali classi devo frequentare oggi. Arrivo davanti a quella di inglese, trovando la porta chiusa.
Il mio pugnetto batte su di essa con incertezza, ma prima di farlo conto fino a dieci.
No, troppo poco. Meglio contare fino a venti.
La porta si apre e la figura di una donna, che si erge su dei tacchetti dal taglio vintage e con degli occhiali tondi sul naso, mi sorride sorniona.
<<Tu sei la nuova studentessa, giusto? Bambini, oggi si unirà a noi una californiana! Vuoi presentarti, tesoro?>>
Nego con la testa il più veloce con posso.
E se sbagliassi a parlare?
E se mi venisse il singhiozzo mentre mi racconto?
E se li vedessi ridere sotto i baffi della mia pelle abbronzata e i miei capelli rossi?
La professoressa non sembra stupirsi della mia mancata voglia di parlare e mi permette di sedermi all'unico banco libero.
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Ocean Inside Me
Teen Fiction"𝑀𝑖 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑖 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑒𝑠𝑡𝑎: 𝑑𝑎 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜, 𝑖𝑛 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑜𝑛𝑑𝑒 𝑛𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖" ; I Myers sono la famiglia p...